Sui vini esportati nessun controllo? di Piero Cerati

Sui vini esportati nessun controllo? Sui vini esportati nessun controllo? Il linguaggio degli uomini politici è piuttosto oscuro, ma questa volta crediamo di non sbagliare interpretando le parole del ministro per il Commercio con l'estero; vorremmo sbagliare, perché esse suonano beffa per i vitivinicoltori italiani, ma purtroppo, dura lex, sed /ex: i vini italiani nei Paesi della Comunità Europea hanno libera circolazione buoni o cattivi che siano, nessuna norma tutela il commerciante o il produttore onesto dai trafficanti disonesti, nessun organismo controlla la qualità o la tipicità del vino italiano immesso sul mercato estero. Perché stupirsi allora se nel supermercati e nei negozi europei compaiono strane etichette in linguaggio italiota, nomi stravolti, dizioni usurpate (come « Asti » per 10 spumante), diciture che non corrispondono al prodotto cui si riferiscono? Unica condizione per poter raggiungere le piazze comunitarie senza temere la repressione frodi e gli altri organi di tutela (ma quali?) è l'esportazione in bottiglia. In bottiglia si esporta tutto, sotto l'etichetta di vino. Tutto ciò sembra assurdo, eppure lo si evince dalla risposta che il ministro per il Commercio con l'estero ha dato all'on. Raffaele Costa, di Mondovi (Cuneo), 11 quale rilevava come da indagini accurate svolte da tecnici - notevoli partite di Asti spumante d.o.c. vendute all'estero e particolarmente In Germania presentino caratteristiche tali (per prezzo e qualili) da far ritenere trattarsi di merce scadente se non addirittura contrai/atta ». Ecco i passi salienti della risposta ministeriale: ■ Non esistendo una legislazione nazionale che sottoponga al controllo qualitativo tutti I vini esportati, tale compito viene svolto dall'Ice (Istituto commercio con l'estero] nell'ambito della normativa sul marchio nazionale, generalmente per i soli vini (anche doc) esportati verso I Paesi del Nord America. Esistono Invece numerose norme di legislazione sia Interna che comunitaria che disciplinano aspetti particolari... della commercializzazione (es. legislazione sanitaria) che naturalmente sono applicabili sia ai vini consumati sul mercato interno che al vini destinati all'esportazione ». Chi fa rispettare queste norme sui vini italiani all'estero? A quanto pare nessuno, se II ministro non ne fa cenno. Quanto al caso degli « spumantelli » Importati In Germania, per i vini in bottiglia non è necessario nemmeno II documento d'accompaqnamento rilasciato da parte degli organismi abilitati. E' Inutile accusare l'Ice, che .ha soltanto compiti di promozione commerciale non di controllo e tutela. L'unico sìnora a battersi contro II vino fasullo Italiano all'estero è stato Francesco Bernasconi, privato cittadino, che ha perso e vinto processi contro (da solo, senza alcun aiuto) grandi e misteriose industrie vinicole straniere (produttrici di bottiglie con vino italiano). Gli organi governativi latitano, anzi non esistono. E allora? Allora occorre che i consorzi, come quello dell'Asti spumante, vengano riconosciuti dal Ministero e abbiano la possibilità di agire per controllare quali vini italiani sono in commercio all'estero e per tutelare la qualità originaria del prodotto. Devono avere la possibilità di prelevare campioni di vino e, se non risultano identici alle caratteristiche in etichetta, devono aver il diritto e il dovere di denunciare commercianti e produttori disonesti per frode in commercio. Il Consorzio rappresenta una comunità (agricola, industriale e commerciale), deve ottener figura giuridica per poter intervenire e difendersi: deve poter denunciare alla magistratura e alla repressione frodi chi danneggia gli onesti e contamina, distorcendo l'immagine del vino italiano, i mercati esteri. Piero Cerati

Persone citate: Francesco Bernasconi, Raffaele Costa

Luoghi citati: Asti, Germania, Nord America