Disertata da oltre duecento vescovi l'apertura del convegno della Chiesa

Disertata da oltre duecento vescovi l'apertura del convegno della Chiesa Un'assenza che solleverà polemiche nel mondo cattolico Disertata da oltre duecento vescovi l'apertura del convegno della Chiesa Poco più di cento i presuli presenti sui 312 sparsi in tutta la Penisola - Spiegazione ufficiale: le festività dei Santi e dei Morti li trattengono nelle loro diocesi - Perplessità o contestazione? Roma, 30 ottobre. Poco più di cento vescovi (tra i quali il card. Pellegrino, arcivescovo di Torino), sui 312 sparsi dovunque nella Penisola, hanno partecipato, stasera, all'apertura del grande convegno della Chiesa italiana che sino al 4 novembre s'in terroga su «Evangelizzazione e promozione umana». Questo assenteismo episcopale è il dato di cronaca che s'impone nella cerimonia svoltasi nell'auditorium della Tecnica dell'Ex r e che prevale persino sullu stimolante prolusione del card. Antonio Poma e sulle inquietanti sintesi dei problemi emersi nel triennale dibattito preparatorio, presentate ai 1300 delegati (900 laici, 300 preti, suore e religiosi) da mons. Giovanni Nervo, dalla professoressa Paola Gaiotti, dal prof. Achille Ardigò (ideologo della de). La spiegazione ufficiale di così massicce assenze è che due terzi dei vescovi si sono trattenuti nelle rispettive dio-cesi per l'imminenza della ìe- 1 novembrine. sta dei Santi e della ricorrenza dei Morti. « Verranno nei prossimi giorni », ha preannunciato con fiducia il portavoce dell'episcopato, don Ceriotti. Resta il fatto che un convegno ecclesiale senia precedenti nei secoli, e nel quale si tenta di tracciare la rotta per i prossimi 10 anni, è un richiamo ben più pressante delle consuetudini liturgiche dei primi di novembre. Senza trarre conclusioni, per ora indebite, da questa nuova forma di assenteismo, gli osservatori si domandano se esso non dipenda dalle perplessità, attribuite a molti vescovi, che il Convegno possa essere utilizzato all'interno e all'esterno della Chiesa o dall'aperta ostilità di altri presuli a questa iniziativa di partecipazione dal basso. La risposta verrà nei prossimi giorni, ma sarebbe poco chiarificatrice se gli assenti di oggi si facessero vivi solo negli ultimi due giorni dopo aver celebrato in diocesi le liturgie I punti di contrasto, malgrado la selezione dei partecipanti e l'esclusione del dissenso cattolico, sono molti, ma si concentrano sull'idea della liberazione umana. Il cardinale Poma, ad evitare deviazioni ideologiche che si ebbero nel Convegno sui «mali» di Roma (febbraio '74), ha subito fissato i binari del dibattito. Primo: esigenza per la Chiesa italiana di essere « unita e solidale », mentre è « ferita dalla Chiesa chiamata alternativa». Secondo: la Chiesa vuole la promozione umana, è « aperta a cogliere i germi di verità » presenti nei progetti anche marxisti, ma sempre per portare lo « specifico cristiano » e nella visuale che l'uomo non si libera se non in Cristo: « La Chiesa deve immergersi nella storia, senza tuttavia lasciarsene imprigionare... ». Sono seguiti i « flash problematici » della triplice relazione introduttiva. Molto concreta e coraggiosa, quella di mons. Nervo che si è occupato delle lacune cattoliche verso gli emarginati d'ogni genere: poveri, malati, handicappati, carcerati, anziani, operai («Il vocabolario marxista — ha detto — usa un solo termine: il sottoproletariato. Anche il Vangelo usa un termine solo: i poveri »). Sintetizzando le indagini diocesane, il relatore ha de¬ nunciato con chiarezza che solo una decina di Chiese locali sono «attente ai dimenticati», mentre nel complesso « i poveri non sembrano occupare una priorità nella riflessione delle Chiese locali ». « L'attenzione preferenziale ai poveri — dicono alcuni documenti diocesani — è a parole, non con i fatti... I poveri non si sentono a casa loro nella Chiesa ». Poco sentita è anche la preminenza da dare al Mezzogiorno, alle parrocchie di montagna, agli immigrati interni. Rilevati i diversi punti di vista emersi dall'indagine tra coloro che vedono i cristiani impegnati politicamente in maniera unitaria e coloro che affermano la necessità di scelte pluralistiche, il prof. Ardigò, ha detto che su tali aspetti del rapporto fede-po- litica appaiono emergere due considerazioni: « La prima — egli ha detto — è di coloro che, pur deplorando i cattivi esempi di personale condotta di singoli esponenti o i limiti e gli errori di struttura del partito della de riconoscono, nel rispetto della laicità della politica, a quel partito di continuare ad assolvere una funzione storica preminente in difesa delle libertà democratiche e di alcuni valori irrinunciabili per il cristiano ». La seconda linea di considerazione — ha proseguito Ardigò — è «di coloro che, in minor numero, accentuano nelle opere e nei movimenti politici e sindacali la piena legittimità e ragione storica del pluralismo, oltre che dell'autonomia di scelte pratiche, purché compatibili con l'uni tà entro la Chiesa ». 1. f.

Persone citate: Achille Ardigò, Antonio Poma, Ardigò, Ceriotti, Giovanni Nervo, Nervo, Paola Gaiotti, Poma

Luoghi citati: Roma, Torino