Processo Fiat I sindacalisti non deporranno di Clemente Granata

Processo Fiat I sindacalisti non deporranno Respinte le testimonianze Processo Fiat I sindacalisti non deporranno (Dal nostro inviato speciale! Napoli, 28 ottobre. I dirigenti torinesi della Fiom e della Firn non potranno essere sentiti come testimoni nel processo per le «schedature» Fiat. Lo ha stabilito con ordinanza il tribunale nella quinta udienza di oggi. I giudici accogliendo le argomentazioni della difesa e dello stesso pubblico ministero, hanno escluso che le deposizioni dei sindacalisti siano collegate in modo diretto con i fatti del dibattimento. Eventuali, più ampie rivendicazioni della parte civile potranno anche essere fatte valere, ma in termini e sedi diversi. La richiesta di ascoltare i testi e precisamente Garavini, Pugno, Surdo, Tridente e Longo più un gruppo di attivisti licenziati «per rappresaglia» dall'azienda era stata fatta dalla parte civile la settimana scorsa. Essi avrebbero dovuto riferire sulle «difficoltà, sulle azioni d'impedimento e di preclusione all'esercizio delle attività sindacali e sugli ingiustificati provvedimenti » adottati nei confronti di alcuni di loro. Alla lista è stato aggiunto stamane il nome di Corrado Ferro attuale dirigente della Uilm e, per un certo periodo, membro della commissione interna della Fiat. C'era materia sufficiente perché la difesa desse battaglia. E la battaglia è giunta puntuale stamane. Hanno parlato gli avvocati Gatti, De Luca, Delgrosso e Reale. L'opposizione all'ammissibilità delle testimonianze, si è sviluppata lungo queste u;iettri- ci: 1) ritardo della richiesta; 2) non pertinenza delle deposizioni; 3) i fatti che formano oggetto delle testimonianze sono avvenuti in un periodo di tempo diverso da quello preso in considerazione dal processo. Sul primo punto (ritardo) gli avvocati hanno osservato che le liste testimoniali vanno depositate in cancelleria almeno 3 giorni prima dell'inizio del dibattimento, mentre la parte civile si è fatta viva a dibattimento già avviato. Il secondo punto (la pertinenza) ha richiesto un'analisi del valore e dei limiti della prova. Citando Corderò, Florian, Leone, facendo appello a indirizzi giurisprudenziali, i difensori hanno affermato che «la prova deve avere una stretta adesione al processo», altrimenti si rischia di debordare, di provocare «l'anarchia probatoria con grave pregiudizio dei principi di economia processuale» e della stessa equità del giudizio «perché c'è il rischio di pronunciare sentenze aberranti». I binari del processo — è stato sottolineato a questo proposito — sono stati indicati «in modo cristallino» dal giudice istruttore e sono la rivelazione del segreto d'ufficio e la corruzione. I testi invece vogliono parlare di maltrattamenti, licenziamenti e altri fatti estranei all'oggetto della causa. Siamo, cioè, «fuori dell'area della contestazione». Ne deriva che neppure il tribunale, surrogandosi alla parte civile, può chiamare d'ufficio a deporre questi testi. Se poi, hanno aggiunto i legali, si vogliono convocare i dirigenti della Fiom e della Firn per provare il danno che il sindacato ha subito dalle schedature, ebbene questa è una convocazione inutile poiché il tribunale nell'ordinanza in cui ha ammesso la parte civile, ha riconosciuto che essa può aver subito un danno non patrimoniale. A che cosa serve pertanto la testimonianza se riguarda un elemento già acquisito? II terzo punto (la sfasatura temporale) è stato sviluppato in linea «subordinata» dall'avv. Delgrosso. Egli ha ricordato che dall'ordinanza con cui il tribunale ha consentito l'ingresso alla parte civile, si desume questo elemento: la lesione del diritto e il danno immediato del sindacato derivano dall'acquisizione illegittima delle informazioni sul conto di gente in attesa di essere assunta alla Fiat. L'illegittimità però parte dal 27 maggio 1970, data dell'entrata in vigore dello Statuto dei lavoratori. Ebbene — ha sottolineato il legale — i fatti che ì testimoni vorrebbero provare (licenziamenti, ecc.) e i relativi danni risalgono a vent'anni prima. Conseguenza: anche sotto questo profilo la loro presenza è irrilevante. Fino a questo punto siamo stati nel campo delle argomentazioni strettamente giuridiche. Ad esse i difensori hanno voluto aggiungere una quarta valutazione, d'ordine «politico». Attenti — hanno detto, tanto l'avvocato Gatti, quanto gli avvocati De Luca e Delgrosso — attenti perché dietro a certe richieste c'è il proposito di trasformare il dibattimento in una sorta di comizio dove si vogliono denunciare determinate situazioni politiche e sociali. Lo si faccia pure — hanno aggiunto —, ma in altre sedi, sindacati, Parlamento, sezioni di partito. «In questo processo dobbiamo evitare di essere sopraffatti dal gusto delle ideologie, questo deve rimanere un processo con tutta la sua severità ma anche con i suoi limiti e le sue garanzie». Pure il p.m., dottor Morelli, ha affermato di essere contrario all'ammissibilità dei testi, soprattutto perché le loro deposizioni «non hanno nulla che vedere con i fatti contestati agl'imputati». Di diverso avviso la parte civile, avvocatessa Guidetti-Serra. Ha detto: «Non ho capito perché noi sindacati non potremmo concorrere alla ricerca della verità deducendo fatti i quali illustrano come siano avvenuti comportamenti che hanno violato le attività sindacali». E ha aggiunto: «Non è vero che l'illegittimità delle schedature deriva soltanto dallo Statuto dei lavoratori. Essa era già prevista prima da convenzioni internazionali ratificate dall'Italia». Il tribunale, come si è detto, ha poi dichiarato inammissibili i testi presentati dalla parte civile. In precedenza i giudici erano stati informati della morte d'un imputato, Agostino Bich, stroncato da infarto poco dopo l'udienza della settimana scorsa. Avevano quindi interrogato quattro «accertatori» Fiat, accusati di concorso in rivelazione di segreti d'ufficio. Sono Luigi Filosi, 55 anni, Vito Nettis, 54 anni, Mario Simeone, 61 anni e Bruno Bongiovanni, 50 anni. Tutti hanno escluso di aver assunto informazioni presso polizia e carabinieri. La prossima udienza dell'll novembre sarà dedicata agli agenti del Sios. Clemente Granata

Luoghi citati: Italia, Napoli, Vito Nettis