Per risolvere la crisi europea di Mario Albertini

Per risolvere la crisi europea Per risolvere la crisi europea L'opinione pubblica italiana, che sa tutto del Congresso di Genova degli omosessuali, non sa, ad esempio, che il pri ha aderito alla Federazione dei partiti democratici e liberali d'Europa (10 ottobre 1976), e che ha motivato l'affiliazione con affermazioni come questa: «L'elezione europea modificherà in modo rilevante i termini della lotta politica tanto sul piano nazionale quanto sul piano comunitario. Su questo, si apre una fase potenzialmente costituente»; e con giustificazioni come questa: «essendo chiaro che la positiva opera di un partito in sede europea si tradurrà in una maggiore autorità e influenza di esso a livello nazionale». Noi abbiamo sempre sostenuto che non si fa l'Europa senza sprigionare una lotta politica europea. Siamo stati scambiati per «teologi» o «mistici dell'Europa» perché, adoperando il sano e realistico buon senso, dicevamo che non si ottiene l'unità politica, e nemmeno il compimento di quella economia, con la sola via economica; o perché, di fronte al piano Werner, dice vamo che la moneta è europea o italiana, che non c'è niente in mezzo, e che per fa- o , i e e i o n o a a i , ie , i a re la moneta europea biso-gnava disporre di un esecuti- vo europeo adeguato. E senza mai lasciarci distrarre da al- tro, ci siamo battuti sempre e soltanto per l'intervento di-retto dei cittadini e dei parti-ti nella vita della Comunità, cioè per l'elezione europea. E con l'elezione europea succede ciò che avevamo previsto: programmi europei, partiti europei, candidature europee, l'inizio di una vita politica europea. Non è anco- ra detto che tutto andrà bene. Tutto andrà bene se i programmi europei dei partiti saranno adeguati rispetto a: 1) la natura della crisi economica, 2) la natura della crisi della Comunità. E se la stampa — che dovrebbe pur occuparsi di un fatto storico eccezionale come la nascita della vita politica europea — dibattesse questi problemi, la probabilità di giungere a buoni programmi elettorali europei sarebbe alta perché ormai, con l'elezione europea, per i partiti la buona riuscita europea è un interesse diretto. Non è in gioco solo il futu- i I ro prossimo, ma addirittura è come diceva così bene Einaudi — l'avvenire storico dell'Europa e delle sue nazio- -1 ni. Ma la stampa italiana 1 guarda dall'alto in basso il fa ! ticoso affaccendarsi degli eu j ropei, e porta avanti un solo dibattito permanente, quello | degli economisti, i quali pro1 pongono tutto meno la sola 1 cosa che può salvare l'econo ! mia e la società italiane: il ri I lancio dell'unione monetaria ! moneta debole (e può non es I sere debole la moneta di un paese come l'Italia inserita . nella quasi economia euro | pea?) un paese non può stabi- ! ed economica sulla base dell'elezione europea. Con una lire in modo autonomo i suoi obiettivi economici (l'ha scritto Fabra, non un economista italiano); e si aggiunga che con una moneta de! bole si è costretti a privilegiare gli aspetti nazionali dell'economia rispetto a quelli europei, e quindi a scegliere la via del protezionismo, dell'impoverimento e della divisione dell'Europa. Per quanti anni potremo, in Italia, sopportare il fardello della sovranità monetaria senza rendere la società italiana sempre più diversa dalle società europee, e irreversibile la divisione dell'Europa? Mario Albertini Presidente della sezione italiana del Movimento federalista Europeo

Persone citate: Einaudi, Fabra

Luoghi citati: Europa, Genova, Italia