Dall'Alfa Sud "fuga" di dirigenti I sindacati: le colpe sono al Nord di Francesco Santini

Dall'Alfa Sud "fuga" di dirigenti I sindacati: le colpe sono al Nord Si è aggravata la crisi dello stabilimento dell'Iri Dall'Alfa Sud "fuga" di dirigenti I sindacati: le colpe sono al Nord (Dal nostro inviato speciale) Napoli, 26 ottobre. D'improvviso mutano i termini del problema e per l'Alfa Sud, la grande malata del Mezzogiorno, si invertono i ruoli: sono gli operai a difendere la produzione, sono i vertici dell'azienda a peccare d'assenteismo. Né la microconflittualità è più il termometro di un disagio che viene dal basso: al contrario, investe i responsabili della direzione di Pomigliano d'Arco che finiscono col lasciare la fabbrica. C'è una fuga di dirigenti, frustrati dal supercontrollo dei quadri milanesi; c'è una reazione decisa del sindacato che chiede potere ed autonomia reale per i centri decisionali del Meridione e dice che le dimissioni del capo del personale o del direttore acquisti sono per l'Alfa Sud un colpo durissimo «e qui i colpi non finiscono mai». La crisi dell'Alfa Sud tocca proporzioni gigantesce e lo stabilimento, che appena quattro anni fa era stato considerato dai dirigenti dell'Iri l'industria - automobilistica più moderna del mondo, è al naufragio. Progettato per costruire mille vetture ogni giorno, non è in grado oggi, con 15.500 operai, a sfornarne 500 e «un terzo delle auto — dice il segretario generale dellTlm di Napoli — rimane per giorni sui piazzali perché non si riesce a tirarle fuori perfette e complete». Il deficit è pauroso: 60 miliardi in bilancio, ma" la cifra non è reale; è ridotta della metà, per i meccanismi della legge Visentin!, che consente di rivalutare gli immobili, i macchinari, gli impianti. Qualche mese fa, il presidente del gruppo Alfa, Gaetano Cortesi, dichiarava: «Pomigliano d'Arco è un esempio negativo sulla convenienza di nuovi investimenti nel Mezzogiorno». Si era alla vigilia della conferenza di produzione che accendeva molte speranze. Sono passati sei mesi e la crisi non cambia. Lo stabili¬ mento è bilanciato per una produzione di 508 auto ogni giorno; non le produce e ì programmi non sono luminosi: 750 vetture per il 1980, ma anche allora non si risanerà il bilancio. Ciò che stupisce sono le dichiarazioni del segretario della Fml di Napoli. Edoardo Guarino è convinto che il tetto delle 750 auto può essere toccato in soli due mesi. «Sembra un paradosso — dice —, ma è così». E per questo tre tecnici del sindacato hanno iniziato ieri un'indagine conoscitiva sullo stato dell'azienda: i risultati si avranno tra un mese. Luigi Conte, dell'esecutivo di fabbrica, concorda: «La contraddizione è che oggi siamo noi operai e non l'azienda a difendere la produzione: se aspettiamo il 1980 per arrivare a 750 auto, perderemo il mercato, arriveremo in ritardo — dice — e lo stabilimento sarà fuori gioco». Per Guarino, il basso regime di produzione di Pomigliano è una scelta per mantenere al gruppo di Arese la leadership decisionale. «Fin quando si produrrà di più al Nord — dice — fa gestione sarà a Milano e per Napoli potrà continuare il neocolonialismo delle partecipazioni statali». Il nodo da sciogliere, a giudizio dei sindacalisti, è quello del gruppo manageriale e Alfonso Argeni, della Fml di Pomigliano, chiede, per i vertici decisionali di Napoli, una «vera autonomia». «Con un potere effettivo ai dirigenti locali — dice —, anche il sindacato riesce ad avere interlocutori validi e riacquista credibilità nei confronti della base». L'ultima defezione da Pomi¬ gliano è quella del dottor Machera, lascia l'incarico di direttore del personale e i sindacati perdono un'interlocutore. «Va via Machera — dice l'ingegner Astarita, rappresentante sindacale dei dirigenti — e l'Alfa Sud conferma la sua doppia debolezza: quella dell'azienda e quella del sindacato, ma, comunque, è la seconda a discendere dalla prima: la microconflittualitò non si gestisce con promesse non mantenute e con i dirigenti che prendono impegni e poi vengono sconfessati: è un problema di autonomia e, forse, a limitarla c'è la logica perversa di una politica qziendale che teme la concorrenzialità interna: l'Alfa Sud è la più pericolosa concorrente dell'Alfa Nord». Francesco Santini

Persone citate: Alfonso Argeni, Astarita, Edoardo Guarino, Luigi Conte, Visentin

Luoghi citati: Milano, Napoli