Barca: una consultazione fra tutti i partiti politici di Giovanni Trovati
Barca: una consultazione fra tutti i partiti politici Barca: una consultazione fra tutti i partiti politici L'appoggio di Berlinguer ad Andreotti richiede come contropartita immediata che le principali decisioni di politica economica vengano prima discusse e concordate tra i sei partiti dell'arco costituzionale e poi con il governo. L'assorbimento delle contraddizioni interne al pei (in particolare tra vertice e base) sembra meno facile del previsto. Il malumore per l'austerità sta crescendo e lo dimostra l'accentuarsi degli scioperi che, seppur presentati come tendenti a « finalizzare » l'austerità, di fatto assumono il significato di rifiuto dell'austerità. I sindacati si preoccupano, ma sinora con risultati modesti, che i lavoratori non si rendano conto della reale situazione e usano espressioni che raramente, o forse mai, hanno pronunciato. Macario, parlando ai quadri dirigenti della Cisl, ammonisce a invitare la gente a ridurre i consumi, specie quelli individuali, a diffondere « la coscienza critica rispetto alla filosofia consumistica », a dare l'esempio « di un nuovo e più alto senso del dovere e della responsabilità » con un contributo di maggiore operosità « contro ogni tentazione di lassismo, di cedimento alle frustrazioni, di assenteismo ». / comunisti insistono sulla proposta di consultazione tra i partiti « alla luce del sole » e più insistono quanto meno ricevono risposte dal governo e dalla democrazia cristiana. Il governo tace, j perché attende che si prò] nunci prima la de. La de taj ce, almeno ufficialmente, perI che teme che istituzionalizj zando gli incontri dei sei partiti, i quali dicano che cosa debba fare il governo, si riduca il governo ad «esecutivo» delle forze politiche e si finisca per aprire la strada al governo di emergenza e quindi al compromesso storico. Barca ieri mattina su L'Unità parlava di «gestione di emergenza». A una nostra domanda risponde che questa gestione di emergenza deve riguardare alcuni problemi di fondo, quelli che Berlinguer aveva definito questioni brucianti. Alla osservazione che pare difficile che sei partiti (dal plì al pei) riuniti attorno ad un tavolo trovino un accordo quando un accordo soddisfacente non è stato trovato neppure nella ristretta riunione tra pei e psì, Barca replica che su dieci questioni un'intesa si troverà almeno su due o tre e su quelle il governo potrà procedere spedito. « E' pensabile, dice, che ci sia qualcuno contrario ad allentare la stretta creditizia, a non intervenire con urgenza in aiuto delle piccole e medie imprese? queste già sono due questioni di primaria importanza ». Il pei ritiene che troppi provvedimenti siano stati decisi dal governo in modo casuale: arriva un ministro, presenta una situazione drammatica, si impunta sulle misure. «Per ora — dice Barca — tutto ci fa presumere che i provvedimenti stguano la logica dello sviluppo zero. Noi questa logica non l'accettiamo: austerità sì, ma perché ci sia una- reale crescita». Soltanto se si crea un «clima politico nuovo» e si rinuncia alla logica dello sviluppo zero, allora, dice ancora Barca, insieme con l'incontro tra i partiti è auspicabile la ripresa digli incontri tra sindacati e Confindustria. C'è un punto che va affrontato: il costo del lavoro. Barca distingue il problema in due parti. La prima (che chiama denominatore) riguarda il costo per unità di prodotto e lo si può ridurre ampliando la produzione, aumentando l'utilizzazione degli impianti, sfruttando la mobilità del lavoratore. La seconda parte (che definisce numeratore) riguarda la distinzione tra costo di lavoro e salario:'senza toccare il salario si può ridurre il costo di lavoro, riducendo gli oneri eccessivi. Un esempio: va ridotto l'onere sanitario, eliminando in questo settore «sprechi inauditi». Tra i problemi attuali vi è quello della scala mobile. Il pei è «interessato alle proposte del governo» (accantonare tutti gli scatti per gli stipendi superiori agli 8 milioni, e nella misura del 50 per cento per gli stipendi tra i sei e gli 8 mi lioni). I sindacati invece non vogliono che la scala mobile si tocchi: soprattutto per un motivo di principio non vogliono che con una legge si modifichi quanto è stato da loro concordato con la Confindustria. Ne fanno una questione di autonomia. «Ma neppure il pei — si affretta a Giovanni Trovati (Continua a pagina 2 in terza colonna)
Persone citate: Andreotti, Barca, Berlinguer, Macario
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