Manfredi nella bidonville
Manfredi nella bidonville PRIME VISIONI SULLO SCHERMO Manfredi nella bidonville "Brutti, sporchi e cattivi" di Scola, "Corte dei miracoli" nelle baracche Brutti, sporchi e cattivi di Ettore Scola, con Nino Manfredi, Giovanna Ruvinì, Maria Luisa Santella. Italiano, colore. Cinema Gioiello e Nazionale. Questo premiato film di Ettore Scola (anche sceneggiatore con Ruggero Maccari) trascinò il pubblico di Cannes per la straordinaria, goyesca energia delle sue caratterizzazioni laido-popolari. Il titolo si addice alla gente rappresentata, gli abitatori di un'infima bidonville alla periferia romana. Costì vivono in puzzolente promiscuità il vecchio nonno Giacinto con la moglie, figli nipoti nuore generi e un groviglio inestricabile di parenti parassitari; un piccolo popolo il cui sentimento dominante è l'odio, che discende dal vecchio. Perché Giacinto, avendo perduto un occhio sul lavoro, ha ricevuto l'indennizzo d'un milione, e ora tiene stretto, come l'anima sua, il prezioso rotolo di banconote, disposto anche a difenderlo a fucilate e a nasconderlo nei posti più impensati, nel timore (fondato 1 che i cari congiunti glie lo vogliano sgraffignare. S'instaura in quella baracca, che è piuttosto un antro dove l'ammucchiamento favorisce le più casuali fornicazioni, un regime di guerra intestina; e Scola ci dà il circostanziato bollettino di questa guerra, dove il furbo vecchio, in figura di tiranno per via di quel milione, finisce sempre coll'avere la meglio. Tenteranno di avvelenarlo mescolando veleno per topi nella pastasciutta? Ed egli si farà la lavanda gastrica da sé con una pompa da bicicletta e tornerà più vispo e tremendo di prima, dando fuoco alla baracca per arrostirvi i cari parenti. La moglie è gelosa delle sue prerogative di moglie? E lui le imporrà la convivenza nello stesso letto con un'enorme battona raccattata per via e con cui si darà alla bella vita in barba di chi non vuole. Di siffatti aneddoti, in parte godibili, è tessuto il film che si conclude in posizione di stailo, con la comunità sempre avvinta al vecchio trionfante, e anzi cresciuta di numero per via d'improvvise gravidanze del tutto naturali in quel Attuine di corpi. Ed è tutto affidato (persino con un certo rischio di livellamento) al risalto, alla macchia, al colore. Si potrebbe parlare di un «picaresco» immoto, dove Scola ha inteso rappresentare una «tranche de vie» primordiale e greggia, totalmente priva d'ogni inibizione sociale e morale, pidocchiosamente arcadica; e nella quale, come nelle più barbare mitologie, l'incesto scivola con assoluta naturalezza. Peccato che l'intento di un'epica, rablesiana grossolanità, sia talvolta tradito da notazioni troppo crudamente volgari oltreché da residui macchiettistici della vecchia commedia all'italiana che il nuovo tono non trascende. Neppure un interprete della simpatia di Manfredi, qui murato dentro a una suggestiva e virtuosistica truccatura da orbo, riesce sempre a redimere il tono spesso ingrato di questa specie di «corte dei miracoli» scatenata a tutte le licenze, che pure contiene passaggi genuini, sanguigni, autentici d'inedito grottesco. Il resto del cast è un turbinio di figure schizzate alla grossa e in parte azzeccate. Fotografia di Di Palma, musica di Trovaioli. j_
Persone citate: Di Palma, Ettore Scola, Giovanna Ruvinì, Maria Luisa Santella, Nino Manfredi, Ruggero Maccari, Scola, Trovaioli
Luoghi citati: Cannes
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