il nano autore di quattro delitti fugge dal manicomio criminale

il nano autore di quattro delitti fugge dal manicomio criminale Catania: forse vuole "giustiziare,, la moglie il nano autore di quattro delitti fugge dal manicomio criminale (Dal nostro corrispondente) Catania, 23 ottobre. Un nano di 39 anni, Rinaldo Zagarella, autore di quattro omicidi e condannato all'ergastolo, è evaso dal manicomio giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto. Servendosi di una lima, certamente fattagli pervenire dall'esterno, lo Zagarella ha segato un'inferriata della finestra della sua stanza, e grazie alla sua magrezza è riuscito a passare attraverso lo stretto varco e calarsi, servendosi di un lenzuolo, nel cortile sottostante. Poi, superati con una scala a pioli due muri, ha raggiunto la strada dove forse erano ad attenderlo alcuni complici. E' molto probabile che sia armato. L'evasione è avvenuta alle 3,30 di stamani, ma è stata scoperta all'alba. Immediatamente è scattato il sistema d'allarme, ma di Zagarella, alto un metro e 43, non si è finora trovata traccia. Si pensa che l'evaso sia riuscito ad allontanarsi dalla zona e che sia diretto a Mascali, il suo paese, dove è stato protagonista di una serie di feroci omicidi. Tutti i carabinieri dei paesi dell Etna sono mobilitati alla ricerca dello Zagarella. Tra l'altro si teme che sia armato e che abbia intenzione di commettere, per vedetta o per follia, altri omicidi. Sua moglie, Maria Zagami, ancora giovane, e piacente, dalla quale lo Zagarella ha avuto un figlio, dopo la condanna all'ergastolo del marito e il suo successivo internamento nel manicomio giudiziario perché ritenuto dai giudici infermo di mente, ha chiesto e ottenuto il divorzio e si è risposata. La prima a tremare, adesso, è lei: nessuna sorpresa, infatti. se tra i propositi dell'evaso ci sia anche quello di uccidere la donna, «colpevole» ai suoi occhi di essersi rifatta una vita. La furia omicida dello Zagarella esplose improvvisa nel 1968, a Mascali, un paese di diecimila abitanti a mezza strada tra Catania e Taormina. Mentre si trovava in compagnia di un ragazzo, Giuseppe La Spina, di 16 anni, il nano entrò in una rivendita di tabacchi, ferì a revolverate la titolare Leonarda Marano, di 52 anni, e ne uccise la sorella Rosaria, di 54. Uscito in strada, esplose alcuni colpi di pistola contro uno studente diciottenne ferendolo. Poi, seguito dal La Spina, fuggì verso la campagna. Circa dodici anni prima, lo Zagarella aveva ucciso un suo compagno di lavoro, Giuseppe Catanzaro, meccanico co¬ me lui, di 24 anni. Confessò di averlo fatto in un momento d'ira, perché il Catanzaro lo dileggiava continuamente a causa della sua statura. La corte d'assise fu clemente e lo condannò a una pena relativamente mite, undici anni di carcere. Quando lo Zagarella fece la sanguinosa irruzione nella rivendita di tabacchi, gli inquirenti conclusero che si trattava di un tentativo di rapina; ma l'uomo ha sempre negato questo movente. Dopo l'arresto e durante le varie fasi del processo disse di aver sparato contro le due sorelle e lo studente perché lo prendevano in giro e lo chiamavano «nano». Durante la sua latitanza, Rinaldo Zagarella — sempre seguito dal giovane La Spina — vagò per alcuni giorni in aperta campagna, allontanandosi sempre più da Mascali e avvicinandosi a Piedimonte Etneo, un altro paese dell'Etna dov'era nato. Un giorno si avvicinò a una casa colonica, uccise a revolverate l'anziano agricoltore Alfio Sgroi che stava zappando e si impossessò del suo portafogli contenente ottocento lire, e di un fucile che il contadino teneva in casa. Successivamente, con feroce freddezza, lo Zagarella uccise nel sonno, con una fucilata, il giovane La Spina e si allontanò. Centinaia di carabinieri, alla fine, riuscirono a ritrovare le tracce del pluriomicida e a circondare il bosco in cui si teneva nascosto. Dopo un breve periodo di detenzione in carcere, era stato trasferito presso il manicomio giudiziario di Barcellona, per un periodo di osservazione. Franco Sampognaro Catania. Rinaldo Zagarella