Incriminato il mostro di Grenoble La polizia cerca eventuali complici di Francesco Fornari

Incriminato il mostro di Grenoble La polizia cerca eventuali complici Ancora punti oscuri sulla vicenda che ha sconvolto la Francia Incriminato il mostro di Grenoble La polizia cerca eventuali complici L'uomo non ha confessato: avrebbe rapito due fidanzati, trovati cadaveri dopo quattro mesi, ed una ragazza che si teme sia stata uccisa - Un fantomatico "Gruppo 666" delle Brigate Rosse aveva chiesto più volte incredibili riscatti (Dal nostro inviato speciale) Grenoble, 22 ottobre. Joèl Matencio, presunto responsabile del rapimento e dell'assassinio di Muriel Trabeisi e Christian Leroy, scomparsi il 19 giugno ed i cui cadaveri erano stati ritrovati il 4 ottobre dopo una telefonata anonima alla polizia, e del rapimento della ventunenne Olga Mo'issenko, portata via da un uomo armato il 23 luglio sotto gli occhi del fidanzato, è stato formalmente accusato stamane dal giudice istruttore Olga Ciabrini dei reati di sequestro di persona ed omicidio. Trasferito nel carcere di Varces, alla periferia di Grenoble, è rinchiuso in una cella, guardato a vista perché si teme che possa tentare di uccidersi. Il suo arresto e la sua incriminazione, avvenuti in seguito alle prove raccolte dalla polizia e ad alcune testimonianze (tra le quali quella, drammatica ed incontestabile, di Marc Chavot, il fi- e i a , e a . a, ilefi- a ei a o eiò nii o o a saui. i 4 oo, a, i, a ix i i aae danzato di Olga, che l'ha riconosciuto senza esitazioni), non hanno tuttavia dissipato i dubbi sulla misteriosa vicenda, che per tre mesi ha sconvolto la Francia e la cui paternità è stata rivendicata, fin dall'inizio, da un fantomatico « Gruppo 666 » delle Brigate rosse. A più riprese, con lettere e telefonate ai giornali ed alla polizia, le presunte Brigate rosse avevano preteso incredibili riscatti in cambio della liberazione degli ostaggi, precisando che Leroy e la sua amica erano stati « giustiziati » perché le loro richieste non erano state prese in considerazione e il riscatto non era stato versato. Per la liberazione di Olga è stata fatta, da ultimo, una richiesta assurda: ogni francese avrebbe dovuto versare venti franchi, altrimenti la ragazza sarebbe morta e una bomba sarebbe esplosa in una piazza di Grenoble, facendo strage. Nonostante le smentite della polizia (« Le indagini continuano per accertare eventuali responsabilità di altre persone, ma siamo quasi certi che Matencio ha agito da solo », dice il commissario Pierre Verne) sono in molti a credere che Matencio ha avuto dei complici, che si sarebbero serviti di lui per i rapimenti, la cui finalità non sarebbe stata tanto quella di ottenere un pingue riscatto quanto il provocare panico fra la popolazione. Un atto di terrorismo politico, dunque. E' certo che anche le autorità non hanno sottovalutato questa possibilità: lo stesso ministro dell'Interno, Michel Poniatowski, ha seguito giorno per giorno gli sviluppi delle indagini, autorizzando la polizia ad adottare una procedura eccezionale, come quella di far diffondere da radio e televisione la voce (registrata durante le telefonate fatte ai giornali) dello sconosciuto che leggeva i messaggi delle presunte « Brigate rosse » e dettava le condizioni per la liberazione degli ostaggi. Una mossa che si è rivelata utilissima, perché ha consentito di identificare il responsabile, Joél Matencio, denunciato dai suoi familiari che ne avevano riconosciuto la voce senza alcun dubbio. Una mossa, tuttavia, che ha scatenato una ondata di polemiche e di inquietudini, nel timore che questa pratica, se consentita abitualmente, potrebbe limitare la libertà individuale favorendo la delazione. Per il capo della polizia, Verne, le « Brigate rosse » sono « una invenzione di Matencio, un parto della fantasia malata, un modo per giustificare e nobilitare le sue imprese criminose ». Joel Matencio avrebbe agito da GMsoreminletefemfampmviplevepdmluazdstsichcl solo, e molti fatti lo proverebbero senza difficoltà. Dimostrando di possedere una incredibile « lucidità criminale », il giovane avrebbe architettato i rapimenti « alla perfezione, senza commettere il minimo errore, favorito dal fatto che nessuno avrebbe mai potuto sospettare di lui, perché aveva scelto le vittime a caso, senza mai averle viste prima, nessuno avrebbe potuto trovare il più piccolo legame fra loro ». Il suo cervello malato, invece, avrebbe avuto il sopravvento nella seconda fase dell'operazione. « Paranoico e megalomane, Matencio ha voluto dare risalto alle sue azioni. Aveva bisogno di soldi, questo è vero, ma ha chiesto riscatti assurdi e fantasiosi, senza rendersi conto che, in questo modo, si precludeva ogni possibilità di trarre un utile dai rapimenti », dice uno degli ispettori che hanno collaborato con il commissario Verne. Proprio questo fatto dimostrerebbe, secondo la polizia, che Matencio ha agito da solo. Per chi crede, invece, nell'esistenza delle «Brigate rosse», di questa organizzazione di terroristi politici il cui scopo sarebbe quello di creare scompiglio e paura, tutto ciò avvalorerebbe proprio il contrario. « Si sono serviti di Matencio sapendo di poterlo manovrare a loro piacimento senza alcun rischio: più pasticci faceva, più paura alimentava nella popolazione » dice il padre di Olga Mo'issenko, sulla cui sorte ormai più nessuno nutre speranze. Matencio, finora, ha respinto tutte le accuse che sii sor.o state mosse. All'inizio ha finto di essere affetto da crisi di amnesia. « Se ho fatto tutto quello che dite sono veramente un criminale, non mi resta che uccidermi. Ma io non ricordo nulla ». Un ispettore, che ha partecipato agli interrogatori, ha detto: «E' un individuo incredibile; ricorda, per esempio, il nome della scuola che ha frequentato da bambino, ma non sa dire dove ha vissuto negli ultimi due giorni ». Dopo quarantott'ore di interrogatori Matencio ha finito, alla fine, con il fare alcune ammissioni. Rifiutandosi tuttavia di firmare i verbali con le sue dichiarazioni, ha detto di essere manipolato « da una organizzazione terroristica che vuol creare un clima di paura in tutta la Francia ». La sua linea di difesa è tanto semplice quanto incredibile. Ha ammesso di avere scritto qualche lettera, di aver fatto alcune telefonate, ma « per conto di gente che mi tiene in mano e sulla quale non posso dire niente, perché la vita dei miei tre figli è legata al mio silenzio ». Queste ammissioni non potrebbero certo giustificare da sole i pesanti capi d'accusa contro di lui. Ma esistono delle prove che lo inchiodano alla sue responsabilità: oltre al riconoscimento della voce, fatto dal padre, dalla moglie, dalla sorella nonché dai poliziotti e giornalisti che hanno avuto la possibilità di ascoltare le registrazioni e la voce di Matencio durante gli interrogatori, è stato accertato che le lettere anonime sono state battute con la sua macchina per scrivere; il fidanzato di Olga, infine, l'ha riconosciuto; altri testimoni ricordano con assoluta certezza di averlo visto aggirarsi nella zona in cui sono avvenuti i rapimenti « qualche giorno prima e nelle date in cui sono stati fatti ». Il caso, dunque, secondo la polizia è risolto. Continuano le ricerche per ritrovare Olga (il suo cadavere, come dicono in Centrale), e, nonostante le dichiarazioni del commissario Verne, si cercano anche « eventuali complici ». Ieri sera un giovane è stato portato nella Centrale di Grenoble, dov'è tuttora trattenuto; un « amico intimo » di Matencio è ricercato dappertutto (sembra sia all'estero), altre persone sono state interrogate, fra cui un italiano che era già stato coinvolto con lui nell'inchiesta sul rapimento e la morte di Yves Marin Lafleche, proprietario del Grand Hotel di Lione. Francesco Fornari Grenoble. Muriel Trabeisi (a sinistra) assassinata e Olga Mòssenko, scomparsa misteriosamente e forse uccisa (Tel.) Matencio

Luoghi citati: Francia, Lione