Il pc francese chiede all'Urss la scarcerazione di 2 dissidenti di Paolo Patruno

Il pc francese chiede all'Urss la scarcerazione di 2 dissidenti Il pc francese chiede all'Urss la scarcerazione di 2 dissidenti (Nostro servizio particolare) Parigi, 22 ottobre. Per la prima volta, una delegazione ufficiale del partito comunista francese ha partecipato a una riunione organizzata da altri per chiedere la liberazione di sei detenuti politici, fra i quali due «dissidenti» imprigionati in Urss, Wladimir Bukowski e Semion Glourzman. E' avvenuto ieri sera nella sala della «Mutualite», nel centro di Parigi, dove si è svolta, davanti a cinquemila persone, la manifestazione indetta dal «comitato dei matematici», con l'adesione di Amnesty International, della Lega dei diritti dell'uomo, di vari sindacati e del partito socialista. Il pcf è stato rappresentato al meeting da due membri del comitato centrale, Pierre Juquin e Aimé Halbehrer, e il primo ha preso la parola fra una dozzina di altri interventi. Juquin si è voluto ricollegare ai risultati del 22° congresso del partito, alla decisione di imboccare «una via originaria d'un socialismo alla francese, la cui indipendenza d'orientamento e d'azione non indebolisce la solidarietà verso gli altri partiti comunisti», «Noi non possiamo quindi accettare — ha detto fra gli applausi il rappresentante del pcf — che ci siano in Urss o in Cecoslovacchia dei cittadini perseguitati, imprigionati, internati per aver espresso la loro opinione. Noi non ac¬ cetteremo mai che in qualunque Paese si faccia ricorso, in nome del socialismo, a metodi che violano i diritti della persona umana... Noi pensiamo sinceramente che l'immagine dell'Urss migliorerebbe, il credito internazionale del comunismo uscirebbe rinforzato se sì mettesse fine a queste misure repressive». Il pubblico è apparso meno convinto quando il rappresentante del pcf ha sostenuto l'impossibilità di porre sullo stesso piano l'TJrss e l'Uruguay o il Cile: «Noi non parteciperemo a quell'impresa dì menzogna, di calunnia sistematica, di discredito globale che costituisce l'antìsovìeti smo — ha sostenuto Juquin —. Siamo e Saremo sempre antifascisti, mai antisovietici». E a queste parole fischi e slogan anti-comunisti si sono sovrapposti agli applausi. La presenza dei rappresentanti del pcf ha dato un significato particolare alla manifestazione per la liberazione dalle prigioni sovietiche di Bukowski e di Glouzman, del cecoslovacco Jiri Muller, del cileno Edgardo Enrique-Espinosa, del boliviano Victor Lopez Arias e dell'uruguayano José Luis Masserà. Sulla tribuna, accanto agli organizzatori del «comitato dei matematici», c'era Jiri Pelikan, direttore della tv cecoslovacca ai tempi della «primavera di Praga», ora in esilio, e, pallido e triste come sempre, Leonid Pliutch, il dissidente sovietico liberato in gennaio dalle autorità russe dopo una campagna di pressione alla quale aveva preso parte anche il partito comunista francese. Pliutch ha criticato duramente dalla tribuna il regime dell'Urss «che obbedisce alla logica di un sistema poliziesco» perché «sprovvisto d'urta base popolare». E' stato anche letto un messaggio della madre di Bukowski condannato a sette anni per la sua azione dissidente: «L'apparato penitenziario sovietico si sforza di sopprimere fisicamente mio figlio... E' sottoposto di continuo al regime di rigore, gli si fa patire la fame... Vi ringrazio ver non aver dimenticato mìo figlio». Un oppositore sovietico, Vadim Delaunay, ha parlato della sua esperienza nelle carceri per dissidenti: «La temperatura è appena sufficiente a mantenere in vita, il cibo è sapientemente diminuito poco alta volta, viene dato caldo soltanto ogni due giorni». Di fronte a queste testimonianze del «gulag» sovietico, il presidente del «comitato dei matematici » Laurent Schwart ha cercato di raddrizzare un po' la bilancia manifestando l'angoscia «per la scalata del fascismo nell'America Latina », aggiungendo ai casi citati la repressione in Argentina. Paolo Patruno