Servizi segreti: catena di complotti dal Sifar (De Lorenzo) al Sid (Miceli) di Fabrizio Carbone

Servizi segreti: catena di complotti dal Sifar (De Lorenzo) al Sid (Miceli) Troppe deviazioni negli organismi addetti alla tutela della democrazia Servizi segreti: catena di complotti dal Sifar (De Lorenzo) al Sid (Miceli) Già nel 1917, però, la polizia militare fu accusata di agire indipendentemente da ogni organo di governo - Il Sim e POvra al servizio del fascismo - Il "piano Solo", il "golpe" Borghese e la strategia della tensione hanno coinvolto capi e agenti Roma, 22 ottobre. La riforma dei servizi segreti muove i suoi passi in seguito a precisi impegni del governo. La richiesta era partita dall'esigenza di ristrutturare organismi di tutela del nostro sistema democratico che troppe volte avevano deviato o troppo spesso erano comparsi alle spalle di tragici episodi di provocazione. Vale la pena di raccontare la storia per sommi capi dei «corpi separati dello Stato», la loro evoluzione, le strutture partendo dagli inizi del secolo. Nel 1900 fu istituito l'ufficio «I» come struttura infor- mativa del reparto operazioni del comande supremo. Nel corso della prima guerra mondiale il «servizio» venne suddiviso in reparti dipendenti dalla presidenza del Consiglio, dal ministero degli Esteri, dal ministero della Guerra e dal comando supremo. E si parlò già allora di «deviazioni», lo denunciò il 25 giugno del '17 alla Camera dei deputati il socialista Claudio Treves affermando che esisteva una polizia militare che «estende le sue investigazioni alle opinioni politiche e alla condotta politica dei cittadini... agendo in piena indipendenza da ogni potere governativo». In pieno fascismo — è il 1927 — il «regio decreto» numero 70 istituì il «Sim' (Servizio informazioni militari) direttamente dipendente dal capo di Stato Maggiore. Il decreto non stabilì i compiti del Sim e l'allora ministro della Guerra lo divise in due settori. In pratica Sim e Ovra (la polizia segreta di Mussolini) divennero una sola cosa, commettendo una catena di delitti anche all'estero, documentati in modo inequivocabile nel corso del processo Roatta, quando fu provata la responsabilità dei servizi segreti nel| l'assassinio dei fratelli Nello e Carlo Rosselli, a Parigi. Costituirono servizi d'informazione anche i ministeri della Macina (Sis) e dell'Aviazione (Sia). Nel '40 una parte del Sim fu sganciata autonomamente in «Controspionaggio militare e servizi speciali» alle dipendenze del sottosegretario di Stato alla Guerra. Dall'8 settembre '43 i «servizi» passarono in mano ai tedeschi. Il 16 novembre '44 il governo Badoglio ordinò la liquidazione del Sim. Furono gli americani e gli inglesi, finita la guerra, a riattivare i servizi informativi. Il diplomatico americano Carmel Offie sovrintendeva, in vista delle elezioni politiche del 18 aprile 1948, alla schedatura dei più pericolosi uomini politici di sinistra. E' il ministro della Difesa dell'epoca, Randolfo Pacciardi, a provvedere al definitivo riordinamene con una disposizione interna del 30 marzo 1949. Il primo settembre dello stesso anno nasce il Sifar (Servizio informazioni forze armate) alla dipendenza del capo di Stato Maggiore della Difesa. Gli Usa, tramile il Dipartimento di Usa, ottennero la stipulazione di un protocollo «segretissimo» aggiunto al Patto Atlantico (firmato in aprile) che prevedeva scambi d'informazioni e una strategia di «operazioni congiunte». Il Sifar è organismo unico, ma presso ogni Stato Maggiore delle tre Armi fu costituita una «Sezione informazioni operativa e situazione» (Sios). Nessuna regolamentazione legislativa fu emanata e così Sifar e Sios continuarono a essere regolati dalla legge fascista del '27. Solo nel marzo del '62 vennero meglio definiti organi e funzioni e con decreto del Presidente della Repubblica 18 novembre 1965 si arrivò alla disciplina legislativa. Il Sifar (e dopo il Sid) è organo militare, costituito esclusivamente da militari. Il complotto che va sotto il nome di «piano Solo» del giugno-luglio '64 provocò uno scandalo enorme e il 25 giugno del '66 l'allora ministro della Difesa, Tremellom (psdi), ristrutturò il servizio cambiando il nome in Sid. Le «deviazioni» del generale De Lorenzo (che fu poi eletto nelle liste missine) furono oggetto di un famoso processo e di un'inchiesta parlamentare: 157 mila persone erano state schedate (e i fascicoli furono fatti bruciare da Andreotti nell'estate del '74). Ma il rap¬ porto del generale Manes non fu mai reso pubblico nella sua completezza. C'erano ben 72 «omissis», giustificati dal segreto politico-militare. Nel corso del processo De Lorenzo-Espresso fu il sostituto procuratore Vittorio Occorsio a prendere visione dell'intero dossier e fu l'unico a conoscere i segreti fino al 10 luglio scorso, quando il magistrato venne falciato a morte da una raffica di mitra. I morti del Sifar sono tanti: nell'aprile del '69 il generale Ciglieri. mentre si recava a Padova in auto, rimase ucciso in un misterioso incidente stradale. Due mesi dopo il generale Manes, in attesa di essere interrogato dalla Commissione parlamentare d'inchiesa, si sentì male e fu ucciso da un infarto. Passano tre settimane e il tenente Remo D'Ottavio, ufficiale addetto a Manes, si spara al cuore. Erano i mesi d'inizio della «strategia della tensione»: le bombe alla Fiera di Milano, sui treni e, poi, la strage del 12 dicembre alla Banca dell'A¬ gricoltura di piazza Fontana. E' la storia recente: dal tentato golpe Borghese del dicembre '70 ad altre stragi, altre bombe. Piazza della Loggia, Pian del Rascino, il treno «Italicus». Inchieste giudiziarie che non hanno ancora portato alla luce i responsabili di una terribile spirale di violenza eversiva. Ma il Sid è sotto accusa: in relazione all'attentato di piazza Fontana è stato rinviato a giudizio il generale Gianadelio Maletti, allora uomo dì fiducia di Miceli al Sid. Il generale è accusato dai giudici di Catanzaro di aver favorito la fuga di Giannettinì, di aver predisposto l'evasione di Ventura e di aver fornito un passaporto falso a Pozzan, fascista del gruppo eversivo veneto. Per il golpe Borghese è stato rinviato a giudizio, sempre per favoreggiamento, il generale Vito Miceli (ex capo del Sid e oggi deputato missino). L'accusa è precisa: sapeva e tacque per difendere l'ex comandante della X Mas. Fabrizio Carbone Roma. I due grandi protagonisti degli scandali dei servizi segreti. A sinistra il generale Giovanni De Lorenzo, capo del Sifar, a destra il generale Vito Miceli, capo del Sid (Tel.)

Luoghi citati: Catanzaro, Milano, Padova, Parigi, Roma, Usa