L'angoscia della giovane costretta ad abortire per volere della madre
L'angoscia della giovane costretta ad abortire per volere della madre Casale: un triste episodio per un falso senso dell'onore L'angoscia della giovane costretta ad abortire per volere della madre Non c'erano problemi: la giovane (17 anni) e il fidanzato avevano deciso di sposarsi ■ Ma la madre ha insistito e inutili sono stati i tentativi di ribellione - In carcere con ostetrica e medico ( Dal nostro inviato speciale) Casale, 21 ottobre. Una ragazza di 17 anni ha denunciato la madre perché l'ha costretta ad abortire: una vicenda assurda e dolorosa, dominata da un mal riposto senso dell'onore al quale una donna non ha esitato a sacrificare la maternità della figlia «colpevole», senza tener conto dei suoi sentimenti, delle conseguenze che questo trauma, questa violenza operata sulla sua volontà, avrebbero potuto avere su di lei. Un mese dopo la ragazza ha trovato il coraggio di reagire, di ribellarsi: perseguitata dal ricordo di quanto è stata costretta a subire, ha denunciato la madre. Un atto, dettato dal disperato bisogno di liberarsi da un incubo: il protrarsi del silenzio avrebbe finito col renderla complice di quel delitto, un delitto tanto più orribile perché, in questo caso, non esisteva nessuna di quelle cause che in altre occasioni possono in qualche modo giustificare una decisione tanto grave come quella d'interrompere la maternità. Protagonista e vittima di questa storia è G. B., commes: ! [ 11)M111111 ! 1 ] 111111)r ; 111( I r11L111< i M t ri 111<*•1111111 sa d'una lavanderia. Una ragazza bella, di quelle che si fanno guardare quando passano per strada, ma senza grilli per la testa. Vive con la madre, Antonia Antonel, 55 anni; orfana di padre, ha due sorelle, sposate. Nonostante la sua giovane età, i corteggiatori non le sono mai mancati, ma la giovane non si è montata la testa. Chi la conosce dice che «le avventure, i flirt non la interessano ». Qualche mese fa aveva conosciuto un autista di 23 anni, di Sala Monferrato, e si è innamorata. Un amore corrisposto, raccontano le sue amiche, al punto che i due intendevano sposarsi; di questa relazione la giovane aveva parlato anche con la madre che però non l'avrebbe vista di buon occhio perché «non era un buon partito». La donna sognava «qualcosa di meglio» per la figlia, forse non si rendeva conto che per la ragazza questa relazione era molto importante. All'inizio di settembre la giovane s'accorge di essere incinta. Ne parla col suo ragazzo, senza far drammi: da temro hanno deciso di sposarsi, non è proprio il caso di spaventarsi. Quando lo dice alla madre scoppia la tragedia. Non possediamo testimonianze dirette: la donna adesso è in carcere, la figlia introvabile. Le poche, scarne notizie ci sono state fornite da qualche amica, ma si tratta di illazioni perché nessuno, sino a ieri, sapeva che era incinta. La cosa viene mantenuta segreta, la madre le vieta di parlarne con chicchessia. Ha inizio un lento, inesorabile «lavaggio del cervello» per convincere la figlia a interrompere la maternità. Così, la sera del 22 settembre, viene portata nello studio di un sanitario compiacente, il dott. Tommaso Novelli, 67 anni, medico condotto di Cozzo Lomellina. Possiamo immaginare il triste viaggio: la ragazza è sull'auto con la madre e l'ostetrica Maria Fersano, 65 anni, che ha organizzato tutto «l'affare». La ragazza piange, implora, scongiura la madre perché la lasci andare, perché cambi idea, non la costringa ad abortire. Tutto inutile. L'intervento viene portato a termine senza difficoltà, 48 ore dopo la giovane torna al lavoro, guarita « dall'influenza » che l'ha costretta a casa per pochi giorni. Chi la conosce si accorge che è cambiata: è triste, solitaria. Per circa un mese la ragazza si porta dentro questa pena. Non ne parla con nessuno, neppure con il «fidanzato». Poi, il 10 ottobre, uscendo dal lavoro, invece di tornare a casa va dai carabinieri. Al sottufficiale che l'ascolta allibito dice che deve denunciare sua madre perché «l'ha costretta ad abortire ». Senza interrompersi mai, senza cedimenti, racconta tutta la storia. Fa i nomi del medico e dell'ostetrica, parla delle sue ansie, delle sue paure, delle notti che trascorre insonni pensando al figlio che non ha potuto nascere « perché sarebbe stato un disonore ». La denuncia finisce sul tavolo del procuratore della Repubblica di Vigevano che spicca tre ordini di cattura contro la madre, l'ostetrica ed il dott. Novelli. Le donne sono rinchiuse nel carcere femminile di Pavia, il medico è stato rimesso in libertà provvisoria per le sue cagionevoli condizioni di salute. A Casale, intanto, l'opinione pubblica ha già fatto il processo alla ragazza. I pareri sono discordi: c'è chi la considera una ragazza coraggiosa, chi una svergognata. f. f.
Persone citate: Antonia Antonel
Luoghi citati: Casale, Cozzo, Pavia, Sala Monferrato, Vigevano
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