Duello sotto il Fujiyama di Giorgio Viglino

Duello sotto il Fujiyama Niki Lauda e James Hunt nel G. P. del Giappone Duello sotto il Fujiyama Il mondo nipponico, antico e fin troppo moderno insieme, si incontra con quello della F. 1 - L'austriaco e l'inglese chiamati alla gara decisiva ■ Tensione nella Ferrari (Dal nostro Inviato speciale) Fuji, 21 ottobre. Il Monte Fuji è proprio lì sopra, distante quanto pretende la forma conica, e sotto corre la pista. Ci sono i monaci vestiti di bianco, la cuffietta candida con le orecchie alla Pluto, e i piloti con le tute ignifughe, mascherine e caschi. Potrei continuare per un pezzo con queste contraddizioni tanto giapponesi da apparire ricerca di colore, ma ho accennato a queste in particolare perché proprio i ragazzini che accompagnano i monaci sono i primi a chiedere gli autografi, così come i piloti fanno scattare le macchine fotografiche più belle, comprate al contrabbando ufficiale, sugli Incredibili vecchi. I mondi s'intrecciano, quello nipponico stupisce questi troppo facili ricchi, ma il rumore, colore, brivido del circo automobolistivo scioccano il nipponico medio, l'inurbato beninteso, perché non credo che I contadini visti oggi curvi sui campi a terrazza sappiano nemmeno dell'esistenza delle corse, della stessa pista che in qualche modo contamina la sacralità del monte. Il Fujiyama che si vede nei giorni limpidi da Tokyo, lontano sopra le nebbioline di pianura, è assai più maestoso che non quando gli arrivi alla base. Del resto hanno fatto di tutto per fargli perdere la dignità, costruendo attorno ai cinque laghi che l'ultima eruzione vulcanica cosparse attorno alla base, una serie di villaggi-vacanza, tante Disneyland senza fantasia nelle quali è d'obbligo il divertimento, più rumoroso possibile. Il parco nazionale del monte protegge, più che le bellezze naturali, il grosso business che si cela dietro la vacanza di decine di migliaia di stressati abitanti della capitale che vengono qui a rotazione. Nel gigantesco luna park adesso c'è anche la pista per le corse d'auto e moto (ricordiamoci che questo è II Paese di Honda, Yamaha, Suzuki e Kawasaki], il Gran Premio del Giappone tornerà l'anno prossimo e quello motociclistico è previsto ad inviti per il '77 e ufficiale per la stagione successiva. Soltanto a muoversi già si paga, ogni macchinetta è gettonata, l'accesso alla Fuji-area costa ad ogni auto e in proporzione al numero dei passeggeri. La logica capitalistica, più ferrea qui che negli Stati Uniti, dà a questo gran premio il record della redditività, tanto è vero che secondo gli organizzatori è previsto un utile di mezzo miliardo di yen, un miliardo e mezzo di lire svalutate. Poco importa che manchino le infrastrutture per muovere tutta la massa di spettatori della grande città, che siano previsti intasamenti del traffico a partire dalle sette di mattina fino alla mezzanotte, che il percorso Tokyo-Fuji venga calcolato dalla polizia in circa sei ore, media 12 miglia orarie. Qui delle masse non si occupa nessuno, purché non rompano le scatole, soltanto qualche individuo può ottenere considerazione, chi ha accesso, per intendersi, ai settori riservati ai vip (non importa se in albergo, in aeroporto, in negozio, il cartello c'è sempre). In questo non felice Paese, trasferiscono le loro infelicità di fine stagione o perlomeno le loro Insoddisfazioni piloti e assemblatori, lasciando a due soli, team e uomini, il diritto a rabbie e rancori. Questo Gran Premio giapponese, che doveva essere soltanto uno spettacolo da fiera, si è trasformato incredibilmente in gara vera e propria con Niki Lauda e James Hunt a darsi battaglia per il titolo proprio all'ultima corsa, pieni di livori come accade da un pezzo. Certo, non ci sono soltanto loro in corsa e molti altri potranno inserirsi nella classifica e condizionare la conquista dei diversi punti, ma bisogna distinguere qui tra quanto è possibile e quanto invece è probabile. Qualcuno mi intenderà più di altri quando dico che il gioco se lo faranno I due Interessati, poiché appare evidente che In chiusura di stagione, con tanti passaggi di squadra per l'aria, amicizie da conquistarsi e inimicizie da non procurarsi, tirerà soltanto chi ha la possibilità e interessi di vittoria. Cominciamo con il possibile. Le Ferrari hanno ritrovato la favolosa efficienza d'apertura di stagione e allora non c'è corsa. Continuiamo con il probabile. Gli esiti delle gare di Mosport e Watkins Glen lasciano piuttosto dubbiosi, e le prove e modifiche di Fiorano (allungamento del braccetti delle sospensioni e maggiore aderenza dei pneumatici angolati sul tipo delle «500» per patiti) è difficile credere abbiano fatto miracoli. Se problemi non ci fossero, Daniele Audetto non avrebbe battagliato per tutto il giorno al fine di ottenere un'ora di prove libere utile per avere maggior tempo per i collaudi. L'ha poi avuta, tra mille difficoltà, malgrado l'opposizione degli inglesi più che mai legati in mafia con Ecclestone (Brabham) a difendere gli interessi di Mayer (McLaren), ma soltanto per domani. La Ferrari ha sbagliato rinun¬ ciando alla giornata di sabato, libera a tutti, com'è stato precisato e dimostrato oggi, e non concessa su richiesta di McLaren e Coopersucar, ma è stata buggerata con l'abolizione della seconda serie di prove miste in programma ieri. Succede di sbagliare, ma non dovrebbe accadere proprio in questo momento perché nell'avvio cinare il possibile al probabile contribuiscono tutti gli elementi, umani e tecnici, e i guai cominciano quando chi ha conoscenze tecniche e scarsi valori umani comincia a parlare a vanvera. Fuori metafora, i rapporti dell'ing. Forghieri con i piloti sono veramente tesi, e se non esploderanno sarà soltanto merito di Audetto che fa da spugna e assorbe tutto. Possibile e probabile insieme è che Lauda faccia la miglior corsa. Lui ha fiducia, in se stesso e nelle Tyrrell che vede davanti a togliere i punti più grossi a lui e ad Hunt. Dice: « lo sono sempre meglio. Soltanto Marlene non dorme, lo sono strong-man, assorbito cambio ore senza problema ». Per dimostrarmi l'efficienza fisica e i riflessi eccellenti mi ha affidato un gioco tutto giapponese, battezzato hockey, dove devi beccare fulmineamente un disco di plastica dura che viaggia a rimbalzino su un tavolo rettangolare. Mi ha ucciso ed il mio orgoglio ferito si è placato soltanto quando ho trovato un'altra vittima In Stuck, che forse è per questo solo simpatico ma in pista non arriva mai. E' possibile che la McLaren trovi la corsa nera dell'anno, ma è estremamente improbabile. Al suo attivo ha la partecipazione alla gara dimostrativa di due anni fa, le prove condotte sabato, oltre alle doti che tutti le riconoscono e l'abilità un po' truffaldina di Teddy Mayer che conduce I suoi giochi nell'ombra. Al passivo la personalità veramente insufficiente di Giacomino Hunt, ingrugnito dalla mattina alla sera. Ieri abbiamo comperato insieme, lui ed io, rispettivamente un registratore e una macchina fotografica: il suo emette oggi ruggiti e basta, la mia « camera - funziona perfettamente. Riuscire a farsi fregare da un giapponese è veramente il colmo, volete che non ci riesca un austriaco, che ha anche un bel po' di fantasia italica? Giorgio Viglino James Hunt all'assalto di Niki Lauda in Giappone

Luoghi citati: Giappone, Stati Uniti, Tokyo