Televisione, cara nemica di Ugo Buzzolan

Televisione, cara nemica Televisione, cara nemica E' un fiorire di studi: ne discutono sociologi, esteti, politici - Come prendere le distanze Esplode e dilaga l'interes-1 se per la televisione. E' un interesse che c'è sempre sta-1 to, ma che forse mai in Italia ha raggiunto i vertici attuali. Tutti discutono di tv, I riforma e non riforma, mo-1 nopolio e non monopolio, rinnovamento, colore, pub-1 blicità, emittenti straniere o j finte straniere, pluralismo, decentramento ecc. ecc. Il I dibattito è enorme perché coinvolge milioni di persone e perché chiaramente riflette inquietudini e contraddizioni della nostra società e della nostra particolare situazione politica. Non passa giorno che sui quotidiani non appaiano note polemiche. Molta gente che una volta si accalorava solo per lo sceneggiato della domenica o per Mike Bongiorno adesso si sforza di recepire problemi strutturali e sostanziali che riguardano sì la Rai, ma anche e direttamente gli spettatori di ogni sera. Romanzo del colore Ed è aumentata pure negli ultimi tempi la saggistica italiana sulla televisione che negli scorsi anni era sempre stata rispettabile e ragguardevole come qualità ma estremamente limitata come quantità. Ora, nello spazio di un paio di settimane, sono uscite ben tre opere sulla tv. La prima è rivolta ad un pubblico vasto, è alla portata di. chiunque. Si tratta di TV a colori di Ugo Ronfani e Franco Visintin, fratelli Fabbri editori, in cui, sul piano dell'informazione e della divulgazione, è detto veramente tutto dell'argomento. Ronfani, uomo di spettacolo, traccia il « romanzo » del colore dai primi, lontani esperimenti agli italici dubbi se adottare il sistema Pai o il Secam, e dal canto suo l'ingegner Visintin, un'autorità in materia, affronta la parte tecnica con dotte spiegazioni e consigli pratici (affinché lo schermo a colori non si trasformi ad esempio in un orrendo guazzabuglio di rossi e di blu). La seconda opera è L'estetica della simulazione di Liborio Termine, edizione Paravia, ed è destinata invece, prevalentemente, agli specialisti. Termine scompone e ricompone, con ricchezza di citazioni e di brani, il linguaggio televisivo e le sue mistificazioni in un ampio contesto culturale che va da Arnheim a McLuhan, da Barthes ad Adorno. Tuttavia sbaglia chi pensa a L'estetica della simulazione come ad un libro inaccessibile. L'autore si preoccupa di inserire nel suo saggio rigoroso vivaci pagine in cui esamina da vicino, nella duplice veste di studioso e di teleutente, popolari produzioni della nostra tv quali i reportages dei telegiornali, (di qualche anno fa) cogliendone « perle » terrificanti, e spettacoli di grande risonanza come il tanto discusso e vituperato « Orlando furioso » di Ronconi, affrontando il perché delle difficoltà di comprensione accusate dal pubblico medio. il telemostro Infine, eccoci a Furio Colombo e alla sua Ipertelevision, edito dalla Cooperativa Scrittori. Furio Colombo prosegue il discorso iniziato con Televisione, la realtà come spettacolo, e Aspetti della comunicazione visiva nelle società industriali, e lo prosegue e lo rafforza da docente universitario e da quel giornalista e polemista che i lettori de « La Stampa » conoscono. Egli teorizza e, insieme, apre un colloquio con il telespettatore, entrando per così dire nei panni di chi sta d'abitudine davanti ad un televisore ed è investito quotidianamente da un flusso gigantesco di trasmissioni: 11pertelevisione o l'ipervisione, appunto, che, secondo l'autore, è un fenomeno il quale « privilegia l'occhio su ogni altro senso... privilegia l'immagine su ogni altro materiale disponibile nella realtà o nell'immaginazione, e tende a trasformare in immagine ogni dato o fatto della vita reale ». Il libro, nella sua dettagliata verifica delle diverse incalzanti facce del « mostro » televisivo, mette in guardia lo spettatore fin dalla primissima pagina ammonendolo sulla « pretesa della televisione di rappresentare ed esaurire le esperienze del mondo », e insiste in questa direzione facendolo meditare sulle manipolazioni cui, fatalmente, anche per soli motivi tecnici (lasciando da parte gli interventi censori), viene sottoposto il messaggio che esce dal video, inclusa la ripresa diretta che pure è considerata un elemento sicuro, un documento inoppugnabile. Lo stesso colore non sfugge alle riserve di Colombo perché può essere scambiato per una pericolosa « garanzia di verità »: ossia una tv a colori può diventare più autorevole e più credibile in quanto fa giungere all'utente « una confortante conferma tecnica dell'efficacia e del potere del mezzo » e gli fa vedere non un mondo in bianco e nero, dopo tutto « irreale », ma un mondo con le sue squillanti tinte, cioè « reale » o meglio « più reale ». Pasolini, pochi mesi prima di morire, aveva proposto l'abolizione totale della televisione, il che, secondo lui, avrebbe eliminato molti mali. Sappiamo bene che la televisione non potrà mai essere abolita; anzi, il fenomeno dell'ipertelevisione e dell'ipervisione è destinato ad espandersi anche in Italia (le ore di programmazione stanno aumentando ed è annunciata a breve scadenza la rete 3). L'importante — sembra dire Furio Colombo — è che il pubblico sappia difendersi da questo « mostro » ineliminabile, che sia capace di valutare il prodotto, e sia capace di non accogliere con fiducia indiscriminata il bombardamento dei messaggi, e di non rimanere sopraffatto dall'ossessione di vedere tutto, e di credere di vedere e di sapere tutto attraverso il teleschermo, mentre invece è chiuso in una stanza, affascinato e ipnotizzato, fuori della vita reale che sta al di là della parete. Ugo Buzzolan

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