Pci, ritorno alla disciplina
Pci, ritorno alla disciplina Pci, ritorno alla disciplina (Segue dalla 1" pagina) i rischi inflattivi, ma senza giungere alla deflazione. «Le misure vanno discusse, corrette (...) perché obbediscano il più possibile a un criterio di classe e, comunque, di giustizia sociale». (La qualificazione «di classe» è una risposta a Longo e a Terracini). Ma se la classe operaia «prende la bandiera della lotta all'inflazione, è chiaro che non può rinunciare a porre in primo piano il fine vero di una politica di austerità». In poche parole; avvio delle riforme economico-sociali; non provvedimenti tampone, ma rimuovere le cause reali dell'inflazione, in larga misura internazionali, ma anche dovute alle «distorsioni» del nostro sistema. Poiché è «del tutto impensabile», mobilitare la classe operaia senza il suo consenso, il pei dovrà cercarlo dando «fiducia che si va realmente verso il nuovo». E qui una replica ad Amendola: «Guai a lasciarsi paralizzare dal terrore della catastrofe. Il pericolo della catastrofe economica e finanziaria esiste e deve essere denunciato e spiegato con chiarezza alla classe operaia, al popolo, al Paese; ma deve essere detto altrettanto chiaramente che la sciagura_può essere evitata », indicando traguardi che mobilitino le masse. Risposta a Longo sulle «cosiddette "garanzie" o "contropartite"» di cui tanto discute -.«L'accoglimento di ciò che richiediamo dipende, ricordiamocelo, solo dal movimento di massa della pressio¬ ne democratica che sapremo organizzare». Quindi, niente «rabbia impotente o qualunquismo, che conduce di fatto all'attendismo». Del resto i «risultati concreti» dell'azione del pei — ha aggiunto — ci sono stati (progetti di riconversione industriale, piano agricolo - alimentare; piano per i giovani; sconfitta del blocco generale della scala mobile). Dopo aver attaccato la de per il suo «silenzio», anche le critiche del pei, Berlinguer ha ripetuto che il «pei dice la verità anche quando è dura, non siamo dei demagoghi». E ancora replicando a Longo, che privilegia il partito identificandolo con lo Stato: «Siamo e rimaniamo pienamente impegnati nel Paese e nelle istituzioni democratiche. Non pensiamo che gli stessi interessi del partito si salvaguardino solo ribadendo che occorre prendere le distanze dal governo. Queste distanze già esistono... Le masse guardano a noi con attese e speranze alle quali non si risponde solo con la critica e con la denuncia, pur necessaria, ma con proposte positive». Di conseguenza, quando una linea è stata decisa dal partito, dopo adeguata discussione, «è necessario che sia difesa e assunta senza oscillazioni e tentennamenti». E qui Berlinguer ha addotto la continuità di linea duttile, ma ferma, seguita dal pei dopo la «svolta» di Salerno (1944), e da condurre avanti: «Diversamente davvero la gente, i compagni non ci comprenderebbero più». Dopo questa replica, la linea di Berlinguer, che com¬ porta una precisa e non facile scelta per un partito come il pei, è stata approvata dal comitato centrale. Fonti comuniste garantiscono che c'è stata l'unanimità, non riferita per «errore di dattilografia» nel comunicato. Comunque, c'è stata una schiacciante maggioranza. Il rafforzamento di Berlinguer si ricava anche dal rimpasto al vertice del pei, ratificato dal comitato centrale, che tocca la segreteria, cioè il «cuore» stesso del partito. Ne escono il sen. Pecchioli, Renzo Trivelli e Piero Pieralli; vi entrano Bufalini, Chiaromonte e Cervetti, oltre a due dirigenti regionali, Gouthier del Trentino e Birardi della Sardegna per uno scambio consueto fra periferia e centro: tutti «feledissimi» di Berlinguer. Il settore-chiave dell'organizzazione passa da Pecchioli (che va a dirigere su sua richiesta una nuova sezione per i problemi dello Stato) a Cervetti; la propaganda e stampa, altro organismo, decisivo, è assunta da Bufalini al posto di Trivelli che si trasferisce in Puglia. Il sen. Chiaromonte, l'ideologo, resta « battitore libero », a disposizione cioè di Berlinguer per incarichi speciali. La segreteria, sinora di nove membri, è formata adesso da questi otto nomi: Berlinguer, Bufalini, Chiaromonte, Pajetta, Napolitano, Cervetti, Gouthier, Birardi. L'ordine delle precedenze è ufficiale e, perciò, indica il peso di ciascun membro nel « cuore » del pei. Lamberto Fumo
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