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Terracini, Longo Terracini, Longo (Segue dalla 1" pagina) centralismo democratico. Longo è soddisfatto: il comitato centrale ha discusso in un momento difficile di crisi che impegna tutti nella analisi e nella ricerca di una linea, ed ha dato «la misura della responsabilità di tutti». Terracini osserva che è bene, una volta impostato il quadro, che ci siano possibilità di differenze. Al comitato centrale Terracini ha criticato Amendola in maniera ben più aspra di Longo. Lo ha accusato di cercare la soluzione della crisi rimanendo nel sistema, mentre per lui, Terracini, va cercata nella lotta di classe. Alla obiezione se non si senta un protomarxista, ribatte che cento sono le interpretazioni del marxismo e che nulla rimane fermo («Oggi, ad esempio, si parla di eurocomunismo»), ma che non sì può far a meno di considerare il conflitto di classi. Queste possono cambiare ed anche scomparire («Sta scomparendo la classe contadina»), ma fondamentali rimangono quella dei lavoratori, «anzi degli operai», e quella della borghesia capitalista. Le due classi fondamentali cercano accordi o alleanze con altre classi: sono sempre i primi attori, le altre sono personaggi minori dei dramma della storia. Terracini non è d'accordo con Amendola, è d'accordo con Longo. Alla domanda se oggi non si assista ad una differenziazione generazionale risponde che ogni generazione attinge alla forma ideologica che trova. Terracini è entrato nel movimento operaio, allora rappresentato dal partito socialista, prima della guerra mondiale e Longo subito dopo, poi nel '21 dettero vita al pei: Amendola è di diversa estrazione sociale e ideologica e la sua formazione risente anche della dimestichezza con Croce. Dovendo dare un giudizio sul momento politico egli vede una inarrestabile aspirazione al governo. E' una semplice constatazione o una critica? Nel secondo caso si allineerebbe anche qui con Longo, che rimprovera Berlinguer di sacrificare il partito ad altri interessi. Giovanni Trovati Sulla Voce repubblicana