Il "caso Miceli": oggi la sentenza sarà letta in aula a Montecitorio

Il "caso Miceli": oggi la sentenza sarà letta in aula a Montecitorio La Commissione ha risolto la controversia con Andreotti Il "caso Miceli": oggi la sentenza sarà letta in aula a Montecitorio Roma, 21 ottobre. A tarda sera la commissione speciale, nominata da Ingrao, ha emesso la sentenza sulla controversia sorta tra il presidente del Consiglio Andreotti e il deputato missino, onorevole Miceli, già capo del Sid. La sentenza è contenuta in una relazione di otto pagine che saranno lette (e quindi solo allora si conosceranno) da Ingrao nell'aula di Montecitorio. Più che una sentenza è un lodo arbitrale. Ai giornalisti, che chiedevano notizie sulla decisione, la socialista Magnani Noya hu risposto it immaginate un po' », mentre il liberale Bozzi, presidente della commissione, ha aggiunto che il giudizio è stato approvato all'unanimità ed è « giusto ed equo ». Poiché nella commissione c'era anche un rappre¬ sentante del msi, è da ritenere che si sia dato ragione ad Andreotti, ma non torto a Miceli. La commissione doveva dire se mentì Andreotti allorché alla Camera, replicando agli interventi sul suo discorso di presentazione del monocolore (si era ai primi di agosto) affermò che era stato il generale Miceli a fargli dire il falso sui rapporti tra Giannettini e il Sid, o se invece mentì l'on. Miceli nel sostenere che la responsabilità non fu sua. In commissione Difesa della Camera, Andreotti — che parlava come ministro della Difesa — aveva dichiarato che Giannettini, dopo l'incriminazione, non aveva più lavorato per i servizi segreti, mentre il magistrato nel corso dell'istruttoria potè accer¬ tare che egli aveva continuato a mantenere i rapporti. Nella replica a Montecitorio Andreotti, rispondendo a Miceli, che lo aveva accusato di averlo destituito nel '74, disse: « Lei sa che io non l'ho colpita, ma il magistrato. E vivendo ora qui si renderà meglio conto di quanto sia stato grave l'aver consegnato al suo ministro, e quindi al Parlamento, una dichiarazione falsa dei servizi attorno ai rapporti con un giornalista imputato nel processo di piazza Fontana ». Miceli l'interruppe: «In questo momento lei dice cose false, perché sa perfettamente come sono andati i fatti ». E Andreotti: « Quando io dovetti riferire in Parlamento sulle polemiche insorte sul caso Giannettini, non per diffidenza, ma per abitudine alla pre¬ cisione, chiesi a lei come capo del servizio, di mettermi per iscritto quello che dovevo dire. Lei mi dette lo scritto, per la verità firmato da uno dei suoi dipendenti, ma datomi... Miceli: « Qui sta il punto, lo dica ». Andreotti: « Datomi da lei. E io sono venuto qui a dire quello che poi si dimostrò un falso ». Miceli si ritenne calunniato e chiese al presidente della Camera la nomina di una commissione arbitrale. Sembra che la commissione abbia riconosciuto la gravità oggettiva del fatto che il ministro sia stato messo in condizione di affermare il falso alla Camera, ma che il ministro non abbia accusato Miceli di essere l'autore del documento firmato da Maletti. g. tr.

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