Butti: "Sarò il regista"

Butti: "Sarò il regista" Il vice-Pecci esordisce in "Coppa Campioni,, Butti: "Sarò il regista" Cesare Butti è basso di statura, biondo e imbronciato. Ripete le stesse cose di dieci giorni fa, cambiano solo i nomi. Diceva dunque Butti alla vigilia della partita di Bologna: « Devo sostituire Sala e lo farò, ma non ho le caratteristiche di Claudio ». Poi II Torino vinse tre a zero e furono elogi per tutti, con Radice che si soffermava volentieri a sottolineare le qualità di questo giocatore dotato di movimento e senso tattico notevoli. Butti lesse i giornali, ascoltò le lodi ma non cambiò opinione. Ora Claudio Sala è guarito, domani sarà In campo, e Cesare Butti cambia ruolo: questa volta deve sostituire Pecci, a casa con la gamba Ingessata, e tuttavia non muta commento: «Gioco al posto di Eraldo — dice — ma non possiedo le sue caratteristiche ». Due dichiarazioni di questo tipo, identiche fino ai minimi particolari e rilasciate a soli dieci giorni di distanza, potrebbero forse destare sospetto, fare pensare ad una sorta di opportunismo. Come se il giocatore, cioè, volesse liberarsi a priori di ogni responsabilità. Ma il caso di Butti è diverso, frutto di maturità e senso professionale, non di patteggiamenti con le proprie debolezze. L'ex cagliaritano vuol semplicemente dire che le sue caratteristiche tecnico-tattiche non sono adatte a quelle di un regista e che, in soldoni, Pecci sa fare determinate cose e lui altre. Tutto qui. Ma non nasconde la testa di fronte al compiti che lo attendono, le responsabilità, l'Impegno che gli vengono richiesti: « Sono consapevole, teso, psicologicamente pronto alla sfida con il Borussia. Una partita importantissima per il Torino e anche per me ». Del resto, Cesare Butti ha sempre dichiarato di sentirsi in grado, pur con naturali differenze, di giocare al posto di qualsiasi compagno del centrocampo, escluso Pecci. Lo aveva nffermato al suo arrivo a Torino, ribadendolo poi a più riprese, prima e dopo Bologna: ora che è giunto II momento di scendere in campo con la maglia numero otto nell'incontro torse più importante della sua carriera non si rimangia le parole, segno di grossa coerenza: «Tre anni fa — spiega — arrivai a Cagliari con l'etichetta di regista, ma mi affrettai a spiegare che non ero tale. Sono un uomo di movimento, una via di mezzo fra chi deve dettare il gioco e un mediano. Se sono costretto da esigenze tattiche a correre meno, perdo una delle mie prerogative prime. Possiedo il ritmo ma non la genialità di Pecci ». Cesare Butti si confessa a voce bassa, nel silenzio quasi totale dello spogliatoio. In campo II Torino si allena con decisione, provando esercizi sul pallone che richiedono agilità e prontezza di riflessi, calciando e correndo, partitelle e contrasti. Claudio Sala si muove meglio dì ieri, Pulicì fa gol, Garritano altrettanto, Castellini fa II matto, Zaccarelli finge di protestare. Radice dirige. Due ore di lavoro, con tutti i nazionali al loro posto, la squadra per il Borussia già fatta. Negli spogliatoi però non c'è allegria, I giocatori escono in fretta, Radice lascia Il Filadelfia per primo e corre in ospedale da Ferrini, toccato da nuovo improvviso atroce destino. Cesare Butti, in un angolo, spiega il suo esordio in Coppa Campioni. Non ha esperienza Internazionale, dice, ed i tedeschi li conosce solo di nome e di fama. In tutta la sua carriera ha giocato solo tre volte contro squadre straniere, quando stava al Bari, tutte e tre le volte contro formazioni inglesi e buscando secco tutte e tre le volte. Ora gli tocca addirittura Il Borussia, non male per un esordio: « Non so chi dovrò marcare — dice — ma so che dovrò fare il regista puro. Ripeto che questo è un ruolo che ho ricoperto poche volte, comunque cercherò di tenere la zona muovendomi più arretrato e distribuendo il gioco. Spero che non sorgano problemi. Sostituisco Pecci e manterrò la posizione di Pecci, l'assetto tattico del Torino non cambierà ». Le frasi sono secche, precise. senza indulgimenti retorici. Butti, se il paragone può reggere, viene dalla scuola di Riva, fatti e non parole. E' Introverso, schivo, -uomo del lago- come lui stesso suole definirsi: costringerlo al colloquio è difficile, tuttavia c'è da scommettere che quanto dice corrisponde esattamente a quello che pensa: « Un ragazzo serio, degno di fiducia — commenta Mirko Ferretti esprimendo un giudizio che è anche di Radice —. Sta prendendo via via confidenza con il gioco del Torino, un atleta sul quale tutti facciamo grande affidamento ». Lui, Butti, ha già lasciato il campo, dopo aver chiesto notizie di Ferrini, un po' frastornato dalle domande, quasi disturbato dalla pubblicità Intorno alla sua persona. Ha salutato cortesemente e se n'è andato. Ferretti continua: ■ L'assenza di Pecci è importante, però il Torino è squadra compatta, impostata sul collettivo. Date le premesse la sostituzione di un giocatore, sia pure del valore di Pecci, non dovrebbe crearci problemi ». Poi le ultime notizie spicciole. Il Torino si allena stamane, nove e mezzo al Filadelfia: lavoro di rifinltura, atletica, tiri in porta. E stasera arriva II Borussia. Carlo Coscia

Luoghi citati: Bologna, Cagliari, Filadelfia, Torino