Per poter governare il mondo

Per poter governare il mondo Presentato a Rotterdam il terzo rapporto del "Club di Roma Per poter governare il mondo Oggi viene presentato alla stampa internazionale a Rotterdam il terzo rapporto promosso dal Club di Roma. Concerne la Ristrutturazione dell'Ordine Internazionale (in breve, dall'inglese, RIO. Come molti ricorderanno, il primo rapporto, redatto sotto la guida di Dennis Meadows, riguardava I Limiti dello Sviluppo e suscitò subito grande scalpore. Si era nel 1972, in momenti ancora di euforia, e la crescita senza soste della produzione e dei consumi veniva considerata un'esigenza fondamentale di una società sana e prospera. Sono però bastati pochi anni per farci comprendere che l'orbe terracqueo non è poi tanto grande, che il suolo fertile già scarseggia, che il sottosuolo non ci offre miniere senza fondo, e che forse stiamo premendo troppo sui delicati equilibri della biosfera da cui dipendiamo. Oggi ci rendiamo conto che esistono ancora altri limiti, dovuti all'organizzazione politica inadeguata (causa di crisi petrolifere e alimentari, di sprechi e della folle corsa agli armamenti), alla confusione socio-culturale (prematuro ricorso e quindi rigetto dell'energia nucleare), a deficienze manageriali (impreparazione a gestire grandi sistemi complessi). Il grido di allarme era giustificato ed è ormai chiaro che occorre anzitutto mettere ordine nelle cose umane. Il secondo rapporto, Strategie per Sopravvivere, di Mesarovic e Pestel, usci due anni dopo. Progetto del pari basato su un largo impiego di modelli matematici di simulazione delle nuove realtà del mondo, mirava non più soltanto a segnalare i gravi pericoli che incombono, bensì a trovare vie e metodi obiettivi per evitarli. Un fatto che in genere ci sfugge è che l'uomo moderno possiede perfezionali mezzi di trasporto e di comunicazione per andare rapidamente da un punto all'altro del globo e per trasmettere istantaneamente voci, simboli e immagini persino nel cosmo, ma non per orientare con sicurezza la sua marcia nei fantastici labirinti della vita moderna. Questo progetto riempie in parte tale lacuna, mercè nuove, originali tecniche di razionalizzazione delle decisioni. Esse sono già alla prova in Iran, Egitto, America Latina, Germania e Stati Uniti, tanto da far ritenere che fra non molto potremo disporre di una rete mondiale organica di punti di decisione e di programmazione capaci di dialogare tra di loro utilizzando una logica e un linguaggio comuni. ★ ★ Per il terzo rapporto, una ventina di economisti e scienziati, provenienti in egual numero da Paesi sviluppati e da Paesi in via di sviluppo, e coordinati dal «premio Nobel» fan Tinbergen, hanno lavorato un paio d'anni. La premessa dello studio è che una società di molti miliardi di persone, sempre più possente tecnologicamente, e che per di più ha messo l'acceleratore ai cambiamenti che condizionano le sua stessa evoluzione, non può essere gestita sulla base dei principi, delle strutture e delle regole del passato. L'ordine internazionale attuale non solo è antiquato e non regge al carico e al ritmo della società contemporanea, ma non è nemmeno più tollerabile, in quanto per\ mette profonde disuguaglianze, e anzi le perpetua e accresce. La bandiera delle rivendicazioni dei Paesi meno svilupati venne sollevata dall'Algeria nell'aprile 1974. Quale esponente del «Gruppo dei 77» (comprendente più di cento Stati), fece convocare in sessione speciale l'assemblea delle Nazioni Unite. Con una solenne risoluzione, questa votò la creazione di un nuovo ordine economico internazionale. Ma quale ordine? L'esperienza di ormai tanti incontri al vertice, di conferenze mondiali e delle stesse Nazioni Unite dimostra che, a torto o a ragione, ciascuno dei partecipanti difende i suoi interessi con visione di breve termine. Il Club di Roma cerca invece di interpretare l'interesse superiore dell'umanità nel suo insieme e per tutto il futuro che ci è dato di immaginare, nella certezza che soltanto così anche gli interessi di ciascun gruppo umano possano trovare ragionevole e stabile soddisfazione. Il rapporto RIO, che rispecchia questa visione, è un documento politico, che fissa obiettivi, propugna scelte, raccomanda misure atte a realizzarle. ★ * // principio informatore è che ogni essere umano, in ogni parte del mondo, ha il diritto inalienabile a una esistenza di dignità e di modesto benessere, e che è compito della società assicurare le condizioni necessarie affinché tale diritto possa venire esercitato. Questa impostazione, che richiede una solidarietà operante fra tutti i popoli, può sembrare puramente e semplicemente utopica. Prima di rigettarla, però, bisogna esaminare il contrario, chiederci cioè se, con il mondo che, per così dire, diviene sempre più piccolo e obbliga la gente a vivere praticamente gomito a gomito, mentre il potere della violenza militare e civile continua a crescere vertiginosamente, è mai pensabile che una società divisa da ingiustizie e divari come quella attuale riesca a sopravvivere. Non v'è dubbio: l'obiettivo di puntare su una società più equa e umana è dettato non soltanto da ragioni etiche, morali e filosofiche, ma anche da dure esigenze politiche, esistenziali. Entrando nel vivo delle questioni, il rapporto RIO avanza una serie di proposte coerenti e complementari, relative al sistema monetario, alla redistribuzione internazionale del reddito (non della ricchezza!), al finanziamento per lo sviluppo, alla produzione di alimenti, all'industrializzazione, agli scambi, alla divisione internazionale del lavoro, all'energia, alle risorse minerali, alla ricerca scientifica e allo sviluppo tecnologico, alle imprese transnazionali, all'ambiente umano, alla riduzione degli armamenti e alla gestione degli oceani. Propone anche « pacchetti » di misure abbracciatiti vari di questi settori, per facilitare l'avvio di negoziati immediati. Esaminando attentamente questa materia esplosiva, pregna di interessi legittimi ma contrastanti, RIO propone in sostanza politiche di austerità e politiche dei redditi a livello mondiale, nonché una progressiva riduzione delle sovranità nazionali (chiave di volta per l'emergenza di un nuovo ordine anche all'interno delle nazioni). Tutto ciò non mancherà di provocare accesi dibattiti, simili a quelli che accolsero la denuncia dei limiti dello sviluppo. Il Club di Roma confida tuttavia che lo scontro di idee sarà chiarificatore, e per avviarlo in modo costruttivo ha convocato per fine ottobre una grande riunione ad Algeri. Uomini responsabili di tutti i continenti si incontreranno a titolo personale, come cittadini del mondo, per comprendersi meglio in un'atmosfera libera e informale e per esaminare insieme che cosa occorre fare perché il loro avvenire comune non sia così caotico, insicuro e travagliato come il presente. Come Europei, godiamo di un livello di vita privilegiato, e possiamo essere tentati di rimandare, almeno di qualche anno, la presa di coscienza che un nuovo ordine è necessario nel mondo — sperando che nel frattempo la nostra posizione si rafforzi. Sarebbe un errore gravissimo. Fra qualche anno saremo soltanto il cinque per cento della popolazione mondiale, e il tempo non giuoca certo a favore delle minoranze ricche — tanto meno dell'Europa, continente privo di grandi risorse naturali. Se non bilanciamo i nostri handicaps con doti di intelligenza e lungimiranza, se non dimostriamo generosità verso i popoli che oggi necessitano di aiuto organizzativo, tecnologico ed economico, forse perderemo l'ultima occasione di restare fra i protagonisti della storia di domani. L'Europa, ancor più del Terzo Mondo, ha bisogno che nella società umana venga instaurato un ordine nuovo e migliore — al più presto. Aurelio Peccei

Persone citate: Aurelio Peccei, Dennis Meadows, Tinbergen