I giornalisti eleggono Consiglio e "governo,, di Stefano Reggiani

I giornalisti eleggono Consiglio e "governo,,Taormina: il congresso s'è concluso nella notte I giornalisti eleggono Consiglio e "governo,, Impegno perché la Federazione risulti la più rappresentativa possibile - Due liste sono in lizza: la maggioranza dei delegati è presente in "Rinnovamento sindacale" (Dal nostro inviato speciale) Taormina, 15 ottobre. Come sanno stare svegli i giornalisti: è la forza dell'abitudine. Il Congresso della stampa s'è concluso nella notte, raccogliendo idee, mozioni, impegni e cariche in una gara imbarazzante di fatica e di equilibri, perché il nuovo consiglio nazionale della Federazione risulti il più rappresentativo possibile. Qualcuno dice: lottizzato secondo i rapporti politici. Domani mattina gli ultimi, assonnati superstiti della notte calda distribuiranno gli elenchi degli eletti al consiglio (44) e dei prescelti per la giunta esecutiva (11). Subito dopo la giunta, il governo della Federazione, si riunirà per meditare sulla crisi della stampa, sull'analisi svolta dal Congresso, sugli impegni da prendere e sui rimedi da chiedere. La maggioranza dei delegati è raccolta intorno ad una lista chiamata di « Rinnovamento sindacale »: vi aderiscono il presidente e il segretario uscenti, Murialdi e Ceschia; il primo è un socialista indipendente, autore di libri sulla stampa e sul modo (non tanto semplice) di leggere i giornali; il secondo è un democristiano di simpatia morotea e per questo, talvolta, accusato di reticenza e fumosità, solo per contagio del maestro. A « Rinnovamento » aderisce anche il comunista Alessandro Curzi, in predicato per entrare nel nuovo consiglio di amministrazione della Rai. Il gruppo di minoranza, che si denomina «Autonomia sindacale», rappresenta la linea moderata e conservatrice. Ma, come ci ha detto Murialdi l'altro ieri, la tendenza al riflusso contrattuale, la preoccupazione di mantenere precariamente lo status quo sono forti anche tra i rinnovatori. La lista di maggioranza ha presentato una lunga mozio ne che possiamo intendere come il programma di governo della nuova giunta. Vediamone i punti essenziali, quelli che interessano anche i lettori, oltreché, strettamente, i giornalisti. Dice la mo zione: attenti, c'è un tentativo di regime, la voglia di uniformare tutte le voci. In che modo? « Servendosi del denaro pubblico (mutui, finanziamenti, provvidenze a pioggia) è in atto un processo di riconquista della vecchia egemonia nel settore dell'informazione». Ci sono, secondo i giornalisti, varie strade: la creazione e il potenziamento di tv italiane all'estero (ma, su questo punto, la minoranza è fortemente discorde); «l'acquisto di varie testate quotidiane nazionali o 1-egionali per la formazione di un vasto cartello di strumenti informativi ». E i politici che dicono? Secondo alcuni sono i propiziatori dell'operazione, secondo la maggioranza con gressuale vengono, magari ri luttanti, piegati alla mano vra « cow l'offerta di lottizzazione delle cariche nei quadri redazionali e con l'impegno a sostenere questo o quel gruppo di potere ». Per malizia, questa stampa di regime sarebbe naturalmente « mascherata da falso pluralismo ». Sui problemi della radio televisione la maggioranza dei giornalisti ha chiesto che sia rapidamente attuata la riforma della Rai col rilancio del servizio pubblico e con una scelta di politica culturale discussa dentro l'azien da. E' stata ripetuta la ri chiesta di mantenere il divie to alla pubblicità delle tv estere, che sarebbe « una fuga di capitale », e di fare in fret ta una legge sulle radio e tv locali. La mozione ha poi illustrato le proposte dei giornalisti per la riforma dell'editoria, che comprendono la abolizione dei reati d'opinio ne, l'uso graduale nelle tipo grafie dei nuovi processi te enologici, l'aumento dei punti di vendita, i centri di stampa pubblici, la riconversione de gli impianti industriali. La maggioranza dei con gressisti si è dichiarata contraria all'aumento del prezzo dei giornali da 150 a 200 lire (« Farebbe diminuire le copie e lascerebbe insoluto il problema del deficit »). Risparmi si dovrebbero ottenere, invece, con la chiusura anticipata delle tipografie la notte e forse con l'abolizione, contrattata coi lavoratori, del settimo numero. Quanto agli stipendi dei giornalisti, si è riaffermato che se esistono dei privilegi scaturiscono da accordi particolari, non dal contratto. E s'è detto che il problema della stampa deve coinvolgere tutte le categorie: poligrafici, pubblicitari, insegnanti, anche sindacati dello spettacolo. Numerose altre mozioni sono state presentate: giusta eco di un vivo dibattito. Si segnala un intervento dell'Associazione Stampa Ligure che ha individuato l'esistenza di « gabbie dell'informazione », di un modo raffinato di incarcerare le varie classi di lettori con prodotti uniformi, a scapito, tra l'altro, dell'occupazione giornalistica e del numero delle testate. I rappresentanti delle agenzie di stampa hanno fatto una precisazione opportuna: non bi- sogna lasciar decadere il compito delle agenzie, bisogna valorizzarlo; una tempestiva notizia di agenzia dà spesso al giornale il modo di approfondire i fatti e di intervenire sui retroscena. Utile e polemica anche la raccomandazione dei delegati lombardi, spinti da Maria Adele Teodori: i giornalisti che hanno più incarichi e contratti (qualcuno ce n'è) non siano eletti nel sindacato; sarebbero troppo imbarazzati a predicare bene. Le donne giornaliste al congresso si sono comportate con franchezza: senza correre il rischio di apparire corporative, ma difendendosi nel dibattito dalle discriminazioni che ancora debbono subire, confinate spesso nei tormentati ghetti della stampa femminile o nelle rubriche specializzate. La loro presenza anche nei quotidiani sembra tuttavia in crescita. Probabilmente ci si è accorti, come afferma un documento delle giornaliste, « che negli ultimi anni il Paese è maturato anche per l'avanzata delle donne ». Stefano Reggiani

Persone citate: Alessandro Curzi, Ceschia, Maria Adele Teodori, Murialdi

Luoghi citati: Taormina