Il buongoverno dei giudici

Il buongoverno dei giudici Il buongoverno dei giudici Domani si vota con la proporzionale per il Consiglio Superiore: un motivo di speranza per le riforme Le elezioni per il Consiglio Superiore della magistratura, che si terranno domani, hanno una particolare rilevanza non solo perché per la prima volta saranno rappresentate nell'organo di autogoverno della magistratura — dopo la riforma in senso proporzionale del sistema di votazione — tutte le diverse visioni che esistono tra i giudici sui complessi problemi dell'amministrazione della giustizia. Certo questo è essenziale, perché solo nel dialogo le idee si arricchiscono e si verificano, e i problemi emergono evitando gestioni grigie e meramente burocratiche, e perché solo il reciproco controllo tra le varie componenti della magistratura evita la tentazione o il concreto pericolo di gestioni troppo parziali. Ma il solo fatto dell'introduzione del nuovo sistema elettorale non può giustificare l'interesse che queste elezioni suscitano tra i magistrati e nella pubblica opinione. In realtà si avverte oggi, in modo sempre più netto, che il nuovo Consiglio Superiore è chiamato a svolgere una funzione di notevole entità per risolvere la gravissima crisi della giustizia in Italia. E' infatti necessario nel momento attuale fornire innanzitutto la giustizia dei servizi indispensahili perché sia in grado di funzionare: la magistratura e l'opinione pubblica avvertono in maniera sempre più precisa che l'indipendenza della magistratura può essere posta seriamente in pericolo anche da una povertà di mezzi che rende praticamente inefficiente, e quindi inefficace, ogni intervento giudiziario: sia perché condiziona l'accertamento della verità, sia perché non consente che i provvedimenti giudiziari trovino effettiva attuazione, sia infine perché, come affermava lo Jehring, «non c'è peggiore ingiustizia della tardiva giustizia». Ma è indispensabile anche assicurare alla magistratura un'organizzazione interna di tipo diverso, rispondente non solo alle esigenze dei tempi ma anche ai princìpi della Costituzione che ben trent'anni fa riteneva urgente un ordinamento giudiziario profondamente diverso da quello di oggi. Si tratta di garantire alla magistratura un ordinamento veramente democratico, che assicuri da una parte la qualificazione professionale più adeguata dei magistrati e dall'altra la funzionalità ed efficienza della macchina giu¬ diziaria, che agevoli forme di partecipazione e quindi di corresponsabilità di tutti i giudici nel funzionamento degli uffici, che rompa l'isolamento della magistratura e crei adeguati strumenti di collegamento istituzionale con gli altri poteri dello Stato. Riforme così rilevanti devono essere realizzate senza compiere pericolose fughe in avanti o attribuendo al giudice collocazioni in contrasto con i princìpi costituzionali, e senza neppure lasciarsi attrarre da una logica gattopardesca, secondo cui è opportuno che qualcosa cambi perché tutto rimanga come prima. Occorre, infine, in questo momento, un notevole sforzo di riflessione culturale da parte della magistratura tutta e dell'organo che la rappresenta. E' essenziale infatti elaborare una migliore filosofia dell'intervento giudiziario, perché vi è la tendenza oggi a scaricare sulla magistratura tutte le tensioni sociali, attribuendole continuamente nuovi compiti che essa non è in grado di assolvere, dilatando le sue sfere di influenza in settori più amministrativi che giudiziari (emblematica è in proposito la vicenda della proposta di legge in materia di equo canone), non contraendo il numero dei procedimenti che le vengono assegnati (la legge sulla depenalizzazione ha lasciato in vita una miriade di contravvenzioni che rendono difficile la rapida trattazione dei procedimenti penali relativi a fatti di più rilevante incidenza sociale). Ma è necessario anche elaborare una diversa filosofia delle strutture e dei servizi, perché oggi non basta istituire adeguati servizi interni all'amministrazione della giustizia senza provvedere anche a servizi esterni indispensabili per rendere concretamente operante l'azione della magistratura nei nuovi settori che le sono affidati (si pensi al diritto di famiglia, alla funzione di recupero sociale del giudice di sorveglianza o del giudice che si occupa dei tossicodipendenti). E' su questa capacità di seria riflessione culturale sul ruolo del giudice o della giustizia nonché delle conseguenti esigenze strutturali dell'organizzazione giudiziaria che si gioca oggi la credibilità della magistratura e la sua capacità di contribuire alla orescita civile del nostro Paese. Alfredo Carlo Moro Magistrato

Persone citate: Alfredo Carlo Moro

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