Nei Mari del Sud senza leggenda

Nei Mari del Sud senza leggenda Nei Mari del Sud senza leggenda ! R. Firth: «Noi, Tikopia. Economia e società nella Polinesia primitiva», Introd. di B. Malinowski, trad. di C. Bianco e di D. Cannella, Ed. Laterza, pagg. XXII-503, lire 12.000. E' questo un classico della scuola funzionalistica anglosassone (la I edizione inglese è del 1936, la seconda, sulla quale è condotta attentamente e con mano esperta la traduzione, è del 1963) che arricchisce gli strumenti antropologici dei quali editori e studiosi vanno ormai dotando, dai tempi di Ernesto De Martino, il pubblico italiano, con ritardo, purtroppo, sugli sviluppi dell'informazione negli altri paesi. I Tikopia che Firth conobbe prima del 1936 erano una comunità di circa mille indigeni, abitanti in un'isola all'estremità orientale delle Salomone, ai limiti, cioè, fra gli intricati mondi della cultura melanesiana e di quella polinesiana. Se volessimo afferrare il momento segreto ed interno di questa ricerca, tanto rigorosa nei suoi risultati e nelle sue schematizzazioni, scopriremmo come sotto l'abito scientifico dell'et nologo Firth residuano i sogni infantili e le nostalgie brucianti di un ragazzo che ha letto i libri di Cook e di Melville e ha travestito, prima della esperienza sul campo, i Mari del Sud con l'incanto di universi paradisiaci e perduti, ora riportati alla realtà delle loro dimensioni storiche dal lavoro etnologico: è, del resto, la confessione che l'autore rende nelle sue prime pagine. II metodo, tipicamente anglosassone, si sottrae ad ogni eccesso di elucubrazione teorica ed è tutto fondato sulla notazione empirica, quasi quotidiana e talvolta diaristica, dei fatti concreti, anche se l'autore non perde mai di vista il suo intento specifico: l'accertamento, attraverso una lenta e partecipata inserzione nel gruppo, delle strutture di parentela patrilineari e matrilineari, gli aspetti della vita economica, l'iter di nascita e crescita di un Tikopia fino al momento della circoncisione iniziatica. Il tono della ricerca riflette gli insegnamenti della scuola inglese, di matrice decisamente economica, che è il prelimine indispensabile di ogni altra possibile lettura dei dati, anche di quelli religiosi o sociali o artistici, che Firth ha trattato in un altro suo libro (The Work of Gods) non ancora tradotto in italiano Proprio in questo minuto ri lievo dei comportamenti economici appare che i rapporti dei Tikopia si configurano come una interessante alter nativa precapitalistica ai no stri sistemi, fondata sullo scambio-baratto, sul dono e sul valore non mercificato dei beni. Negli anni in cui li visitava l'autore non ebbe mai bisogno di danaro, poiché « i Tikopia non ne conoscevano l'uso ». Le classificazioni delle parentele, poi, portano alla luce dinamismi funzionali ben distanti dai significati che della parentela residuano nella nostra società, òhi affronta la lettura dell'opera, mai annoiante per il suo continuo ancoramento nella vita e nei fatti — comunque indispensabile per ogni persona seriamente interessata all'antropologia — scoprirà non solo la ricca dialettica sociale dei sistemi di parentela non europei, ma gli impensati e strani effetti costumari di essa, dall'uso dell'oscenità verbale e gestuale in particolari occasioni, al diverso peso della figura paterna, alla dilatazione sui generis della nozione dell'incesto. Evidentemente Firth si riferisce ad una popolazione che poteva essere avvicinata nella sua quasi totale integrità culturale soltanto qualche decennio addietro. Attualmente i processi distruttivi di deculturazione dei Bianchi ne hanno operato lo sfacelo quasi totale. E già Firth, quando scriveva, rilevava — senza, peraltro, sollevare riserve o condanne in obbedienza a quella pseudoneutralità e obiettività che è la più grave tara del funzionalismo — i guasti operati dalle missioni, per le quali tutte le istituzioni legate alle antiche divinità erano aspramente biasimate e combattute secondo i principi cristiani dell'etica del peccato. Alfonso M. di Nola

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