Bisognava pensarci prima

Bisognava pensarci prima Bisognava pensarci prima Fino a 15 giorni fa il Presidente del Consiglio e i suoi ministri si preoccupavano di smentire in ogni sede che fosse allo studio del governo un piano di misure restrittive. Nella sua prima intervista dopo il voto di fiducia, a metà agosto, l'on. Andreotti aveva escluso un intervento di drastico contenimento della domanda e aveva aggiunto che sarebbero state prevalentemente necessarie misure limitate e selettive di contenimento dei consumi che più incidono sulla bilancia commerciale suggerendo in via esemplificativa, con un'espressione ormai famosa, una riduzione del consumo di orchidee. Queste smentite, probabilmente, rispondevano al vero sia per quanto riguarda la predisposizione tecnica degli interventi, che sembrano infatti essere stati approntati in tutta fretta negli ultimi giorni di settembre e nella prima settimana di ottobre, sia per quanto riguarda le intenzioni effettive del governo, incoraggiato in questa direzione da un certo ottimismo che la ripresa della produzione industriale e il buon andamento valutario dei mesi estivi avevano contribuito a diffondere. Uno fra i commentatori economici più autorevoli, il professor Andreatta, scrivendo sul Corriere della Sera qualche settimana fa, dava un quadro assai roseo delle prospettive economiche del 77, mentre altri, alla luce dell'andamento valutario, si erano affrettati a dichiarare « evitato il naufragio » del paese e ingiustificato ogni allarme. Tutto questo ha contribuito alle esitazioni del governo e, quel che è peggio, ha confuso profondamente l'opinione pubblica, le cui reazioni aspre all'annuncio dei provvedimenti, riflettono anche la frustrazione per questo tentennamento grave nel giudizio degli esperti e del governo sulla effettiva situazione del paese. A fine settembre la flessione del cambio della iira ha bruscamente richiamato il governo alla realtà e in sette giorni sono state decise misure restrittive di enorme portata, dall'aumento del tasso di sconto, al prelievo fiscale e tariffario deciso dal Consiglio dei Ministri, alle misure sulla contingenza, all'imposta sugli acquisti di valuta che crea seri problemi nel rapporto fra l'Italia e la Cee. Accanto all'effetto restrittivo diretto di queste misure, il fatto che esse colgano il paese impreparato, nel senso che tutto ciò che era stato detto o fatto negli ultimi due mesi era nel senso di rassicurarlo sullo stato del¬ l'economia e sulle possibilità di evitare misure troppo drastiche, determinerà un riflesso negativo tanto maggiore sull'evoluzione economica del paese. Le misure decise dal governo, avranno, per il loro impatto economico diretto e per questo aspetto psicologico che ne aggrava le conseguenze, un effetto insieme inflazionistico e deflazionistico già dai prossimi mesi: non si portano — per fare un solo esempio — i tassi dell'interesse ben oltre il 20 % senza determinare a breve termine una pressione inflazionistica e subito dopo una caduta dell'attività economica. E' difficile valutare con precisione l'effetto quantitativo della svolta impressa alla politica economica, sia per questa componente psicologica per valutare la quale occorrerà qualche tempo, sia perché non risulta chiaro in che misura i maggiori prelievi fiscali e tariffari verranno reimmessi in circolazione attraverso aumenti di spesa pubblica. Si può tuttavia prevedere che queste misure di per sé comporteranno un arresto della crescita del reddito nazionale nel 77 con uno scostamento negativo da quell'aumento del 3 per cento circa in termini reali che la Relazione Previsionale Programmatica riteneva possibi¬ le per il prossimo anno. Così come era stata sbagliata per difetto, a fine 75, la previsione sul reddito nazionale di quest'anno, anche quella contenuta nella Relazione diffusa la scorsa settimana appare quindi destinata ad essere smentita. Ci si può e si deve chiedere se e in che misura questa situazione poteva essere evitata. Sul Corriere di qualche giorno fa, probabilmente per coerenza con ciò che aveva scritto poche settimane orsono, il professore Andreatta ha criticato le decisioni del governo che ritiene ispirate da un insieme di valutazioni errate della Banca d'Italia. In realtà, arrivati a fine settembre senza alci.ii programma economico di risanamento dell'economia italiana, con una forte pressione inflazionistica e con un indebitamento estero dell'Italia, che secondo i dati della Relazione previsionale e programmatica supera di oltre 7 miliardi di dollari la sua posizione valutaria attiva, le restrizioni risultano imposte dalla situazione della lira non essendovi margini per una difesa del cambio, né basi per contrarre nuovi prestiti se non in contropartita di misure come quelle che il governo va prendendo. Ma questo era vero anche un mese fa, due mesi fa e sei mesi fa. Arrivati — ripeto — a fine settembre senza alcuna politica, la sola alternativa era ed è una forte svalutazione della lira rispetto al dollaro e alle altre valute forti accompagnata da una accelerata crescita monetaria per assicurare la continuità della ripresa e da sgravi sui costi delle imprese, sotto forma di arresto della scala mobile o di riduzioni degli oneri sociali. Ma questa linea consentirebbe il sostegno della produzione attraverso la svalutazione e quindi l'espansione delle esportazioni, richiedendo però per poter essere efficace una redistribuzione sostanziale del reddito, dal salario ad altri redditi, e della domanda, dall'interno all'estero. Se questa linea non si ritiene praticabile, e difficilmente lo è, come si è visto in passato fra la fine del 72 e la metà del 73, si deve adottare un programma di risanamento progressivo delle condizioni finanziarie del paese che richiede la decelerazione della crescita dei redditi monetari, della spesa pubblica e della offerta di moneta. Aspettare, come si è fatto, che emergessero le difficoltà del cambio, siGiorgio La Malfa (Continua a pagina 2 in quarta colonna)

Persone citate: Andreatta, Andreotti, La Malfa

Luoghi citati: Italia