Aumento della cedolare secca nuovo grave colpo alla Borsa

Aumento della cedolare secca nuovo grave colpo alla Borsa È stata portata dal 30 al 50 per cento Aumento della cedolare secca nuovo grave colpo alla Borsa (Dal 7iostro inviato speciale) Milano, 11 ottobre. Nella loro sostanza i provvedimenti adottati dal governo venerdì scorso erano già conosciuti. All'ultimo momento però si è appresa una novità inattesa che riguarda l'aumento dal 30 a 50 per cento della misura della ritenuta a titolo d'imposta (cedolare «secca») sugli utili distribuiti dalle società di capitali. Il provvedimento è stato pubblicato oggi sulla «Gazzetta Ufficiale». La storia della cosi detta cedolare è ricca di modifiche. Sorta alla fine del '62 con l'aliquota unica del 15 per cento a titolo di trattenuta d'acconto sui dividendi incassati, con relativa segnalazione allo schedario fiscale, ha subito la prima trasformazione nel 1964. In quell'occasione la cedolare si è scissa in due offrendo all'azionista la possibilità di scegliere fra una ritenuta d'acconto del 5 per cento od il pagamento di un 30 per cento di cedolare secca, senza alcuna schedatura. Dopo altri tre anni è stata tolta la possibilità di optare per l'imposta secca e tutti i dividendi sono stati assoggettati all'unica trattenuta d'acconto del 5 per cento con relativa segnalazione al fisco. Nel 1974 si è tornati al regime alternativo, ma con aliquote diverse: 10 per cento d'acconto o 30 per cento «secca». L'ultimo decreto, come si è detto, eleva l'aliquota d'imposta secca dal 30 al 50 per cento. In tal modo si è inferto un altro colpo ai percettori di redditi azionari che, do po aver visto ridursi paurosamente il valore dei loro investimenti, si vedono ora decurtare ulteriormente i già scarsi dividendi distribuiti dalle società senza che peraltro si sia calcolato realisticamente quali potranno essere i maggiori introiti per l'era rio. Infatti tra i possessori di titoli azionari, le società finanziarie continueranno ovviamente ad incassare i dividendi con la ritenuta d'acconto del 10 per cento poiché comunque sono tassate in base ai bilanci e quindi hanno interesse a recuperare la ritenuta in sede di pagamento delle imposte. La massa dei piccoli azionisti che in gran parte per evitare schedatura e complica zioni aveva optato per la soluzione « secca » del 30 per cento, anche se i loro redditi comportavano aliquote più basse, ora saranno spinti a scegliere la cedolare d'acconto poiché il 50 per cento secco è decisamente troppo. Si pensi che mentre all'aliquota del 30 per cento corrisponde un reddito annuo di poco più di 37 milioni, a quella del 50 per cento corrisponde un reddito di quasi 300 mi lioni. Gli azionisti destinati ad essere colpiti in quanto non hanno scelta sono i fondi di investimento autorizzati tutti gli altri enti e persone non residenti. Il che non può che scoraggiare definitivamente quegli stranieri che ancora dimostravano una certa fiducia nella nostra econo mia investendo in azioni italiane. Si può poi anche fare un di scorso di dimensioni: le so cietà che distribuiscono dividendi vanno assottigliandosi sempre più. Fra i grossi nomi dei titoli quotati in Borsa, sono in gran maggioranza infatti quelli che quest'anno hanno lasciato a bocca asciutta gli azionisti e, dato l'andamento generale, non c'è da farsi troppe illusioni per la prossima campagna dividendi. A chi giova dunque questo provvedimento? Alla luce di quanto visto, sembrerebbe corrispondere soltanto ad un intento demagogico. E intanto la Borsa ha pagato cara la misura con una nuova perdita di circa il 3 per cento, portando la quota sotto «quota 40». c. col.

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