Scuola a tempo pieno e alunni di serie A e B

Scuola a tempo pieno e alunni di serie A e B NEL MONDO DEI FIGLI! I Scuola a tempo pieno e alunni di serie A e B Tutto pare sia già stato detto e scritto sulla scuola a tempo pieno. Si contano sull'argomento più di 200 titoli pubblicati, una quantità imprecisabile di articoli, nonché un discreto numero di Convegni. Qualcuno ha osservato che poche istituzioni scolastiche possono gareggiare In popolarità come questo nuovo jolly della scuola italiana. E qui sta anche il guaio. il contenitore « tempo pieno » è così ampio da invogliare chiunque a riempirlo dei più disparati contenuti e, al contempo, è così malleabile da indurre molti alla tentazione di trasformarlo in una nuova fuga dalla sua originaria configurazione. Sulla carta, nei discorsi e nelle belle enunciazioni tutto pare chiaro, lodevole e risolutivo, nella realtà, ossia nell'attuazione pratica, saltano fuori i vecchi vizi della nostra scuola. Ed è su questa realtà che vorremmo buttare uno sguardo, perché è arrivato il momento di incominciare a tirare i remi in barca per vedere quali sembianze ha acquistato questo figlio prediletto (non da tutti, in verità) della scuola. Facciamo prima un piccolo passo Indietro, dal momento che non si può fare un consuntivo, seppure sommario, senza esserci rinfrescati le idee su che cosa si intende per scuola a tempo pieno, o scuola integrata o della piena educazione. Si è detto: deve essere un servizio capace di porre rimedio alle condizioni di diseguaglianza agendo come camera di decompressione dei condizionamenti sociali; deve rimescolare le carte per ciò che riguarda le materie dette fondamentali e le altre sussidiarie, nella prospettiva di trasformare ogni materia in un'occasione di studio, di ricerca, e di creatività; deve concorrere ad anticipare nei contenuti, nella didattica, e nei metodi, la famosa ed attesissima riforma della scuola dell'obbligo. Il suo rovescio, com'è ovvio, è la rigida suddivisione della materia, la assenza di canali comu¬ nicanti tra una materia e l'altra (interdisciplinarità), il nozionismo, la distinzione tra scuola del mattino (seria e per tutti) e attività pomeridiane (per i poveretti che non hanno aiuti a casa) e quindi tra insegnanti statali, quelli del mattino, e insegnanti sussidiari, spesso comunali, quelli del pomeriggio. Dunque, suddivisione del tempo, degli insegnanti e delle materie in due graduatorie ben distinte, con un dosaggio di prestigio adeguato al rango. E' questa una scuola che sfocia necessariamente, al di là della buona volontà dei singoli insegnanti, in discriminazione tra gli alunni a seconda della provenienza sociale. E' sufficiente un'etichetta di « tempo pieno » per cambiare un contenuto? A quanto risulta da alcune esperienze concrete, ad esempio a Torino e rilevate dall'Amministrazione locale, pare di no. I difetti della scuola tradizionale permangono, tanto che in una circolare del Comune di Torino (che a noi pare molto significativa a questo riguardo) leggiamo: » E' necessario da parte nostra dichiarare subito che l'Amministrazione, che intende perseverare nel suo impegno per II rinnovamento della scuola, non è più disponibile a mobilitare una parte considerevolissima del suo bilancio in un Investimento che non dia garanzie sicure di contribuire ad un effettivo miglioramento dell'opera educativa. Non è più disponibile, cioè, ad avallare implicitamente con II suo intervento la discriminazione tra alunni poveri e meno poveri, tra materie "Importanti" e materie "secondarie", secondo concetti dovunque superati, tra Insegnanti di serie A e insegnanti di serie B ». Ma emerge anche un altro dato relativo questa volta al costo di questo tipo di scuola: « Viene di- ' mostrato che per realizzare un i tempo pieno di 8 ore al giorno per ] 5 giorni alla settimana, potrebbero essere sufficienti 7 insegnanti per \ 5 classi ». Aida Ribero

Persone citate: Aida Ribero

Luoghi citati: Comune Di Torino, Torino