La maestrina costretta ad abortire dice della madre: "Non la perdono"

La maestrina costretta ad abortire dice della madre: "Non la perdono"Chivasso: si è rifugiata in casa del fidanzato La maestrina costretta ad abortire dice della madre: "Non la perdono" (Dal nostro inviato speciale) Chivasso, 11 ottobre. « Io non volevo, mia madre sì ». Marinella Daniele, la diciannovenne studentessa di Borgo Revel, vicino a Chivasso, che due settimane fa, incinta di un mese e mezzo, ha abortito costretta dai genitori, lancia il suo tremendo atto di accusa. E' seduta al fianco del fidanzato, Gianni Maina, 19 anni anche lui, operaio alla Fiat di Crescentino, sul divano della sua casa, in via Dora Baltea 35. Vi si è rifugiata a sette giorni dall'intervento dopo aver denunciato ai carabinieri l'incredibile violenza cui è stata sottoposta. Ma come si può costringere una ragazza come lei, indubbiamente intelligente e « maggiorenne » ad abortire contro la propria volontà e all'insaputa del futuro padre? « Si può — dice Marinella —. Si può, quando ti chiudono a chiave in casa per giorni e giorni senza permetterti di uscire. Quando tutti i parenti sono contrari alla tua gravidanza, col pretesto che sei troppo giovane, che devi ancora studiare. E soprattutto quando il bambino che deve nascere è il figlio di un fidanzato non gradito ». Gianni Maina, infatti, almeno agli occhi severi dei genitori della ragazza, non era quel che si dice un « buon partito ». Per la figlia unica, iscritta alla quarta magistrale di un esclusivo istituto di religiose di Casale, il padre, im¬ prenditore edile per conto i della Fiat e la madre, casalinga ambiziosa, sognavano forse un partito più adatto che un semplice operaio della manutenzione. A nulla serviva che i due giovani si conoscessero da almeno cinque anni, e che avessero incomin- ciato a « filare » un anno fa., Che Gianni fosse impiega-, to alla Fiat da sei mesi co- j me operaio semplicemente per « dare una mano » in famiglia in attesa di guadagnare il sospirato pezzo di carta, il diploma di disegnatore. « Quando mi sono presentato ai suoi genitori — dice il Maina — per fidanzarmi ufficialmente, mi hanno ri- sposio che Marinella era trop po gìovane< che aoveva ter mìnare gn studi che ìo d0 vevo ancora fare il militare» "a che gli ap pare sul viso non sembra molto convinto. « Tutte scuse — aggiunge la ragazza — appena sei uscito mi hanno chiaramente fatto capire che non ti volevano come gene, ro. Non hanno detto di no, ma rimandavano pretestuosamente, in attesa forse, che la cotta passasse ». I suoi genitori avevano in mente qualche altro partito? Marinella esita: « Forse » dice. Qualcuno in paese, dove la vicenda corre sulla bocca di tutti, dice che il rifiuto dei due genitori fu originato in realtà da un'antica ruggine esistente tra le due famiglie, specialmente tra le due future « suocere ». Ma non esistono conferme precise a questa ipotesi: « Fatto sta — continua Marinella —, che dinanzi alla mia ostinazione, i miei genitori sono passati alla classica minaccia: se lo sposi, qui non metti più piede. Mi resero quasi impossibile vederlo, volevano trasferirmi addirittura dal collegio di Casale, dove godevo di una certa libertà di comunicare con lui, ad un altro ben più severo, di Torino ». Finché arriva la mattina dell'8 settembre, quando Marinella si accorge di essere incinta. « Non fu un ricatto — affermano ora i due giovani — il solito espediente per mettere i genitori di fronte al fatto compiuto ». Spaventata da questo fatto « nuovo », la ragazza abban- la novità da alcuni zii. Rientra in famiglia di lì a poco per decidere che « cosa fare ». « Di portare avanti la gravidanza non si è neanche parlato — accusa la ragazza. — Per i miei genitori, per mia madre soprattutto, questo bambino non doveva nascere. Mio padre era molto più esitante ». La donna si è incaricata di tutto. Ha trovato Maria Cena, un'ostetrica compiacente di Chivasso ed ha cercato di convincere la ragazza e i parenti dov'era custodita, che l'aborto « era per il suo bene ». Una mattina di due settimane fa l'ha accompagnata dall'ostetrica ed ha assistito all'intervento, « Mia madre — dice ancora la figlia — manteneva un atteggiamento sempre convinto, sere- \ no. Dopo era addiritutra felice, come se si fosse liberata di un peso ». Che cosa prova per lei? « Non la odio, perché è sempre mia madre, ma adesso non riesco a perdonarla ». Massimo Boccaletti HP | | I

Persone citate: Boccaletti, Gianni Maina, Maria Cena, Marinella Daniele

Luoghi citati: Borgo Revel, Casale, Chivasso, Crescentino, Torino