Pluralismo e «compromesso» di Antonio Giolitti
Pluralismo e «compromesso» Pluralismo e «compromesso» (Segue dalla 1* pagina) se, ma in cui prevale una tendenza statalistica e ccntralistica per quanto riguarda la sede dove si esercita il potere di definire e dettare l'interesse generale. La preoccupazione, a proposito del pluralismo, s'inverle: non è più quella, prevalente in Ingrao, per il rischio di frammentazione, bensì quella per il rischio di centralizzazione. La concordia discorde dei «grandi partiti popolari» (che rappresenta, mi pare, la trascrizione del concetto di «moderno Principe» in chiave di compromesso storico) non è controbilanciante, va controbilanciata. La Costituzione non basta più, occorre una fantasia istituzionale innovativa. La classe operaia, nel suo cammino verso l'assunzione di responsabilità di classe dirigente, non si trova dotata in partenza di contro-poteri radicati nella struttura economico-sociale, come quelli cui si appoggiava la borghesia nella lotta contro il feudalesimo e la monarchia assoluta. E' a livello politico che bisogna predisporre gli antidoti al centralismo. Le «sfere particolari» dovranno essere quelle istituzionali delle forme c sedi di autogoverno e autogestione, configurate senza alcuna disinvoltura massimalistica ma con un senso realistico dei limiti e delle compatibilità (si veda, a questo proposito, quanto ha scritto Giorgio Ruffolo in «Mondopcraio» sull'autogestione nell'impresa). Essenziale è la salvaguardia dell'autonomia e del pluralismo culturale a quel livello, quali che siano le aggrc- \ gazioni a livello socioeconomico: non vorrei che si ammettesse la possibilità di culture diverse solo fino a quando siano diversi e «corposi» i «ceti» ai quali sociologicamente se ne attribuisce la matrice. Oggi, in vista del futuro che già si delinea, il pericolo che incombe sul pluralismo, e che bisogna prevenire, è quello della mancanza di alternative politiche reali. Si avrebbe un pluralismo sociale ingabbiato in un totalitarismo politico. La Malfa osserva che «neanche il cosiddetto compromesso storico contraddice l'impegno al pluralismo politico». E' vero solo in teoria. In pratica, la possibilità di alternativa diverrebbe talmente esile da risultare inconsistente. La democrazia, che postula il pluralismo anche politico, cioè pluralismo di alternative, si troverebbe inceppata: quella democrazia che — come scrive Tocqueville — «sparge in tutto il corpo sociale un'attività inquieta, una forza sovrabbondante, una energia, che non esistono mai senza di essa c che, sol che le circostanze siano favorevoli, possono generare meraviglie». Il compromesso storico sarebbe una circostanza estremamente sfavorevole. Senza pluralismo effettivo la democrazia si spegne. L'alternativa di sinistra in Italia — pluralistica già al suo interno, per la presenza di un partito socialista autonomo — apre a quelle energie nuovi spazi politici. E solo aprendosi ad esse un partito socialista può generare le «meraviglie» annunciate nel suo messaggio. Antonio Giolitti
Persone citate: Giorgio Ruffolo, Ingrao, La Malfa, Tocqueville
Luoghi citati: Italia
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