L'«en plein» di De Vtaeminck di Maurizio Caravella

L'«en plein» di De Vtaeminck Il belga corona nel44Lombardia,, una settimana con tre vittorie L'«en plein» di De Vtaeminck Per gli italiani, una corsa da dimenticare - Solo Panizza (3") con Zoetemeik e i francesi Thévenet e Poulidor nella volata L'affaticato Moser soltanto al 6° posto, ad oltre 1 Gimondi 24" (Dal nostro inviato speciale) Como, 9 ottobre. Proprio come un grosso «eri Plein» alla mulette: tre corse in sei giorni, tre trionfi, a raffica. Se si potesse scommettere sui corridori come sui cavalli — in altri Paesi già succede —, oggi il totalizzatore pagherebbe pochissimo, perché la legge del più forte è rispettata in pieno, vince quel Roger De Valeminck che sta andando come il Merckx dei tempi d'oro. Il Giro di Lombardia è suo, davanti a Thevenet, Panizza, Zoetemeik e Poulidor, il vecchio «Poupou» che a quarant'anni riesce ancora a fare cose proibitive a tanti giovani, anche di casa nostra. Cinque insieme al traguardo, ma non lasciamoci ingannare: ben prima di Como si sapeva che avrebbe vinto De Vlaeminck. Gli altri quattro, in un certo senso, sono stati la sua corte. Per sperare di batterlo, avrebbero dovuto bucargli un tubolare. Hanno provato, si, a metterlo nel sacco, ma il tentativo è finito ancora prima di cominciare: e De Valeminck, annusando intorno a lui aria di complotto, non si è affatto innervosito, perché si è accorto che chi parlava aveva il fiato corto. Per fortuna, tra i mrimi c'era il piccolo Panizza, altrimenti la «débàcle" del nostro ciclismo sarebbe stata completa. Qualcuno dice che Panizza è come il prezzemolo, spargerne un po' nei pronostici non guasta mai, magari non vincema ci va vicino, ogni tanto sente una specie di frenesia addosso, scatta e neppure lui, forse, sa dove vuole andare. Se il nostro ciclismo va a fondo, lui si toglie dalla compagnia perché vuole stare a galla. Oggi è stato II primo degli italiani, come alla «Sanremo», e dice che se a qualcuno non importa lui non può farci niente, ne è fiero lo stesso. Panizza, va bene, ma gli altri? Perché farsi battere da questo De Vlaeminck formato «super» non è neppure grave, è soltanto logico; ma possibile che oggi non ci fosse difesa neppure contro Thévenet, o contro Zoetemeik, o contro «nonno» Poulidor, che mostri non sono di certo? Moser è giunto sesto, a 1 '12", battendo allo sprint Verbeeck, Bitossi, Conti ed altri, fra cui Bertoglio; Gimondi è arrivato ancora più indietro, ventiquattresimo, mischiato ad un altro gruppetto. Tutti dicono di essere stanchi, dopo una stagione particolarmente pesante, ma questo forse può spiegare soltanto in parte un crollo così netto. Ad un certo punto, nel finale, i cinque di testa avevano ridotto il loro vantaggio a poco più di venti secondi, sui rettilinei il gruppo dei migliori cominciava a vedersi. Sarebbe bastato un piccolo sforzo in più, sarebbe bastato un minimo di collaborazione, macché. Un Giro di Lombardia per gli italiani da dimenticare in fretta, per De Vlaeminck e la sua squadra da ricordare a lungo, come un capolavoro difficilmente ripetibile. Roger aveva cominciato, stamane, col tastare il polso ai compagni di squadra, per sapere se poteva fidarsi di tutti. E la squadra ha funzionato in modo perfetto. Scappa Zanoni, che prima da solo e poi con Boifava resta al comando per quasi 150 chilometri. Quando il vantaggio si fa consistente (cinque minuti e mezzo), la Brooklyn organizza l'inseguimento e i due vengono inghiottiti abbastanza in fretta. Dopo Menaggio, salita, tenta di andarsene Poulidor, ma sono ancora i compagni di De Vlaeminck a fargli da carabinieri. Poi scappa Parsani in compagnia di Vallet e De Witte puntuale, riporta su di loro il gruppo. De Vlaeminck e la sua squadra fanno catenaccio, non concedono permessi, chi tenta l'avventura non ha scampo, anche i più ribelli si lasciano addomesticare. Tutti, eccetto uno. Sulla salita di San Fedele d'Intelvi, a circa sessanta chilometri dal traguardo. Thévenet gioca la sua carta. De Muynck in testa al gruppo, allunga, ma gli sfuggono anche Zoetemeik, Panizza e Poulidor, e allora grida a De Vlaeminck che è il momento giusto, ma Roger forse non ha bisogno di consigli, è già in prima fila, e già sulle ruote del terzetto. Moser e Bitossi non riescono a reagire (Francesco all'arrivo dirà che II suo gregario Poggiali andava più forte di lui), ci sono scatti continui, Il gruppo si sfalda, Gimondi addirittura scivola in coda, con la vista un po' annebbiata e le gambe un po' indurite. Ed è proprio qui che si decide il Giro di Lombardia. Thévenet è solo in testa, ma ci rimane poco, De Vlaeminck lo agguanta assieme a Zoetemeik. Panizza e Poulidor. Dietro si è sganciato un altro quartetto, con Riccomi, Perletto, Vandi e De Witte a rimorchio, ma su di loro rientrano a folate successive tutti i migliori (compreso Gimondi, anche se in un secondo tempo). Il gruppo, come si è detto, arriva comusque a poco più di venti secondi dai primi; poi, però, cede quasi di schainto. De Vlaeminck capisce di aver vinto. Gli dà solo fastidio che Poulidor non tiri. Poi i «complotti», che servono solo a sprecare il fiato, perché non scatta nessuno. Quando Thévenet si decide, è troppo tardi, ormai il traguardo è li, a poche centinaia di metri. De Vlaeminck lo supera e vince, poi lo guarda come per dirgli: -Volevi scherzare, Bernard?'. Maurizio Caravella Como. Il vittorioso sprint di Roger De Vlaeminck davanti a Thevenet e Panizza (Telefoto)

Luoghi citati: Como, Lombardia, Menaggio, San Fedele, Sanremo