Neto ringrazia Mosca per l'Angola e sferra un duro attacco ai cinesi di Livio Zanotti
Neto ringrazia Mosca per l'Angola e sferra un duro attacco ai cinesi Discorso a sorpresa durante la visita del presidente Neto ringrazia Mosca per l'Angola e sferra un duro attacco ai cinesi (Dal nostro corrispondente) Mosca, 8 ottobre. La sorpresa, in una visita tanto significativo quanto già programmata fin nei minimi dettagli, è venuta da Agostinho Neto. E non riguarda l'Africa Australe bensì la Cina. Il presidente angolano e capo dell'Mpla, che grazie all'aiuto sovietico e cubano ha sconfitto in battaglia i portoghesi prima o poi i filoccidentali di Holden Roberto sostenuti anche da Pechino, le ha rivolto critiche violente. Né i sovietici, che pure hanno appena rivolto ai cinesi un invito al dialogo e alla riconciliazione, hanno dato l'impressione di esserne rimasti dispiaciuti. Che abbiano già ricevuto segnali negativi in risposta alla loro timida «avance»? Certo è difficile credere che l'ospite africano abbia compiuto un passo avventato e ancor più che i padroni di casa l'abbiano sottolineato inavvertitamente. Al Cremlino, ieri sera, l'atmosfera era solenne, i brindisi augurali adeguati nel tono e nella lunghezza. In piedi, di fronte alla tavola imbandita, ha parlato per primo Breznev. E' stato misurato, ha detto che la pressione contro i regimi razzisti del Sud Africa cresce di giorno in giorno: «Gli avvenimenti di questi ultimi anni dimostrano che certi problemi possono essere risolti equamente soltanto dagli stessi popoli che ne sono direttamente interessati». Ha attaccato senza nominarlo il piano Kissinger per la Namibia, affermando che i tentativi per sostituire una nuova forma di colonialismo alla vecchia sono destinati a fallire. I nuovi equilìbri nella regione non lo permetterebbero. L'Africa, aggiunge il segretario generale del pcus, è ingrado di fare da sé. E nell'elogio che fa della maturità e della forza costruita negli ultimi anni, si può cogliere anche il limite dell'impegno sovietico verso quell'area. In questo ambito — peraltro ampio — le relazioni tra i due Paesi verranno intensificate. E' stato ancora Breznev a dirlo. Lui stesso ha voluto annunciare che gli accordi già messi a punto dalle due delegazioni rivestono particolare importanza. «Saranno fondamentali per lo sviluppo dell'amicizia e della cooperazione tra i nostri Paesi e popoli», ha poi precisato il presidente Nikolaj Podgorny. Non si tratta di parole spese a caso neppu¬ re nell'ampollosa oratoria ufficiale sovietica. Agostinho Neto si è levato mentre gli applausi al discorso di Breznev echeggiavano ancora nella sala. Ha ringraziato (l'aiuto sovietico ha avuto una parte fondamentale nella nostra evoluzione storica...), ha dichiarato la ferma volontà del suo popolo di preservare l'indipendenza per costruire il socialismo e di non risparmiare sforzi per garantire agli altri popoli dell'Africa Australe uguali possibilità. Quindi ha lanciato l'attacco alla Cina. «Bisogna ricordare che le sue azioni, di un Paese che si dice socialista, sono state dirette in Angola a favo¬ re delle forze imperialiste... La posizione della Cina in Africa è soltanto una manifestazione di antisovietismo contro natura e contro gli interessi dei popoli». Neto ha fatto la lezione a Pechino, senza risparmiargli nulla, nemmeno il sarcasmo. Ha parlato di pseudosocialismo, ma anche della speranza che una volta o l'altra i cinesi si ravvedano. «Noi comprendiamo che c'è differenza tra il popolo cinese, ricco di grandi tradizioni rivoluzionarie, e il gruppo dirigente che lo guida attualmente su una linea antisovietica, antiangolana, controrivoluzionaria e le cui azioni vanno contro gli interessi dello stesso popolo cinese». L'agenzia Tass e i giornali di Mosca hanno ripreso ancor oggi questi brani, sia pure senza accompagnarli con alcun commento. Forse sarebbe stato di troppo, se, come appare, il discorso di Neto vuol essere un cauto ma chiaro avvertimento a Pechino circa le reazioni che susciterebbe a Mosca una nuova risposta di sprezzante rifiuto. Livio Zanotti
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