Quattro motivi di dubbio per chi paga sempre più di Mario Salvatorelli

Quattro motivi di dubbio per chi paga sempre più Il blocco della contingenza Quattro motivi di dubbio per chi paga sempre più Roma, 7 ottobre. «Armatura flessibile» è stata definita dal ministro per il Bilancio e le Regioni, Tommaso Morlino, la relazione previsionale e programmatica per il 1977, che dovrà servire da cornice, da armatura appunto, alla politica economica del governo, ma con la flessibilità dettata dalle circostanze, mai così mutevoli come oggi. Rigida, invece, arrugginita e antiquata è l'armatura della scala mobile, che misura l'andamento del costo della vita in Italia, ai fini dell'indennità di contingenza, in base a un indice, detto «sindacale», che si basa sui consumi degli italiani di vent'anni fa. Gli aumenti Prigionieri di quest'armatura, che si sono costruita intorno come un baco da seta il suo bozzolo, industriali e sindacati cercano ogni tanto di uscirne, ma con ben scarsi risultati. Intanto l'indennità di contingenza si arrampica sulla scala mobile con velocità crescente, spinta dal propellente dell'inflazione, che a sua volta dalla stessa contingenza è alimentata. Una revisione di questo meccanismo perverso è tanto più necessaria e urgente, in quanto si stanno preparando aumenti di una serie di servizi che — se tutto rimane come prima — faranno scattare i punti della contingenza a raffica come le pallottole di un mitra. Si pensi che, fatta eguale a 100 la spesa complessiva d'una famiglia tipo di lavoratori dipendenti, i trasporti urbani v'incidono per l'I,89 per cento, il giornale quotidiano per il 2,46, l'elettricità e i combustibili d'uso domestico per il 3,38 per cento. Il telefono, per fortuna, non vi figura, perché venti o trent'anni fa non era ritenuto necessario per questo tipo di famiglie, e neppure la benzina (chi aveva l'automobile?), un «buon motivo» per aumentarla d; continuo e pesantemente. Ci figura, invece, il pane, ed è ovvio, ma con un peso del 7,28 per cento e che, sommato a pasta e a riso, sfiora il peso, cioè la spesa, per la carne, quando si sa che l'anno scorso la spesa degli italiani per la carne è stata quasi tre volte la spesa per il pane e i farinacei. In attesa di sostituire questo paniere da musco con uno più moderno, si fa avanti, sostenuta "la sindacati e partiti politici, la proposta di un blocco della scala mobile; parziale per le retribuzioni dai sei agli otto milioni annui, totale oltre gli otto milioni. Si calcola che il blocco colpirebbe complessivamente il 6 per cento dei dipendenti dell'industria e il 10 per cento degli occupati nelle altre attività: in totale poco più di un milione e centomila persone su oltre 14 milioni di lavoratori dipendenti. Se la necessità di far sacrifici esiste, come esiste, per uscire dalla grave situazione in cui ci troviamo, è chiaro che i sacrifici dovranno essere proporzionati alle possibilità di ciascuno. Purtroppo, siamo sempre nell'ambito dei lavoratori dipendenti, degli «stangati», perché quelli indipendenti hanno ciascuno la propria «scala mobile», sulla quale arrampicarsi prima di esser raggiunti dall'onda di piena dell'inflazione, e ben fuori portata da essa. Eccezioni lodevoli esistono dovunque, quanto meno fa piacere pensare che esistano, ma in linea di massima la realtà è questa, e non è piacevole per i lavoratori dipendenti. I sacrifici L'editoriale di domenica di questo giornale nutriva fiducia nello spirito di sacrificio degli italiani, purché abbiano certezza della necessità e del successo dei sacrifici. La minoranza degli «alti stipendi» non farà eccezione (anche perché sarebbe inutile farla), se ci sarà questa certezza. Sembra, però, in base agli elementi di giudizio disponibili finora, che esistano molti dubbi in proposito. Su La Stampa di questa mattina Francesco Forte ha definito la proposta del blocco della scala mobile (con versamento al fisco, anziché ai lavoratori o alle loro aziende dell'indennità di contingenza), «il tipo più bizzarro e iniquo d'imposta» che gli sia stato dato d'incontrare da quando frequenta l'università, prima come allievo, poi come prefessore. Per parte mia mi limiterei ad esaminare quattro motivi se non proprio di incostituzionalità, quanto meno di discussione sugli aspetti fi¬ scali e sull'utilità economica della proposta. 11 primo motivo è che la perequazione tributaria — leggi, giustizia fiscale — è già assicurata dalla progressività delle aliquote d'imposta sui redditi. Così le mille lire d'indennità di contingenza — al netto anche dei contributi a carico del lavoratore — diventano 830 per i redditi fino a 2,4 milioni annui, e scendono a 740 per quelli di 8 milioni, a 655 lire ogni mille per i redditi di 12 milioni, e così via. Inoltre, l'indennità di contingenza copre il rincaro della vita, ai livelli attuali, fino a una retribuzione di circa 300 mila lire per gli impiegati e di 260 mila lire mensili per gli operai. Appiattimento Le retribuzioni superiori a queste cifre hanno subito e subiscono, almeno dal 1970, una costante diminuzione del loro potere d'acquisto, che già contribuisce a quell'appiattimento delle retribuzioni che, soltanto entro certi limiti, può essere giusto e utile perseguire. A questo stesso fine giova l'unificazione del punto della contingenza, progressivamente in atto, fino ad arrivare, con il febbraio prossimo, al punto di 2389 lire eguale per tutti (pari all'I per cento per uno stipendio di 238.900 lire, allo 0,5 per cento per uno stipendio doppio, e così via). Infine, quarto motivo di critica della proposta di blocco è che il suo effetto sull'economia italiana non è adeguato al rumore che sta suscitando e, soprattutto, alle conseguenze psicologiche sugli interessati e sulla realtà aziendale. Se l'anno prossimo la scala mobile dovesse salire di 25 gradini, corrispondenti a un tasso d'inflazione del 18 per cento — previsione preoccupante ma verosimile — il trasferimento di liquidità dalle buste paga dei lavoratori alle casse dello Stato si aggirerebbe sui 250-300 miliardi di lire, pari a circa l'I per cento del totale delle entrate statali previste per il 1977. Non è una cifra trascurabile, ma è tale da giustificare questo nuovo passo indietro nel riconoscimento dei molti anni di servizio e dei non pochi meriti dei lavoratori dipendenti più anziani? Mario Salvatorelli

Persone citate: Francesco Forte, Tommaso Morlino

Luoghi citati: Italia, Roma