Ordine di cattura per Naria coinvolto nell'omicidio Coco di Claudio Cerasuolo
Ordine di cattura per Naria coinvolto nell'omicidio Coco Ordine di cattura per Naria coinvolto nell'omicidio Coco Il presunto "brigatista rosso" fu arrestato in Val d'Aosta - Ora due testi lo avrebbero riconosciuto come il "killer" che assassinò l'autista del Procuratore Generale Giuliano Naria, 30 anni, exoperaio dell'Ansaldo, brigatista rosso anche se non dichiarato, sarebbe uno dei killer che l'8 giugno scorso a Genova, tesero l'agguato al Procuratore Generale Coco e ai due agenti di scorta, falciandoli a colpi di «7,65» in via Balbi e nell'attigua salita Santa Brigida. Il consigliere istruttore Carassi (che coordina l'inchiesta condotta dai giudici Griffey, Caselli e Violante) ha spiccato ieri mandato di cattura contro Naria per l'assassinio dell'agente Antioco Dejana, l'autista che rimase in macchina mentre il brigadiere Giovanni Saponara accompagnava il Procuratore verso la sua abitazione. Giuliano Naria, che già prima della strage era latitante perché sospettato di aver preso parte al sequestro del dirigente dell'Ansaldo Casabona, fu catturato il 27 luglio scorso a Gabi, in Valle d'Aosta, assieme alla fidanzata Rossella Simone. Almeno due testimoni (un marittimo slavo ed un portuale genovese) lo avrebbero riconosciuto come uno degli uomini del «commando» responsabile della strage avvenuta mentre si celebrava all'Assise di Torino il processo a Renato Curcio e ai brigatisti rossi: costoro, in una drammatica udienza il giorno dopo il delitto, rivendicarono la partecipazione «morale» al triplice delitto di Genova. Il mandato di cattura per Naria e le comunicazioni giudiziarie contro Rocco Micaletto e Antonio Savino (imputati nel processo di Torino, da tempo latitanti e sospettati di aver preso parte al «commando» genovese) segnano una svolta nell'inchiesta. Le perizie sulle armi hanno stabilito che, nella strage, furono usate esclusivamente pistole calibro «7,65», tra cui anche una «Scorpion», pistola di fabbricazione cecoslovacca con un caricatore a venti colpi. Sul luogo del triplice omicidio furono ritrovati una quarantina di bossoli. Due giorni fa i periti hanno escluso che la «Scorpion» trovata addosso a Rocco Scriva, evaso dal carcere di Fossano prima della strage e catturato sul monte Beigua, possa essere l'arma usata per assassinare Coco. I tre giudici istruttori torinesi hanno interrogato più di cinquanta testimoni, si sono recati spesso a Genova per con¬ fronti fotografici e ricognizioni di persona. Una decina di indiziati per complicità nella strage sono stati prosciolti da ogni accusa. Ma ecco come i magistrati hanno ricostruito la strage. II «commando» brigatista, composto da sei clementi, attende in via Balbi la macchina del procuratore Coco che è scortata da una «gazzella» dei carabinieri. All'incrocio di via Balbi con salita Santa Brigida c'è un'edicola da cui si ha una buona vista su entrambe le strade. I killer probabilmente sono appostati lì intorno. Comunque qualcuno ricorderà che da diversi giorni stazionavano nei paraggi. L'auto guidata dall'agente Dejana si ferma subito dopo l'incrocio. Il brigadiere Saponara scende assieme al procuratore Coco che, per abitudine, non imbocca la salita Santa Brigida ma una scorciatoia per il vicoletto Tana. La «gazzella» dei carabinieri se ne va senza attendere. Può essere stata questa circostanza a spingere il «commando» all'azione. La strage, rinviata di 24 ore in 24 ore ma sempre progettata in concomitanza col rientro a casa del procuratore, forse è stata decisa quando si è presentata un'occasione così favorevole. L'autista Dejana, seguendo un'abitudine, posteggia l'auto più avanti, in uno slargo di via Balbi che è stretta e a senso unico. Il «commando» si divide. Tre killer puntano verso Dejana mentre gli altri si dirigono verso salita Santa Brigida. Il procuratore e il brigadiere sbucano in via Balbi in corrispondenza ad un arco che sovrasta la strada. I killer li sorprendono alle spalle e scaricano su loro una trentina di colpi: vengono usate due «7,65» e la «Scorpion». Gli altri tre killer, intanto, hanno raggiunto Dejana che viene freddato al volante senza che riesca a rendersi conto di quello che accade. I due gruppi fuggono attraverso i vicoli verso la collina. Poco lontana è posteggiata una «Lambretta», sicuramente c'è anche un'auto con i complici. La «Lambretta» sa¬ rà ritrovata nel pomeriggio ai bordi di una strada di grande traffico; dell'auto nessuna traccia. L'azione del «commando» è stata decisa e rapida. Per ora soltanto uno dei killer ha un volto. Interrogato dai magistrati torinesi, Naria, che è difeso dall'avvocato Arnaldi di Genova, si è rifiutato di rispondere anche se non si è protestato «prigioniero politico». Micaletto e Savino, gli altri due brigatisti latitanti, sono i complici «candidati» alla cattura degli agenti dell'Antiterrorismo. Il «commando» genovese era uno degli ultimi «nuclei» disponibili dell'organizzazione estremista. Anche se qualcuno dice che le «Br» continuano a reclutare complici in ambienti insospettabili. Claudio Cerasuolo iiimimiiiiiiiimiimiiiiiiimiiiiimimiiiiiiiiii Genova. Giuliano Naria
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