Uno dei "brigatisti,, racconta come venne ucciso il brigadiere di Vincenzo Tessandori

Uno dei "brigatisti,, racconta come venne ucciso il brigadiere In assise a Bologna il delitto di Argelato Uno dei "brigatisti,, racconta come venne ucciso il brigadiere Impedita la lettura di un "documento politico": cinque imputati lasciano l'aula per protesta (Dal nostro inviato speciale) Bologna, 5 ottobre. «Da una parte del furgone vidi scendere un signore in borghese, dall'altra un militare in divisa. Poi è successo tutto in un attimo. Mentre stavo per sporgermi dal finestrino ho udito urlare, dei colpi, la raffica. Non mi voltai neppure indietro da dover provenivano gli spari, perché vidi il carabiniere premere il grilletto e mi gettai sul fondo del furgone». La tragedia di Argelato si consuma cosi, in un istante. Lo ha raccontato stamane alla corte di assise di Bologna Stefano Bonora, imputato con altri sei per la uccisione del brigadiere dei carabinieri Lombardini. Nella gabbia era rimasto con Renzo Franchi, quando il presidente l'ha chiamato a deporre.Gli altri avevano deciso il ritorno in carcere dopo aver inutilmente tentato di leggere il «comunicato numero uno» nel quale avrebbero annneiato la costituzione del «Nucleo Bruno Valli». Doveva essere un proclama politico, avrebbero voluto parlare in termini di lotta armata, forti anche di una dichiarazione con la quale Renato Curcio, leader delle Brigate Rosse, aveva definito «fatto politico» l'episodio di Argelato. Intendevano ripetere il «processo di rottura» imposto in primavera dalle Brigate rosse alla corte d'assise di Torino. Ma, di fronte all'atteggiamento rigido del presidente Abis, non hanno saputo gestire neppure per breve tempo il dibattimento. Hanno sbaglia¬ to l'attimo dell'intervento, preteso di parlare prima che le «formalità di rito» fossero esaurite. Cosi l'iniziativa si è arenata nelle sabbie mobili dei regolamenti e la loro interpretazione non è andata oltre una deprimente replica di quanto è accaduto all'assise torinese. Se ne sono andati in cinque: Franco Franciosi, Clau¬ dio Bartolini, Stefano Cavina, Ernesto Rinaldi e Claudio Vicinelli. Subito dopo è stato interrogato Stefano Bonora. Ha confermato di aver preso parte all'azione, ad Argelato, quel mattino del 5 dicembre di due anni or sono ed ha parlato della riunione in casa di Franciosi, avvenuta il giorno prima, alla quale aveva preso parte il gruppo al completo, compreso Valli, che aveva portato le armi. Ma ha negato che l'«espro prio» fosse stato deciso per l'indomani e che comunque avessero stabilito l'uso delle armi. «Doveva essere una prova generale, un sopralluogo Volevamo vedere quali fosse ro le nostre possibilità. Avremmo portato con noi le armi per renderci conto di co me avremmo reagito avendole in tasca: personalmente era la prima volta che andavo in giro con una pistola. D'altra parte io non condividevo la teoria degli espropri». Il presidente ha fatto descrivere all'imputato la formazione del nucleo, ma non è riuscito a fargli dire il nome di chi avrebbe sparato la raffica mortale. In istruttoria il nome era stato fatto: «A spa rare è stato quello dietro. Ri naldi». Oggi Bonora ha confermato che sul furgone c'era no lui stesso, alla guida, e Bruno Valli, ma ha caparbiamente negato di ricordare chi fosse il terzo. «Non posso confermare se la terza perso na fu Rinaldi», ha detto una prima volta; e più tardi ha ribadito: «Non ritengo di poter confermare con certezza che sia stato Rinaldi a sparare». Ancora, in risposta ad un quesito del proprio difensore, aw. Artelli: «Per una questione morale non mi sento di confermare il nome di Rinal di ». Vincenzo Tessandori Bologna. Gli imputati lasciano l'aula per protesta salutando a pugno chiuso

Luoghi citati: Argelato, Bologna, Torino