Mais, un raccolto discreto di Bruno Pusterla

Mais, un raccolto discreto Mais, un raccolto discreto Le prospettive per il raccolto del mais si presentano relativamente buone, nonostante i timori a causa di un'annata anomala. Il 1 mais ha risentito meno di altre colture della siccità in quanto, necessitando di molta acqua, è soprattutto coltivato in zone irrigue e pertanto, entro certi limiti, si è sopperito con l'irrigazione, tecnica colturale che non sempre è stato possibile adottare negli altri paesi europei ove i corsi d'acqua erano completamente prosciugati. Si può ragionevolmente ritenere che non ci siano notevoli variazioni produttive rispetto alla scorsa annata: si dovrebbero infatti raggiungere i 51 milioni di quintali rispetto ai 53 dolio scorso anno. Rimarchevoli sono gli sforzi dei nostri agricoltori verso una sempre maggiore produzione qualitativa e quantitativa di mais (i 50 milioni di quintali di granella soddisfano appena la metà del fabbisogno nazionale: il costo delle importazioni incide annualmente per oltre 500 miliardi di lire): in questi ultimi anni abbiamo registrato parecchi primati mondiali nella produzione unitaria: da 150 quintali per ettaro nel 1969 ai 175 nel '72 ai 182 nel '75. Queste eccezionali produzioni — che superano del 200% la media/ettaro italiana — sono state raggiunte in terreni irrigui, di medio impasto, ben drenati, attraverso l'Impiego di ibridi altamente selezionati e con il supporto di concimazioni elevatissime. Nel caso di utilizzo del mais in azienda, la raccolta può avvenire a diversi stadi vegetativi e la scelta del » momento » dipende direttamente dal materiale che si vuole ottenere: ■ silage », spiga o granelle secche o insilate. Per la vendita sul mercato il cereale viene invece raccolto dopo la maturazione fisiologica della pianta e venduto in granella. L'insilato, inteso come raccolta della pianta intera di mais in maturazione cerosa della granella trinciata e insilata, rappresenta senz'altro lo stadio migliore per la trasformazione zootecnica in quanto può fornire la massima quantità di elementi nutritivi per il bestiame. Bruno Pusterla