Fermare la pioggia sui monti per evitare alluvioni e siccità
Fermare la pioggia sui monti per evitare alluvioni e siccità NOTE DI AGRICOLTURA Fermare la pioggia sui monti per evitare alluvioni e siccità Con i laghetti artificiali si trattiene l'acqua piovana, che poi potrà essere utilizzata per l'irrigazione - Costo dei laghi circa 100 milioni l'uno (e ce ne vorrebbero 4 mila) Dalla siccità alle alluvioni: questa è la tragica realtà italiana. Certo, una buona parte di colpa va al tempo, così bizzarro e imprevedibile. Ma anche l'incuria, il disboscamento, l'abbandono delle zone montane, la politica del territorio all'insegna del « giorno per giorno » l'anno la loro parte. La siccità è sicuramente dovuta a fenomeni naturali: non piove per mesi e le campagne sono riarse. Così come le alluvioni sono accadimenti dovuti alla natura (non c'entrano né governi né partiti). Ma le conseguenze dell'una e delle altre potrebbero essere molto meno gravi, se con lungimiranza si fosse provveduto a « fermare » la pioggia quando cade sui monti o sulle colline. In questo modo si renderebbe meno pesante la conseguenza d'un lungo periodo di maltempo, così come si eviterebbero i danni peggiori quando il sole dardeggia per mesi e mesi. Ma in che modo si può fermate la pioggia sulle montagne? Non occorrono maghi né bacchette magiche. Secondo un tecnico emiliano, il prof. Vittorio Cenni, basterebbe erigere delle dighe per ostruire, al punto giusto, quei torrentelli che hanno solo pochi giorni di piena all'anno. L'acqua si scarica a valle e resta inutilizzata; anzi, produce gravi danni quando, unita alla piena di altri torrenti, si scarica nei fiumi e li fa straripare. Con le dighe, invece, essa verrebbe fermata in un lago, pronta per essere utilizzata quando in pianura c'è siccità. In questo modo l'agricoltura italiana potrebbe avere tutta l'acqua di cui ha bisogno, naturalmente senza compiere alcuna ricerca idrica: si tratterebbe soltanto di evitare che vadano perdute la pioggia che cade durante l'anno e le acque provenienti dallo scioglimento dei ghiacci. Una vera e propria ricchezza — come scrive Mondo agricolo — che oggi va in gran parte perduta e che potrebbe invece contribuire a risollevare le sorti dell'agricoltura di un Paese come l'Italia, caratterizzato da un'orografìa che, fino ad oggi, ha consentito lo spreco dell'acqua, ma che domani potrebbe favorirne il recupero e la razionale utilizzazione. Le dighe del prof. Cenni do¬ vrebbero essere in terra scavata e pressata e dovrebbero avete dei costi sopportabili: circa cento milioni luna, o qualcosa di più dato che il progetto non è recentissimo. Secondo il progetto Cenni, in Italia potrebbero essere costruiti almeno 4 mila laghi artificiali, con una spesa globale inferiore ai 500 miliardi. Con quattromila laghi della capacità di circa due milioni di metri cubi l'uno, si verrebbe a disporre di otto miliardi di metri cubi, provenienti dalle piogge autunno-invernali e dai disgeli primaverili. Per le zone collinari si potrebbe ricorrere ad un altro tipo di laghetti artificiali, più piccoli dei precedenti, ma, se costruiti razionalmente, non meno utili. Ciò è stato fatto in Piemonte, negli anni 1956-1970, per un totale di dieci milioni di metri cubi. Ora purtroppo molti di questi laghetti, a causa dell'esodo agricolo, non servono più per l'irrigazione, ma sono adibiti alla pesca sportiva. Se i laghetti vengono costruiti dove le proprietà sono molto frammentate, è necessario creare delle cooperative o associa¬ zioni tra agricoltori, in modo j che l'acqua e tutto il necessario impianto per portarla sui campi sia utilizzabile in modo economico. Per realizzare questi laghetti artificiali si può anche usufruire di contributi regionali. Ed è proprio questa la stagione per pensarci, non l'estate quando la siccità è alle porte. Livio Burato
Persone citate: Livio Burato, Vittorio Cenni
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