Via il ministro Usa che sparlò dei negri di Vittorio Zucconi

Via il ministro Usa che sparlò dei negri Earl Butz ha dovuto dare le dimissioni Via il ministro Usa che sparlò dei negri (Dal nostro corrispondente) Washington, 4 ottobre. Proprio mentre i sondaggi confermavano la sensazione di una vigorosa rimonta di Ford presso l'opinione pubblica americana, la campagna elettorale repubblicana ha subito il più grave infortunio dal congresso di Kansas City: il ministro dell'Agricoltura, Earl Butz, è stato costretto a dimettersi a causa di un suo volgare e spregiativo commento sui negri, filtrato alla stampa. Alla fine di agosto, sull'aereo che lo riportava a Washington da Kansas City, Butz rispose, a chi si chiedeva perché mai i negri fossero in grande maggioranza democratici, che la gente di colore non capisce nulla, e soltanto si preoccupa di disporre di sesso in abbondanza, scarpe comode e un gabinetto caldo. La frase, i cui termini originali sono impubblicabili, è giunta all'orecchio di John Dean, l'ex collaboratore e poi accusatore di Nixon che oggi lavora per il giornale Rolling Stones. Pubblicato prima su Rolling Stones e poi su un altro giornale, Ner Times, il commento è risultato autentico ed ha scatenato una bufera di reazione, sia da parte dei leaders e parlamentari negri sia da parte di esponenti democratici e repubblicani. Ford, che aveva finora brillantemente profittato degli errori commessi da Carter (ormai storica l'intervista a Playboy in cui Carter ammette di aver tradito la moglie «con il pensiero»), ha prima convocato Butz «severamente redarguendolo» e poi, di fronte alla crescita dell'indignazione per nulla attenuata dalla ramanzina presidenziale, di fatto forzandolo alle dimissioni, che Butz ha rassegnato oggi di fronte a Ford. La Casa Bianca aveva sostenuto che il solo Butz doveva decidere se restare o andarsene, ma già questa osservazione suonava come un implicito invito alle dimissioni. Earl Butz, considerato il ministro più aggressivo e contestato dell'amministrazione Ford, è famoso per l'asprezza dei suoi commenti. Mesi fa rispose ad una conferenza internazionale sulla fame nel mondo affermando che «non vale la pena di affannarsi troppo, perché ci sarà sempre chi muore di fame», mentre — sempre qualche tempo fa — provocò reazioni anche più violente con una sua offensiva osservazione sul Papa. Quando il Vaticano precisò, in termini assai rigidi, la posizione delia Chiesa sul sesso, Butz disse, in un inglese maccheronico che voleva fare il verso all'accento italiano: «He no playa da game, he no make da rules»: lui non partecipa al gioco, lui non fissa le regole, riferendosi a Paolo VI. Allora — poiché mancavano ancora mesi alle elezioni — Butz se la cavò con scuse pubbliche che servirono a calmare i cattolici e gli italoamericani, ma la sua osservazione sui negri — definita «turpe», «volgare», «disgustosa» da tutti — è troppo vicina al voto perché Ford potesse perdonargliela. Tuttavia, anche la decisione di allontanare Butz non è senza rischi per le prospettive elettorali del Presidente, poiché il ministro dell'Agricoltura gode dell'appoggio dei farmers, dunque di una fascia dell'elettorato dove più duro e diretto è lo scontro con Carter. E' poi verosimile (ma inconfessabile) che il commento di Butz abbia trovato non pochi elettori d'accordo, forse in certi Stati del Sud dove anche Ford dovrebbe rimontare l'avversario. Inoltre, il caso Butz colpisce, con i suoi toni razzisti e scurrili, la campagna di Ford in un nervo assai delicato e in uno dei punti di forza del Presidente: esso contraddice clamorosamente l'immagine di serena decenza che Ford cerca di proiettare sulla sua presidenza, così diversa — secondo la sua propaganda — dal dubbio velleitarismo di Carter. Così come — per associazione — l'intervista a Playboy aveva nuociuto a Carter non solo per il contenuto, ma per l'accostamento fra il possibile presidente e le generose conigliette, altrettanto l'infortunio Butz tende incosciamente a creare un legame fra la Casa Bianca e il turpe linguaggio del ministro. Vittorio Zucconi

Luoghi citati: Kansas City, Usa, Washington