"E la barca a vela naufragò,,

"E la barca a vela naufragò,, "E la barca a vela naufragò,, Un "cronista dell'estate" ci ha inviato un reportage da Imperia - E' uno studente di seconda media Continuano ad arrivare, al concorso della Stampa, diari e racconti - C'è tempo fino al 30 ottobre Continuano ad arrivarci le cronache dell'estate, scritte nella maggior parte dei casi da ragazzi che già avevano partecipato al concorso per i giornali di classe organizzato da « La Stampa » e concluso nel giugno scorso. Fra le corrispondenze ricevute nelle ultime settimane vi sono quelle di Roberto e Paolo Oliva, da Giaveno; Silvia e Fabrizio Miolettl, da Narzole; Maria Dragonetti, da Manna; Elena Crepaidi, dall'isola d'Elba; Simona Musso, da Torre Bormida; Silvana e Fulvio Borello, da Villanova; Rina e Silvia Rinaldi da La Morra; Maida Castagna, da Villar Pellice; Gaetano Frisoli, Giovanni Delsant, Maria Bartuccl, Monica Mollo, Diego Avanzao, Luca Ruggeri, Giorgio Domenico Sposarl (della scuola «Abba») da varie località; Marco e Patrizio Bezzan e Silvia Cliarls, da Challant St-Anselme; Roberto Bertolino, da Pianezza. Cinzia Morone, da Pregola di Bralla, sull'Appennino; Roberta, Paolo e Pltero Baudino da San Giorgio Canavese; Giuseppe Gizzi, da Cocullo d'Abruzzo; Paolo Perino, da Pian del Re; Alessandro Bruno, dalla Sacra di S. Michele; Paolo Grlllone, da Casetti di Locana; Cinzia Jannilli, da Morozzo; Rosangela Ponchione, Rosalba Neri, Roberto Cantamessa, Mauro Mal vici no, Omelia Ansaldl, Domenica Cravanzola, Roberto Baiacco, Francesco Geobaldo, Franco Sacco, Giacomino Sacco e Maria Perslchella, da Govone; Rocco Walter Jofrlda, da Gonfienti, sulla Sila. Impossibile pubblicare le cronache di tanti ragazzi, soprattutto perché In genere sono molto lunghe ed elaborate. Come ab¬ biamo fatto nelle settimane scorse a più riprese e per vari autori, ospitiamo oggi — come esempio — alcuni brani dello scritto di uno studente (Marco Rossi, quest'anno frequenterà la seconda media alla «Morelli» di Torino), che ci ha raccontato un episodio avvenuto a Diano Marina, dov'era In vacanza. « Era il mio penultimo giorno di mare e stavo facendo il mio penultimo bagno, quando il cielo si fece scuro e si alzò d'un tratto un gran vento. Uscii dall'acqua. Il vento sollevò una bufera di sabbia e come se non bastasse cominciò a piovere. Mi rifugiai nella camera d'albergo. Il mare era ormai così mosso che più di così non l'avevo mai visto. Col binocolo misi a fuoco una vela al largo e mi domandai come potesse navigare in quell'inferno d'acqua. Intanto un mercantile (poi ho saputo che era russo) lasciava il porto d'Imperia e navigava a tutta velocità verso Savona o giù di lì, ma d'improvviso incominciò a girare su se stesso fermandosi. Cos'era successo? Mistero ». « Con mio stupore scorsi il padrone del nostro albergo (ex capitano di Marina) e i bagnini che guardavano coi binocoli verso quell'imbarcazione che si comportava in modo così strano. Mentre mi rompevo la testa per trovare una soluzione all'enigma, vidi arrivare da Imperia una motovedetta della capitaneria di porto. Si avvicinò al mercantile e poi si allontanò. Comunque era ora di cena e dovetti andare a mangiare. Pensavo che quella nave avesse avuto un'avaria ma scendendo al ristorante la vidi che ripartiva. « Quella sera, dopo avere cenato, mentre giocavo con gli amici, la stessa motovedetta di prima (siglata CP 2011) giunse sulla nostra spiaggia rimorchiando un catamarano. Si avvicinò alla riva e un marinato chiese aiuto al bagnini per portare a terra la barca a vela naufragata. Una delle due persone che erano a bordo del catamarano raccontò all'ormai folto pubblico che era accorso sulla spiaggia l'avventura di quel pomeriggio. Dalle sue parole, finalmente riuscimmo a capire quale ruolo avevano avuto durante la bufera tutte le imbarcazioni: "Eravamo al largo quando scoppiò il flinimondo. La nostra imbarcazione si capovolse. Il mio amico si calò in acqua per cer¬ care di raddrizzarla e in pochi secondi le onde lo trascinarono lontano, centinaia di metri. « " Io non sapevo se seguirlo a nuoto per aiutarlo o restare aggrappato al catamarano. Decisi per quest'ultima soluzione. Il mercantile russo mi scorse e mi riparò dal vento fermandosi a una cinquantina di metri da me. Intanto chiamò per radio la capitaneria. Poi la motovedetta raccolse me e fortunatamente anche il mio amico che se non fosse stato un abile nuotatore non sarebbe riuscito a restare a galla". (Ma chissà se un vero cronista avrebbe descritto così il naufragio, che comunque è veramente accaduto, potete controllare alla capitaneria di porto d'Imperia)».