Lukàcs e altri sul romanzo di Lia Wainstein

Lukàcs e altri sul romanzo Lukàcs e altri sul romanzo G. Lukàcs, M. Bachtin e altri: « Problemi di teoria del romanzo ». Metodologia letteraria e dialettica storica », Ed. Einaudi, pag. 221, lire 2800. Al controllo e alla conseguente repressione del fenomeno letterario nei secoli scorsi, in Russia dopo la rivoluzione sì aggiunse un preciso intento di strumentalizzazione diventato inderogabile dogma nel 1934 con la proclamazione del realismo socialista. Questioni normalmente riservate agli studiosi varcano ora i confini specialistici e assumono un carattere di singolare, talvolta drammatica attualità. Iniziatore di questi studi, derivati dall'estetica hegeliana, fu, con il suo realismo critico, Belinskij, di cui Vittorio Strada, nell'esauriente introduzione, rivendica il significato, pur non tacendone i limiti: « E' vero... il Gogol' dei testi gogoliani sta al Gogol' dei testi belinskiani come un prodigioso liocorno sta ad un generoso ronzino. Ma... il liocorno gogoliano vive intatto in un suo campo di magnetica poesia e il ronzino ha trainato la letteratura russa molto lontano ». L'altro orientamento del pensiero letterario russo, quello etnografico, è legato ad A. Veselovskij, seguito da R. Jakobson e più tardi contestato dal « nipotino ribelle » Sklovskij. Oltre a queste due impostazioni principali vi fu, verso la fine degli Anni Venti, la transitoria eresia dei romanzicidi Osip Brik e Tretjakov, miranti ad abolire la narrativa romanzesca a tutto vantaggio della « letteratura del fatto », sola possibile, secondo la loro logica, in un governo per ogni verso perfetto. Lo sviluppo della politica tuttavia provvide tosto a restituire al romanzo il suo pieno peso, rivalutandolo anzi nella sua funzione di meccanismo utile a trasmettere « cariche di ottimismo e di tendenziosità ». Fu questa la formulazione di Zdanov al primo congresso dell'Unione degli scrittori (agosto 1934) e qualche mese dopo gli rispose Lukàcs. Secondo la definizione del filosofo ungherese — che a Mosca visse dall'inizio degli Anni Trenta fino al 1945 — il romanzo, in cui si esprimono le contraddizioni della società borghese, rappresenta l'esatto contrario dell'epos antico. Ed è solo mediante il materialismo dialettico che si può ottenere un'adeguata conoscenza dell'ambivalenza della società capitalistica. Tenendo poi conto dello sviluppo disuguale dell'Europa occidentale e della Russia, Lukàcs afferma che se il momento cruciale del romanzo coincise con la rivoluzione del 1848, la Russia non subì una svolta analoga fino al 1905. In questa proposta di « periodizzamento » si possono distìnguere cinque fasi. All'inizio i grandi romanzieri (Rabelais, Cervantes) lottano contro la degradazione medievale dell'uomo. Segue « la conquista della realtà quotidiana, il periodo dell'accumulazione primitiva» che si può osservare soprattutto in Inghilterra nelle opere di Defoe, Fielding, Smollett. Nella quarta fase letteraria, postromantica, con la graduale affermazione dell'uomo medio l'azione perde il suo carattere epico. Per la fase ultima, il realismo socialista, Lukàcs con notevole ottimismo ritiene possibile l'inserimento dell'operaio cosciente nel ruolo dell'eroe positivo. In pieno contrasto con quello che in sostanza equivale ad uno « splendido elogio funebre del romanzo » il geniale pensatore russo Michail Bachtin (1895-1975) con le sue teorie diametralmente contrapposte capovolge la situazione. Nel saggio Epos i roman, letto nel 1938 all'Istituto di letteratura mondiale Gor'kij di Mosca, ma pubblicato solo nel 1970 (in Voprosy literatuny n. 1 1970) Bachtin, lungi dal risuscitare il romanzo, ne pone al contrario in rilievo lo stato ancora infantile e le imprevedibili possibilità plastiche. Le vere radici folcloristiche del romanzo vanno per giunta cercate nel riso popolare, solo capace, sin dall'antichità, di esprimere la realtà contemporanea. Sul terreno classico questo riso dà luogo alla sfera letteraria chiamata «spondogheloion », « serio-comico », di cui facevano parte i mimi, la poesia bucolica, la favola, i pamphlets, la satira, i dialoghi. I dialoghi socratici soprattutto, genere letterario di tipo memorialistico (« apomnemoneumata»; «come registrazione di reali conversazioni di contemporanei sulla base della memoria personale... E' caratteristica l'unione nella figura di Socrate della maschera dello sciocco ottuso e dei tratti di un saggio di tipo superiore... ». Questi pochi cenni già indicano come Bachtin, superando completamente il pessimismo occidentale di marca hegeliana, dimostri con illuminante e convincente originalità quanta strada possa ancora percorrere il romanzo in Russia, una tesi confermata sinora effettivamente dagli splendidi romanzi di Platonov, Bulgakov, Pasternak, Solzenicyn e Vladimov. Lia Wainstein

Luoghi citati: A. Veselovskij, Europa, Inghilterra, Mosca, Russia