Romolo Pietroni, secondo le accuse era un "consigliere" della mafia

Romolo Pietroni, secondo le accuse era un "consigliere" della mafia Romolo Pietroni, secondo le accuse era un "consigliere" della mafia (Dalla redazione romana) Roma, 29 settembre. (s.m.) «Romolo Pietroni, sebbene membro della Commissione Antimafia, su richiesta di Italo Ialongo esplicò nel 1970 e '71, attività di qualificata consulenza giuridica in procedure varie riguardo a persone giudicate per la loro dichiarata appartenenza mafiosa ». Con queste sconcertanti affermazioni si apee il testo del mandato di cattura con il quale tre giorni fa il giudice istruttore di Spoleto, Luigi Rocco Fiasconaro fece arrestare Romolo Pietroni, ex sostituto procuratore generale. E' una contestazione gravissima; vuol dire che il magistrato, mentre era membro della commissione antimafia, svolgeva il ruolo di « consigliere » per la mafia stessa. Il mandato di cattura, un¬ dici cartelle fitte, riserva altre sorprese. I reati contestati sono due previsti dal codice penale: il 319: « corruzione per un atto contrario al dovere d'ufficio » e il 326: « rivelazione di segreti d'ufficio ». A questo proposito nel secondo capitolo del mandato di cattura oltre ad affermare che Pietroni tentò di convincere il consigliere di corte d'appello Michele Natilli « ad avere un occhio di riguardo nei confronti di Ialongo » per il quale il questore di Roma aveva proposto il soggiorno obbligato, si contesta a Pietroni che: «abusando del suo ruolo di sostituto procuratore generale, con continuità, rivelò segreti d'ufficio ad Italo Ialongo ». Se si tiene presente che Ialongo era il consulente fiscale dell'anziano boss mafioso Frank Coppola, la notizia ap¬ pare gravissima anche perché all'epoca Pietroni, oltre alla sua qualifica specifica nella magistratura, era considerato il braccio destro del procuratore generale Carmelo Spagnuolo Nel terzo ed ultimo capitolo del documento si parla esplicitamente dell'« affare » della « Standa ». Le bustarelle passate nel le mani di pubblici funzionari ammontarono a 60 milioni. In cambio furono forniti alla Standa i decreti per l'apertura di sei punti di vendita a Rema, ad Acilia, a Pomezia. Nelle conclusioni il giudice istruttore mette in risalto i fatti « di eccezionale gravità » e ricorda che Pietroni, nella sua veste di magistrato e di consulente politico dell'Antimafia, ha fatto « uno sfacciato abuso del suo potere a favore di personaggi mafiosi

Luoghi citati: Acilia, Pomezia, Roma, Spoleto