Strangolato e chiuso dentro un sacco il luogotenente del "boss,, la Barbera

Strangolato e chiuso dentro un sacco il luogotenente del "boss,, la Barbera Macabra scoperta nelle campagne di Torretta (Palermo) Strangolato e chiuso dentro un sacco il luogotenente del "boss,, la Barbera E' Stefano Giaconia, 42 anni, assegnato al soggiorno obbligato - Col nuovo crimine la "cosca" di La Barbera (ucciso nel carcere di Perugia) è definitivamente sconfitta dalle "gang" rivali Dl t idt) i) d' d i i h f t Pl ti iidi f (Dal nostro corrispondente) Palermo, 27 settembre. Stefano Giaconia, 42 anni — l'uomo trovato ieri ucciso in un sacco nelle campagne di Torretta (Palermo) — era il braccio destro del capomafia Angelo La Barbera: l'ipotesi che il cadavere fosse quello del rapinatore ventottenne Vito Mangione, misteriosamente scomparso da un mese e mezzo, è caduta stamane all'Istituto di medicina legale dove la moglie e i fratelli del Giaconia hanno riconosciuto la salma. Il mafioso assassinato aveva il tatuaggio di una sirena sulla coscia destra, indossava abiti costosi, stivaletti di morbida pelle e «slip» colorati. Giacoma probabilmente è stato strangolato, poi legato con filo di ferro, infine chiuso nel sacco che chi ha avuto l'ordine di ucciderlo ha celato successivamente in un fosso su una collina alta seicento metri fra Partinico, Montelepre e Torretta, cioè in un triangolo dell'entroterra palermitano dove da tempo le «cosche» della nuova mafia stanno dandosi battaglia. Il delitto, secondo i medici legali, risale al massimo a cinque giorni fa. Del resto, proprio il 22 settembre, finita una breve vacanza a Palermo, il mafioso era uscito da casa per tornare a Lanciano (Peru¬ gia) dov'era da anni in soggiorno obbligato. Non si può non ricordare che il «capo» di Giaconia, Angelo La Barbera, era in carcere proprio a Perugia quando il 28 ottobre scorso fu assalito nell'infermeria della prigione e sopraffatto con una dozzina di coltellate. Autori del delitto furono tre siciliani, pregiudicati di piccola estrazione, incaricati (chissà da chi) di chiudere per sempre la bocca al «boss» ò i , a o . e i e » che fece tremare Palermo a cavallo degli Anni Sessanta. A Perugia Angelo La Barbera, dopo lunghi anni di reclusione e tre passati nell'esilio dell'isoletta di Linosa, al confino, stava scontando gli ulti- i mi diciotto mesi di reclusione, dopo di che sarebbe tor-1 nato libero cittadino pieno di sòldi e, come prima, riverito e temuto. E' chiaro che Stefano Giaconia, eliminato ferocemente, ha anche lui pagato il conto che Angelo La Barbera aveva lasciato aperto in Sicilia. E' indicativo un precedente: il 19 aprile 1963 La Barbera sfuggì a un attentato (tre sventagliate di mitra, quattro fucilate a lupara con un tiro incrociato di rivoltelle calibro 38) in via Restivo nella pescheria «Impero» gestita dal I suo fido Giaconia che, accanto a lui, rimase leggermente ferito. Un altro stretto «collaboratore» di La Barbera, Filippo Gioè Imperiale, 64 anni, in passato sospettato d'aver tenuto alcuni contatti fra la mafia di Palermo e «Cosa Nostra» negli Usa, in precedenza era stato assassinato a Palermo il 19 dicembre 1974. Affrontato da tre giovani nei pressi del porto fu crivellato con una ventina di coltellate. La Barbera, Gioè Imperiale, ora Giaconia. La sequenza di qvtclslqmdAvn questi omicidi conferma una volta di più che la «guerra» tra mafiosi, a Palermo, è più che mai in corso. Per un bilancio si può dire che la «cosca» di Angelo La Barbera, alla fine, ha avuto la peggio su quella dei due cugini (omonimi) Salvatore Greco, latitanti da tredici anni, che dal Nord Africa controllerebbero un vasto traffico di armi vendute nel Terzo Mondo. Antonio Ravidà I Palermo. Stefano Giaconia