Amalrik vuol parlare all'Unesco (ma nessuno gli manda l'invito) di Paolo Patruno

Amalrik vuol parlare all'Unesco (ma nessuno gli manda l'invito) Amalrik vuol parlare all'Unesco (ma nessuno gli manda l'invito) (Nostro servizio particolare) vanti mici 11 inoon.'. iv. \ìo u dell'educazione sulla Parigi 24 settembre. Andrei Amalrik è giunto oggi a Parigi, invitato dall'organizzazione degli esuli ungheresi e polacchi in occasione del ventesimo anniversario della rivoluzione di Budapest. Ma Amalrik è nella capitale francese anche perché vuole essere ascoltato all'Unesco, chiede di «testimoniare» davanti alla commissione esecudi- scriminazione esistente, se¬ condo le sue dichiarazioni, in urss anche nel settore degl studi scolastici. Ma per adesso, come ha spiegato il vicepresidente del comitato internazionale dei diritti dell'uomo, Jean Michel Perard, che ha ricevuto Amalrik all'aeroporto, all'Unesco nessuno ha ancora risposto. Amalrik, ai giornalisti che lo hanno accolto all'aeroporto, ha subito parlato della discriminazione esistente in urss nel campo dell'educazio- ne, sostenendo che per accedere agli studi superiori è necessario essere iscritti al pc o alla gioventù comunista. La percentuale degli studenti non iscritti a queste organizzazioni e ammessi a frequentare una università è minima: «Solo due o tre giovani per ogni ateneo — ha detto Amalrik — ma ogni studente può essere escluso per motivi politici. E lo stesso avviene per gli inse¬ gnanti». Lo scrittore ha ricordato, a questo proposito, il suo caso personale. «Io sono stato espulso dall'università per avere scritto un'opera sulla storia medioevale della Russia che non corrispondeva alle tesi ufficiali». Ha poi affermato che una uguale discriminazione esiste anche per gli ebrei: «La proporzione degli studenti d'origine ebrea in Urss non è superiore mediamente al 3 per cento» ha precisato. Amalrik è stato molto critico verso l'Urss anche parlando della situazione della vita culturale sovietica dopo la conferenza di Helsinki. «Niente è cambiato in realtà dopo Helsinki — ha sostenuto —; si può dire al massimo che le autorità agiscono con un po' più di circospezione nei confronti dei "dissidenti" sovietici noti in Occidente. Ma in compenso sono trattati più duramente gli altri, quelli che nessuno conosce». Dopo l'accordo di Helsinki, ha continuato Amalrik, «è anche diminuita la quota d'emigrazione fissata per i cittadini sovietici d'origine ebraica che chiedono di partire per Israele». Ad Amalrik, autore qualche anno fa di uno studio storico sulle prospettive del dissidio cino-sovietico ( « L'Urss, soprawiverà fino al 1984?»), è stato chiesto naturalmente un parere sulle relazioni tra Urss e Cina, specialmente dopo la morte di Mao. «Credo ancora oggi che la guerra tra questi due Paesi sia non inevitabile, ma probabile », ha risposto. Ha poi sottolineato l'importanza del ruolo che l'Occidente può esercitare «nel settore della libera circolazione degli uomini, delle idee e delle informazioni tra Est e Ovest, come sanzionato ad Helsinki, se avrà la volontà politica di esercitare delle pressioni verso l'Urss». Lo storico ha sostenuto che «sarebbe molto importante se l'Occidente ottenesse il prossimo anno a Belgrado, nella riunione fra i Paesi sottoscrittori degli accordi di Helsinki, la creazione di un organismo permanente incaricato di vegliare sulla loro applicazione». Amalrik ha infine rivolto un appello alle organizzazioni internazionali, e all'Unesco in particolare, perché svolgano azione in favore del rispetto dei diritti dell'uomo in Urss. «L'esame da parte dell'Une sco delle violazioni delle libertà culturali in Unione Sovietica è molto importante. Per anni i dissidenti sovietici si sono appellati alle organizzazioni internazionali senza esser ascoltati — ha concluso —. Adesso finalmente l'Unesco si interessa dei "casi" Bukowski, Moroz, Vins e Evdokimov». Paolo Patruno

Persone citate: Bukowski, Evdokimov, Jean Michel Perard, Mao, Moroz