Stati Uniti, mercato d'oro per i costruttori nipponici di Piero Casucci

Stati Uniti, mercato d'oro per i costruttori nipponici Stati Uniti, mercato d'oro per i costruttori nipponici Per contro, in Giappone le automobili estere hanno vita difficile La poderosa avanzata di cui è protagonista sul mercato americano, a spese soprattutto della Volkswagen, riafferma l'eccellente stato di salute dell'industria automobilistica giapponese e la disinvoltura con cui ha saputo superare ^impasse della crisi petrolifera. Le cifre parlano chiaro: nei primi 8 mesi dell'anno in corso la Toyota ha venduto negli Stati Uniti 258 mila autovetture contro 226 mila nello stesso periodo del 1975, la Datsun 178 mila contro 179 mila, la Honda 89 mila contro 68 mila. La Volkswagen ha avuto, invece, un calo sensibile, passando da 208 mila unità dei primi 8 mesi del '75 a 135 mila quest'anno. Una conferma del florido andamento delle esportazioni giapponesi verso gli Stati Uniti e della crisi che vi attraversa la Volkswagen si ha rilevando che nei primi 6 mesi del 1976 ciascun concessiona¬ rio Toyota in America ha venduto mediamente 160 vetture; la media di vendite dei concessionari Volkswagen, che era di 144 vetture nei primi 6 mesi del 1975, è scesa a 89 da gennaio a giugno di quest'anno (nel 1968 fu di 254 vetture, nel '73 di 213 e nel '74 e nel '75 di 144). L'ascesa delle sue esportazioni negli Usa coincide, per la Toyota, con il raggiungimento di un'altra pietra miliare: la costruzione del 20 milionesimo veicolo. Sono trascorsi 41 anni e due mesi da quando produsse la prima automobile (era il maggio 1935); sono occorsi 36 anni ed 8 mesi per costruire 10 milio- | ni di autoveicoli, e soltanto 4 I anni e mezzo per produrne al- | tri 10 milioni. Il fatto che vi sia tuttora un fortissimo squilibrio fra ! esportazioni e importazioni (si calcola che quest'anno l'industria giapponese invierà all'estero 3 milioni 300 mila unità'e ne riceverà appena 60 mila) comincia a destare serie apprensioni. Si paventa, infatti, una reazione da parte di quei Paesi, in primo luogo gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, dove la penetrazione delle auto giapponesi è massiccia. Di questo stato di cose si è occupato nei giorni scorsi a Tokyo il ministero del Commercio con l'Estero e dell'Industria che intende promuovere una campagna in favore dei costruttori esteri allo scopo di attenuare gli attuali scompensi. Si parla di semplificare le procedure di entrata dei veicoli esteri e di eliminare alcuni diritti doganali come, d'altra parte, ha già chiesto a più riprese la Commissione economica europea. Intanto, però, gli americani si sono visti respingere tutte le proposte tendenti a semplificare le pratiche di omologazione dei veicoli che esportano in Giappone. Piero Casucci

Luoghi citati: America, Giappone, Gran Bretagna, Stati Uniti, Tokyo, Usa