Under 21: la verità suona amara ma non è poi così fallimentare

Under 21: la verità suona amara ma non è poi così fallimentare Under 21: la verità suona amara ma non è poi così fallimentare Punteggio severo, a Fiume, per una squadra da rivedere - Vicini: "Inesperienza e ingenuità" (Dal nostro inviato speciale) Fiume, 23 settembre. Possibile che sia soltanto una questione di maturità? Ce lo chiedevamo in molti nella hall dell'hotel Ambassador di Fiume mentre Azelio Vicini, sfortunato condottiero degli azzurrini «under 21», spiegava quali erano a suo avviso I motivi della disfatta contro la Jugoslavia. Il passaggio da una generazione all'altra, cioè dalla Under 21 di alcune stagioni fa e dalla quale sortirono elementi come Antognoni e Maldera a questa di Fiume, denuncerebbe purtroppo un calo tecnico e anche fisico avvertibile a prima vista: nella formazione di un tempo c'era più temperamento, una maggiore determinazione. «Ora — ha detto Vicini — abbiamo molti elementi che alla stessa età non sono neppure titolari nelle loro società e che quindi sul campo denunciano la loro inesperienza e in alcuni casi anche una grossa dose di inge¬ nuità. Questi Iugoslavi poi sono dei piccolo mostri...'. Il discorso è valido sino ad un certo punto: secondo Vicini la «rosa» attuale, ancora con qualche elemento (Chiodi. Lorlni, tanto per citarne alcuni), è il meglio che possa offrire il nostro calcio. I Patrizio Sala ed i lardelli sono usciti per pochi mesi da questo «giro» e pertanto l'Italia, per il campionato europeo e successivamente per le qualificazioni alle Olimpiadi, dovrà affidarsi a ragazzi tali sotto ogni senso: generosi, volonterosi, ma anche soprattutto diremmo, immaturi. All'estero un calciatore di 18-19 anni esprime già molto delle sue possibilità: a 20-21 è titolare in prima squadra e a 24-25 può considerarsi un anziano. La trafila in Italia è molto più lenta anche perché il tasso atletico risulta decisamente inferiore se paragonato a quello dei calciatori stranieri. Fatto sta che a Fiume, dopo avere fallito due buone palle-gol, gli azzurri hanno incassato tre reti una dopo l'altra, crollando poi nella ripresa sotto le bordate dello stopper avversario. E' mancata la squadra, ma soprattutto il centrocampo: atleti «cartavelina» come Guidolin e Beccalossi non possono tenere in piedi una formazione in campo internazionale. Quale esperienza ed autorità possono avere? Meglio sarebbe stato sfruttare dunque I due «fuoriquota» ammessi dall'Uefa, con giocatori esperti, in grado di equilibrare maggiormente e filtrare il gioco dell'intero complesso. Questo ovviamente non vuole suonare a discapito del portiere Conti e del libero Bini, ma è Indubbio che in questi ruoli Vicini può trovare altre alternative mentre di centrocampisti esperti fra i giovani per ora non ce ne sono. E' Indubbio che Conti e Bini si sono fatti coinvolgere nel disastro generale ed il libero sotto certi aspetti vi ha contribuito ancor più dell'estremo difensore: il nerazzurro probabilmente non si trova più a suo agio in un ruolo che ha abbandonato da diversi mesi e che ha dovuto «rispolverare» in fretta e senza la mentalità necessaria . Conosciamo il suo valore: a Fiume c'era un altro Bini. Meriterebbe al pari di Conti una riconferma se non fosse necessario creare le premesse per la squadra del futuro, appunto con un centrocampista capace di dirigere il gioco e di dare il buon esempio. Uno solo potrebbe anche bastare. E' anche scontato che il punteggio è stato bugiardo: alla Jugoslavia sono andate bene tutte le conclusioni, all'Italia tutte male Ouesta è una formazione da rive dere, ma nello stesso tempo da ri toccare: vanno confermati i Giovannone (valido difensore del Taranto), i Cabrini, i Garritano, i Galbiati, i Virdis ed 1 Giordano perché siamo convinti che le punte soprattutto sapranno dare molte soddisfazioni al calcio azzurro. Il granata, il cagliaritano e il laziale sono talenti puri: abbandonati nell'area avversarla non possono fare miracoli. Così come in difesa non sono in grado di farlo due terzini solidi come Giovanno- ne e Cabrini se manca totalmente la parte centrale del settore e se «pivot» come Pallavicini e Bini si fanno anticipare di testa nelle mischie in area dagli avversari. La verità suona amara per il football minore azzurro, ma non è così fallimentare come induce a credere il 5 a 0 di Fiume: l'Italia era stata abbozzata In fretta, alla distanza poteva crollare e così è stato. La Jugoslavia sta lavorando da quasi due anni alla stessa stregua di quella che sabato scenderà in campo contro 1 moschettieri azzurri. Con una differenza sostanziale in Jugoslavia credono nei giovani, costruiscono una squadT. e la portano avanti per anni. Giorgio Gandolfi