Ricordato Mario Rossi "anticipò il Concilio"

Ricordato Mario Rossi "anticipò il Concilio"I giovani al rito funebre Ricordato Mario Rossi "anticipò il Concilio" Roma, 23 settembre. «Era un capocordata, apriva nuove strade». Così padre Dalmazio Mongillo ha definito stamane il dottor Mario Vittorio Rossi, durante la messa funebre in suo suffragio, presenti attorno alla moglie, ai tre figli, all'anziana madre più di settecento uomini e donne d'ogni età, ma soprattutto giovani. La messa era concelebrata da dodici preti che, ciascuno a qualche titolo, erano debitori all'ex presidente della gioventù cattolica, costretto a dimettersi nel '54 per dissidi fra la sua visione moderna e laica e quella controriformistica che soprattutto allora imperava nella Chiesa di Pio XII e nell'Azione Cattolica del professor Luigi Gedda. Al rito, che è risultato una straordinaria testimonianza alla personalità del Rossi, partecipavano ex dirigenti dei giovani cattolici, che con lui si dimisero in blocco, e anche l'onorevole Emilio Colombo e il professor Vittorio Bachelet, che furono suoi amici pur senza condividerne le idee. In realtà Mario Rossi fu un anticipatore dei nuovi tempi nella Chiesa, nella società, nella scienza medico-psicanalitica. Vi è un legame molto stretto fra tutti questi aspetti dei suoi interessi, che costi- tuirono in senso rinnovatore la saldatura, o almeno il tentativo di saldatura, tra cultura moderna e fede religiosa. Non a caso Rossi fu uno dei più stretti collaboratori di don Primo Mazzolari e, anzi, diresse il celebre periodico Adesso quando il «prete scomodo» ne fu estromesso per ordine superiore. Quando nel '52 Rossi fu nominato da Pio XII presidente della Gioventù italiana di azione cattolica (Giac), aveva ventisette anni ed era laureato in medicina. L'organizzazione giovanile aveva mostrato fermenti di dissenso rispetto alla «crociata» politico-religiosa che in chiave esclusivamente anticomunista il professor Gedda aveva impresso all'Azione cattolica di cui era divenuto presidente generale al posto dell'avvocato Vittorino Veronese. Anche Carlo Carretto s'era dovuto dimettere, nel '52, per sospette deviazioni imputategli dal Vaticano. La Giac, forte allora di un milione di iscritti, rispondeva con entusiasmo ai nuovi orientamenti che, invano, la gerarchia tentava di bloccare. «Non adagiarsi nel dilettantismo e in quel cattolicesimo devozionale che era l'arma più individualista e insidiosa del controriformismo in atto»: così spiega il suo prò gramma, Mario Rossi nel libro «I giorni dell'onnipotenza», edizioni Coines, nel quale l'anno scorso analizzò quella «esperienza cattolica». Alla Chiesa onnipotente contrap poneva la Chiesa senza potere, la Chiesa dei poveri: anticipava così con la Giac il Papato Giovanneo e il Concilio, ma anche la contestazione giovanile del '68. Le divergenze esplosero ai primi del '54 dopo un'inchiesta di Nicola Adelfi (nell'JEttropeo) sugli oppositori cristiani nel mondo cattolico. Quel testo, segnato a matita rossa e blu, fu inviato a Pio XII e l'allora sostituto Montini non potè più difendere il giovane e stimato presidente. Rossi venne convocato dinanzi ai vescovi, poi di fronte a una commissione-tribunale composta dei cardinali Pizzardo, Piazza e Ottaviani. Si dimise nel gennaio '54, ma le sue dimissioni furono rese pubbliche solo il sabato santo successivo (23 aprile) dall'Osservatore Romano, che parlò di «deviazioni dottrinali e atteggiamenti meno conformi alla natura, ai fini e alle tradizioni della Azione cattolica». Da allora la Giac ebbe un tracollo e non si è più ripresa. 1. f.

Luoghi citati: Gedda, Roma