Coraggiosi e anonimi (si può?) di Stefano Reggiani

Coraggiosi e anonimi (si può?) Fantacronache Coraggiosi e anonimi (si può?) «Un'audace rapina è stata compiuta ieri nella sede delle Poste centrali, bottino cento milioni. Sono le 9,30: nella centralissima via Mazzini il traffico è intenso, una Lancia metallizzata sbuca da via Cavour, compie una brusca svolta a sinistra e si ferma sul marciapiedi, davanti alle Poste. Scendono tre uomini a volto scoperto che stringono in pugno delle rivoltelle e si dirigono decisi verso l'ingresso. Una guardia giurata, Franco Simetti di 34 anni, abitante con la madre malata in una mansarda di via Giolitti 11 (tre stanze senza bagno, trentamila di affitto), cerca di opporsi ai banditi, ma è colpito al capo col calcio dì una pistola e cade a terra. I tre malviventi entrano nel salone centrale ed avvertono: "Questa è una rapina". Un cliente coraggioso si fa loro incontro mostrando di averli riconosciuti. Si tratta di Agenore Rustici di 41 anni, via Angeletti 1 bis (non c'è citofono, in sua assenza la portinaia ha le chiavi). Il Rustici fa l'atto di lanciarsi sul primo dei tre, ma viene abbattuto da un colpo di rivoltella ad una gamba. «Una delle impiegate, Annarita Soresini, 22 anni, via Cipolla 4 (abita al quarto piano con un cane inoffensivo, non esce mai la sera), tenta di suonare il campanello d'allarme, ma viene ferita da una rivoltellata al braccio. Il direttore delle Poste, Carlo Urbcni, 45 anni, scapolo (abita presso una zia, Ersilia Antici, in via di Marte 24, e prende i pasti al Ristorante Borelli di via Quarto 11), non può far altro che aprire la cassaforte e consegnare il denaro che contiene, circa cento milioni. Uno dei tre banditi mette le banconote in un sacco di plastica e fa cenno agli altri di uscire con lui, ma sull'ingresso si imbattono in un coraggioso pensionato. Venerando Canuti, di 79 anni (abita in via Carducci 14, soffre di cuore, il telefono è 225.242), il quale cerca di contrastarli nella fuga, ma riesce solo a prendere il numero di targa. L'auto, guidata da un complice che attendeva con il motore acceso, si allonta- na nel traffico, prima che una pattuglia della polizia possa intervenire informata dalla commessa Cecilia Dalli, 24 anni, ragazza madre (abita presso il convento di suore di via delle Convertite, la finestra della sua stanza è la seconda dopo il portoncino). «Le prime indagini sembrano non dar frutto, difficile ricostruire l'identikit dei banditi; per fortuna una modista settantenne (Luigia Flavi, via Bernasca 11, dichiara 52 anni, si tinge i capelli, lascia le chiavi di casa sotto lo stuoino) ha riconosciuto uno dei banditi e può dare agli agenti preziose informazioni. Anche un coraggioso verduriere, che ha il negozio di fronte alle Poste (Egisto Nati, 54 anni, moglie e 4 bambini attualmente in vacanza a Loano, via Pisacane 13, non c'è portineria), fornisce utili indirizzi, poiché ha fotografato con una Polaroid i banditi in fuga. «Intanto i feriti vengono portati all'ospedale. Il medico del Pronto soccorso, il dottor Luciano Lamini, 32 anni, abitante presso il fratello Andreino, avvocato civilista, in corso di Porta Nuova 14, fumatore accanito e amico delle forze dell'ordine, dichiara che guariranno in un mese, dopo averli medicati e fatti ricoverare nel reparto del professor Dalmazì, il noto in¬ ternista cittadino che ha cambiato di recente abitazione (sta nello stabile nuovo di via delle Acque alte 11, è in casa solo alle ore dei pasti, ha una polizza sul furto dei quadri d'autore che possiede). «Non sono passate quattro ore dalla rapina che la polizia arresta due dei presunti colpevoli: si tratta di persone note alla giustizia, il giovanissimo pregiudicato P.N., di 17 anni, nativo di un paese della provincia di Perugia, e CD. di 24 anni, abitante in una via periferica della nostra città. Entrambi sono stati associati alle carceri. Ma la polizia conosce già il nome e i dati anagrafici del terzo rapinatore e dell'uomo che guidava la macchina. Sono G.B. di 22 anni, alto, biondo, senza fissa dimora, e G.H. di 44 anni, fuggito ventidue anni fa da un riformatorio di Crotone. Un primo interrogatorio degli arrestati in carcere è stato condotto dal sostituto procuratore dottor Telesio Buonaspina, 44 anni, nativo di Bitonto dove risiede una sorella nubile, in via delle Ghiandaie 14». Se abbiamo bene inteso le proteste dì alcuni lettori, questo sarebbe, secondo loro, lo stile abituale dei resoconti di cronaca su rapine, furti, assassini, scippi, eccetera. Quei lettori si dicono fermamente convinti del riserbo dovuto agli arrestati, specialmente se minorenni, e comunque sempre presunti innocenti fino alla sentenza definitiva. Dicono di sapere benissimo i fastidi che può procurare a un non colpevole la pubblicazione di un'accusa infamante; ma chiedono, ecco la bizzarria, l'anonimato pubblico anche per quelli che la cronaca definisce «generosi». Essi sostengono che oggi corrono uguali pericoli coloro che combattono per la legge e quelli che combattono contro. Dicono (come cambiano i tempi) che l'anonimato pubblico incoraggerebbe i buoni cittadini ad aiutare l'autorità costituita. Che c'è dietro questo discorso? Si può essere allo stesso tempo anonimi e coraggiosi? Mah! Apriamo un dibattito. di Stefano Reggiani

Persone citate: Agenore Rustici, Annarita Soresini, Borelli, Carlo Urbcni, Cecilia Dalli, Ersilia Antici, Franco Simetti, Luciano Lamini, Luigia Flavi, Venerando Canuti

Luoghi citati: Crotone, Loano, Perugia