I centristi ora al lavoro

I centristi ora al lavoro I centristi ora al lavoro La virata svedese avrà più effetti negli altri Paesi (Dal nostro inviato speciale) Stoccolma, 21 settembre. I leaders dei tre partiti « borghesi » vittoriosi si consultano alla ricerca di un programma comune: Gunnar Nilsson, presidente della confederazione sindacale, ha detto: « Ci vorrà del tempo prima che mi abitui a parlare con questi signori. Per quarantaquattro anni non abbiamo avuto che interlocutori socialisti ». L'ex premier Olof Palme, dimessosi ieri sera, ha annunciato: « // mio piano immediato è dormire. Sono esausto ». Queste le notizie della giornata, a quarantott'ore dalla storica sconfitta socialdemocratica, dalla fine di un lungo e glorioso regno. Ma se poche e aride sono le informazioni, molte e interessanti sono le spiegazioni. E sono spiegazioni che bisogna dare subito, prima che questi eventi in Svezia siano fatalmente fraintesi. Paradossalmente, la virata politica svedese potrebbe avere maggiori ripercussioni fuori che dentro queste frontiere. E' un colpo duro per gli altri partiti socialisti, specie per quello tedesco alla vigilia di un pericoloso duello elettorale: è una chance insperata per i loro oppositori, di destra o di sinistra, i quali possono dichiarare adesso: « Vedete, anche gli svedesi si sono finalmente disfatti dei loro bravi e onesti socialdemocratici ». Ma qui le considerazioni sono diverse e diverse sono le prospettive. Le emozioni della prima ora già si stanno smorzando; parecchi seguaci di Palme riconoscono che il verdetto della nazione è comprensibile e forse anche saggio; e tutti sono d'accordo che mezzo secolo di monopolio del potere è troppo per qualsiasi società. Due sono i punti sui quali bisogna concentrare l'attenzione: l'esiguità dell'insuccesso socialdemocratico e le splendide condizioni di salute della Svezia. Il Socialdemokratiska Arbefarepartiet c stato detronizzato da una flessione del solo 0,7 per cento. Non basta. E' uscito dalla battaglia senza macchie sul proprio vessillo, senza scandali, senza colpe, a testa alta. Sarebbe un crimine paragonare la sua sconfitta alle disavventure di molti altri partiti europei. Palme ha detto: « Abbiamo affrontato queste elezioni uniti. E ancora più uniti ne siamo emersi ». Non è vanteria politica. Olof Palme resterà alla guida del partito che, senza dubbio, cercherà di rinnovarsi e di ringiovanirsi, ma che non s'abbandonerà a laceranti lotte intestine né cederà a lunghe depressioni. Poi, la Svezia. Mai il Paese ha avuto un periodo migliore. Grazie all'intelligente e flessibile strategia socialdemocratica, ha superato agilmente e senza sacrifici la recessione: è ora sulla soglia di un'ennesima espansione economica, non c'è quasi disoccupazione, la ricchezza individuale è salita a nuove vette, la sicurezza sociale cerca sempre nuove mete. Nel '73, un sondaggio aveva domandato: « E' la Svezia un eccellente Paese in cui vivere? ». 11 45 per cento aveva risposto di sì. Alla stessa domanda, lo scorso anno, rispondeva affermativamente ben il 68 per cento: mentre il 31 per cento precisava: «Non eccellente, ma buono ». Insomma, il 99 per cento esatto era felice d'essere svedese, di respirare quest'aria, di godere di questa civiltà. Non ci sono grossi problemi, ed è arduo trovarne di piccoli. C'è il grande dibattito nucleare, è vero: ma è un caso a sé, la sua stessa grandiosità lo mette su un piano tutto particolare. Per dare una idea degli argomenti che domineranno le prossime discussioni parlamentari basta indicarne due. C'è la proposta di diminuire le ore lavorative da otto a sei per i genitori con bambini, primo passo verso una graduale riduzione per tutti nell'arco di vari anni. Poi, molto controverso, il progetto per eliminare la « birra media ». Ci sono qui tre birre, a basso, a medio e ad alto contenuto alcolico. Quest'ultima non è bersaglio di attacchi, perché essendo più cara e acquistabile soltanto in certi negozi ha una clientela molto circoscritta. Ma, nella «birra media» molti, e soprattutto i non socialisti, vedono uno stimolo agli eccessi alcolici. Quando Thorbjorn Falldin, Gòsta Bohman, e Per Ahlmark — rispettivamente leaders del partito di centro, dei moderati (ex conservatori), e dei liberali — assumeranno il potere, non si troveranno pertanto dinanzi a crisi economiche, a conflitti sociali, a esigenze drammatiche e pressanti. Avessero vinto le elezioni del 1973, avrebbero dovuto combattere tutta la battaglia contro l'inflazione e la recessione: ora, invece, ereditano da Palme un Paese sano e beato. Non dovranno neppure formulare una politica estera, perché la neutralità svedese limita le scelte. Tutto questo, più l'inesperienza dei nuovi governanti, i loro inevitabili attriti con una burocrazia in gran parte socialista, faranno sì che si arriverà alle elezioni del '79 senza grandi cambiamenti. La domanda ritorna, insistente: perché i socialdemocratici sono stati battuti? Le indagini di oggi confermano le impressioni di ieri. Sono stati battuti perché governavano da 44 anni e perché migliaia di giovani li hanno abbandonati. Più che una ribellione contro la socialdemocrazia è una ribellione contro le vecchie generazioni. Erano stanchi altresì del fatto che il distintivo socialista, sempre vistosamente sfoggiato, agevolasse le carriere, nonché dell'obbligo per qualsiasi iscritto alla Confederazione sindacale, « Landsorganisation », di versare un contributo per il partito, quali che fossero le sue idee politiche. Le altre due cause della sconfitta sono — come ormai si sa — il piano Meidner e la questione nucleare. La prima palla è stata lanciata tra i piedi di Palme dalla « Landsorganisation » che, ingenuamente, non s'era resa conto dell'esplosivo effetto d'un piano che costringerebbe gli imprenditori a versare il venti per cento degli utili annui alle maestranze per l'acquisto di azioni dell'azienda. La seconda palla veniva lanciata da Thorbjorn Falldin con il suo tonante « no » al programma governativo per aggiungere altre otto centrali nucleari alle cinque già esistenti. 11 fatto è che quest'ultima palla ostacola adesso i movimenti dei tre vincitori, perché il moderato Gòsta Bohman, che fra l'altro rappresenta le industrie del settore energetico, non condivide l'ostilità di Falldin e del liberale Ahlmark. Si accorderanno, ma sarà un sudatissimo compromesso. Palme, benché quarantanovenne, riceverà la « pensione » cui hanno diritto tutti coloro che hanno tenuto incarichi ministeriali per almeno cinque anni: 7524 corone al mese che si aggiungeranno alle seimila del suo stipendio di parlamentare. Un totale di 13.524 corone (circa due milioni e mezzo), di cui il fisco gli lascerà metà. Mario Ciriel'.o

Persone citate: Gunnar Nilsson, Mario Ciriel, Meidner, Olof Palme, Palme

Luoghi citati: Stoccolma, Svezia