Gli svedesi scelgono socialisti o borghesi di Mario Ciriello

Gli svedesi scelgono socialisti o borghesi Oggi si vota per il Parlamento Gli svedesi scelgono socialisti o borghesi (Dal 7iostro inviato sneciale) Stoccolma, 18 settembre. L'attesa sta per finire, domani gli svedesi voteranno e, nelle ore successive, al più tardi lunedì mattina, si saprà se i socialdemocratici resteranno al potere o, se per la prima volta dopo ben 44 anni, passeranno all'opposizione. E' diffìcile immaginare una Svezia senza un governo socialista, è dal 1932 che il partito prima diretto da Per Albin Hansson, poi da Tage lirlander e adesso da Olof Palme dirige questa nazione con straordinaria maestria. Ma ciò che non è mai avvenuto per quasi mezzo secolo potrebbe avvenire in questo freddo e ventoso settembre 76. Lunedì, gli otto milioni di svedesi potrebbero trovarsi con un'amministrazione «borghese» — come vengono qui chiamati i partiti non socialisti — e un nuovo premier. Thorbjòrn Fàldin. E' una possibilità, non certo una previsione. Perché se è vero che i socialdemocratici sono ora più vulnerabili che in passato, è vero altresì che la sfida dei tre partiti « borghesi » — centristi, moderati e liberali — si presenta oltremodo difficile e rischiosa. Le elezioni del 1973 si conclusero con la parità assoluta: 175 seggi al partito di Palme e ai suoi alleati parlamentari, i comunisti, e 175 ai «borghesi ». Per evitare una nuova impasse, il Riksdag accoglierà in futuro non più 350 deputati, bensì 349. Ma si potrebbero avere altre complicazioni e instabilità. I « borghesi » potrebbero vincere le elezioni, ma rivelarsi incapaci di coalizzarsi. Palme potrebbe tornare al potere o con un governo minoritario, o con i centristi e i liberali al suo fianco. I risultati dell'ultimo sondaggio sono il simbolo di questa incertezza: 48,9 per cento a favore dei socialdemocratici e comunisti, 48,5 per lo schieramento dei centristi, dei moderati e dei liberali. L'altro 2,6 è distribuito tra diversi gruppi che, quasi certamente, non riusciranno ad ottenere il minimo necessario di suffragi per entrare al Riksdag. Ma sono ancora valide queste percentuali, raccolte all'inizio della settimana? Ieri sera, si è svolta alla televisione il tradizionale « dibattito » tra i capi di tutti i partiti e oggi prevale l'impressione che i socialdemocratici ne siano usciti abbastanza male. Palme e il ministro delle Finanze Gunnar Stràng non avrebbero risposto in modo convincente alle martellanti domande di Thorbjòrn Fàldin, di Gòsta Bohman e di Per Ahlmark, rispettivamente Ieaders del partito di centro, del partito moderato (chiamato un tem¬ po conservatore) e del liberale. 11 dibattito e i successivi comizi di oggi — quello di Palme a Goteborg e quello di Faldin a Stoccolma — hanno indicato con più precisione i punti deboli dei socialisti, che sono soprattutto tre: questione nucleare, espansionismo sindacale e necessità democratica di una « alternativa », la parola di cui Fàldin ha fatto il suo grido di battaglia. I termini della controversia nucleare sono noti. La Svezia già possiede cinque reattori, il governo vuole costruirne altri otto entro il 1985. Palme sostiene che. soltanto in questo modo, la Svezia riuscirà ad affrancarsi dalla schiavitù del petrolio (nel '73. fu tra i Paesi più colpiti) e afferma che l'eccellente tecnologia nazionale e internazionale offre le massime ga- ranzie contro ogni rischio di contaminazione. Fàldin insorge: «Palme mente. La Svezia non deve proseguire oltre su questa strada ». Anzi, dovrebbe fare marcia indietro, perché Fàldin vuole addirittura che siano smantellate le cinque centrali già esistenti. E insiste: « I rischi di cancro e di danni genetici, che potrebbero tormentare le future generazioni per migliaia di anni, sono ancora troppo grandi perché ci si possa addentrare a cuor leggero nell'era atomica ». Sono parole che scuotono, turbano e infiammano in una nazione dove la difesa dell'ambiente, naturale ed umano, è una sacra e quotidiana missione: e infatti un sondaggio di alcuni mesi fa mostrava che il 54 per cento degli svedesi osteggiava il programma governativo. I moderati e i liberali non condividono le vedute di Fàldin, ma ciò non indebolisce la forza della sua crociata. Ieri sera, il leader del partito di centro mostrava a Palme il telegramma ricevuto da alcuni scienziati americani, secondo i quali il problema delle scorie radioattive non è stato affatto risolto e t'-oppc sono le incognite. 11 premier non sapeva come rispondere. E male, in tono irritalo, Palme ha replicato anche alle osservazioni sul « piano Meidner ». In luglio, la confederazione dei sindacati (LO) approvava un progetto in base al quale una percentuale fissa dei profitti di un'azienda verrebbero trasferiti a uno speciale fondo, sotto controllo sindacale, fondo che verrebbe usato per acquistare una quota crescente dell'azienda stessa. Palme per primo ha molti dubbi sull'esplosivo disegno che, in teoria almeno, potrebbe portare a una graduale egemonia dei sindacati sull'industria (al 92 per cento ancora in mani privale) ed ha tentato più volte di convincere il Paese che il « piano Meidner » subirebbe diverse modifiche prima di diventare legge. Ma non tutti gli credono e, a prova dell'espansionismo sindacale, ricordano anche la scorrettezza di quella prassi finora poco discussa, per cui gli iscritti a una Union devono versare un contributo al partito socialista, quali che siano le loro vedute politiche. E, infine, l'« alternativa ». Si sostiene che il governo è diventato regime, anche se onestissimo, i socialdemocratici hanno ormai in pugno la burocrazia, la televisione, quasi tutti gli organi di potere e d'influenza. Come potrebbe essere altrimenti quando cinque svedesi su dieci, e forse più, non hanno visto al comando, ininterrottamente, per 44 anni, che il medesimo partito? Ma proprio perché metà della nazione è nata e cresciuta sotto i socialisti e sotto di essi ha visto fiorire al di là di ogni sogno il proprio benessere e la propria trygghet, la sicurezza, la parola più amata dagli svedesi, proprio per questo un cambio della guardia è difficile. E' in questo contesto che bisogna vedere anche l'altissima tassazione. Tutti vorrebbero ridurla, pure i socialisti, e qualche ritocco forse ci sarà. Ma come ha avvertito Palme: « La Svezia è tra le nazioni più ricche del mondo e con il più alto livello di sicurezza. Provate a far questo con meno tasse ». Lunedì, molti di questi dubbi saranno svaniti. Ma, oggi come oggi, non s'intravede ancora un passaggio netto e liscio della Svezia dall'epoca socialista a un'epoca « borghese ». Mario Ciriello Olof Palme

Luoghi citati: Goteborg, Stoccolma, Svezia