Lo sport nella scuola è sempre in castigo?

Lo sport nella scuola è sempre in castigo? Il prezzo delle medaglie: la Francia Lo sport nella scuola è sempre in castigo? (Dal nostro inviato speciale) Parigi, settembre. Le medaglie di oggi e quelle di domani vengono preparate anche nel clubs, come dimostra la fascinosa storia del Racing Club Parigi, un circolo ricco di tradizioni ma soprattutto d'impianti. E' un esempio di quelli all'antica, ancora e sempre apprezzabile come certe ricette della nonna: proprio nelle piscine, sulle piste, nei vari campi dello stadio di Colombes, in tutti i settori del maxi-patrimonio sportivo del Racing (l'elenco della dotazione l'abbiamo fatto nella precedente puntata di questa inchiesta) si crea una sintesi viva tra sport di élite e sport di massa, tra campioni a livello olimpico e giovanissimi all'esordio. E' una sintesi non facile, che richiede sacrifici non solo finanziari, che comporta problemi d'impostazione e di scelta. « Noi ci occupiamo, ci dobbiamo occupare anche dei giovanissimi — dice Charles Bonnardot, segretario generale del Racing — perché lo Stato non basta, non ce la fa a diffondere lo sport nella scuola dove i ragazzi hanno In programma una sola ora di Educazione Fisica alla settimana. Cerchiamo degli istruttori in gamba e li paghiamo cari, dobbiamo stare attenti al bilancio perché un club polisportivo come il nostro, con 16 sezioni attive, dal badmington all'handball alla pallanuoto, ha problemi di costi. Forse dovremo "tagliare" qualche sezione, ridurre le spese. Ma continuiamo con i nostri principi, per esempio ci rifiutiamo di pagare i nostri atleti più prestigiosi, campioni come Rousseau, quarto alle Olimpiadi di Montreal nel salto in lungo, come Nallet, come gli schermidori medaglie di bronzo e d'argento nel fioretto a squadre maschile e femminile in Canada. Li aiutiamo a trovare un posto di lavoro o a studiare, ma non li "stipendiamo" né li "comperiamo", come fanno altri ». Nel 1982 il Racing compirà cento anni. E' un club che ha vissuto da protagonista I tempi di de Coubertin, che ha ospitato a Colombes le gare delle Olimpiadi del 1924. E' un club vecchio? « E' un club che funziona e cammina bene sulla sua strada » mi risponde monsieur Bonnardot. E mi fa leggere questa frase: • On ne devient pas vieux pour avoir vécu un certain nombre d'années: on devient vieux pour avoir deserte son idéal ». Non contano gli anni, s'invecchia solo se si abbandonano I propri ideali. Il Racing resta fedele a se stesso, sa che I suoi colori bianco-celesti a Parigi contano ancora più dì quelli dello Stade Frangals o del Puc (Paris Université Club, dove si radunano molti nomi dell'atletica). « Siamo un'associazione senza scopo di lucro, viviamo sulle quote del soci e sulle entrate procurate affittando a varie Federazioni, a varie società minori i nostri impianti — spiega Bonnardot — ma fatichiamo a tener dietro all'aumento delle spese. Tra I nostri soci abbiamo pure dei ministri, a volte ci mettono in difficoltà perché "raccomandano" di sostenere qualche sezione o di aprirne di nuove: uno, per esemplo, voleva la boxe tailandese, quella che si fa anche con i piedi, o qualcosa del genere. Noi Invece prevediamo di dover ridurre l'attività, rinunciare a qualcosa. Ma non al nostri principi. Nemmeno gli abbinamenti ci interessano, nessuna nostra squadra è legata ad un marchio pubblicitario ». Nell'atrio d'Ingresso c'è l'albo d'oro (murale) del club. I nomi che hanno portato fama e medaglie al Racing, da Kikl Caron a Mimoun a Wadoux, sotto le foto dei vecchi presidenti In abiti e baffoni • belle epoque ». Anche qui, come al ministero, abbiamo trovato un esemplo che provoca una buona dose d'invidia allo sport italiano. Possiamo parlare invece di « mal comune » (ma non di mezzo gaudio) se, usciti dalla sede del Racing in rue Eblé, entriamo in una scuola di Parigi. Le ore di ginnastica, le possibilità e gli stipendi dei professori di educazione fisica, i fatti ben diversi dalle parole quando si parla di sport nella scuola ci fanno sentire quasi a casa. Con la differenza che in Francia il problema è ancora più sentito, che si può far riferimento a delle norme precise: con tanto di legge sullo sport, quella del 29 ottobre 1975. In base alle disposizioni scritte sulla carta le attività sportive < sono parte integrante dell'educazione scolastica e sono comprese in ogni programma di formazione studentesca ». La realtà dimostra che si fatica terribilmente a trovare spazio nel programmi e nelle palestre e le critiche arrivano da tutti I fronti come frecce sul bersaglio del ministro dell'Educazione. Questi ha preparato la sua « riforma », che sarà applicata dal prossimo anno, e l'ha spiegata pure al popolo con una - lettera allo scolaro » pubblicata sul quotidiano France Soir, dicendo tra l'altro che « si tende ad avere una scuola aperta sulla vita ». Possono essere solo frasi fatte, come quelle In uso (e abuso) comune in Italia, ma qualche base un po' più solida off. -' speranza agli ottimisti. In questi giorni c'è stata la ripresa nelle scuole francesi. Sono finite le vacanze per 12.569.900 studenti (dei quali 10.456.200 della scuola pubblica) e si stanno rinnovando I problemi per tutti, gli allievi delle « primarie - (si è calcolato che il 47 per cento degli scolari ha meno di due ore settimanali di educazione fisica) e delle « secondarie - (delle cinque ore stabilite si arriva In media a realizzarne due per settimana). Si continua ad attendere come un'utopia una • mossa » fondamentale che permetterebbe di vedere in una prospettiva nuova il discorso dello sport nella scuola: la • liberazione » dello studente, con uscita da scuola verso le due o le tre del pomeriggio, così da lasciare tempo a tutti per una formazione fisica, sportiva non che culturale in senso lato al di fuori delle ore trascorse • dentro » gli Istituti scolastici. Scrivono i giornali che « l'educazione fisicosportiva occupa sempre uno strapuntino » m-ntre avrebbe diritto ad un posto in prima classe sul treno della scuola francese, 'fa riconoscono l'esistenza di organismi ben strutturati (Usep, Assu, Ugsel, tutti enti dediti all'organizzazione dell'attività sportiva studentesca) che raggruppano oltre due milioni di giovani avviati alla fase agonistica: sono state organizzate già varie manifestazioni, alcune • glnnasiadl », è l'atletica a trascinare le altre discipline (un po' come avviene in Italia, visti I tentativi che la Fidai sta portando avanti da anni) e a lanciare ora l'idea di un campionato dì cross maschile e femminile per cadetti (ragazzi e ragazze nati nel '60-61 e '61'62), di piccole riunioni « Indoor - per l'Inverno. L'argomento - sport nella scuola », appena abbozzato, sottolinea le difficoltà comuni a /fa//a e Francia nell'affrontare 1 problemi di base, nel lavorare su un terreno fatto di tante componenti non facili da esaminare. Gli altri temi toccati in questa breve indagine, che ha messo in mostra i pubblici sforzi e le private virtù dello sport francese, ci hanno offerto elementi Importanti per mettere in evidenza II nostro ritardo In campo sportivo. Non c'è bisogno d'arrivare alla Germania Est per trovare un'organizzazione statale che sostiene gli sportivi, non occorre volare negli Usa per verificare l'efficienza di un club polisportivo - dilettantistico ». £' facile far venire l'acquolina in bocca all'italiano che ama lo sport e va in giro per l'Europa. Antonio Tavarozzi (4 — continua) Parigi. « pulcini » della scuola calciatori del Racing: il club francese pensa al futuro

Persone citate: Caron, Charles Bonnardot, Nallet, Rousseau