Tensione e nervosismo a Orgosolo di Mario Guerrini

Tensione e nervosismo a Orgosolo Tensione e nervosismo a Orgosolo In Sardegna si attende la vendetta di Alesina (Nostro servizio particolare) Orgosolo, 16 settembre. Gli danno la caccia a Torino, Napoli, Milano, Roma, le grandi città dove più consistenti sono i nuclei nappisti. In Sardegna polizia e carabinieri sono all'erta; sorvegliano notte e giorno le coste in previsione di un suo sbarco. «Non ancora — mi dice un pastore che incontro in una bettola di Orgosolo —, Graziano da queste parti ancora non s'è visto. Se ci fosse, lo sentiremmo nell'aria». Catturato Giuseppe Sofia a Torino, la polizia pensava d'essere sulla strada buona per giungere anche a Graziano Mesina, ma il fuorilegge sardo sembra aver spezzato i legami con i compagni con i quali è evaso il 20 agosto dal carcere di Lecce. Del gruppo che fuggì quel giorno restano in libertà, oltre a Mesina, altri quattro, ma Grazianeddu è indubbiamente il pesce più grosso. Di lui, più che degli altri, si sono perse le tracce dal giorno dell'evasione. E' passato quasi un mese e ogni ipotesi sul rifugio di Mesina è valida. Un funzionario di polizia della questura di Nuoro esclude che il bandito sardo si sia unito ai Nap: «Non è il tipo — dice —, Graziano è un capo, un leader, e può esserlo soltanto tra le montagne della Barbagia. In continente, in una qualunque città della Penisola, non saprebbe come muoversi. Dovrebbero guidarlo per mano. Non si sentirebbe mai al sicuro. Nel "Supramonte" di Orgosolo, invece, ritroverebbe il suo habitat naturale, potrebbe far valere la sua balentia». Ad Orgosolo si aspetta il ritorno di Graziano con un certo nervosismo. Mi dice un anziano pastore, dopo avermi pregato, come tutti d'altronde, di non citare il suo nome: «Se torna lui, tornano i "baschi blu" e non avremo più pace». «I tempi sono cambiati — aggiunge Giovanni Moro, 34 anni, vicesindaco, esponente del Manifesto —. Il paese non è più quello di dieci anni fa quando Mesina era latitante insieme con lo spagnolo Atienza. C'è una nuova coscienza politica maturata in lotte di massa. Le cito due esempi: le mobilitazioni popolari contro la creazione del parco Gennargentu, che avrebbe praticamente relegato ì pastori in una riserva, e contro l'istituzione di un poligono di tiro dell'esercito a Pratobello. Il paese intero si sollevò ed i due progetti furono abbandonati dalle autorità statali. Sono fatti che hanno portato ad una evoluzione sociale e politica importante. Il paese unito e non diviso ha affermato i suoi diritti. Ed è su questa strada che si vuole andare avanti. Il ritorno di Graziano potrebbe far mutare la situazione, potrebbero scavarsi solchi — che comunque con la politica niente hanno a che vedere —, solchi che dividendo il paese in clan comprometterebbero gli sforzi di questi anni». Il timore che il ritorno di Mesina possa rompere questa serenità è appunto la ragione del nervosismo col quale si attende il bandito. « Ad'a ochidere sos mortores de Nicola e poi si ch'ada a torrare a presone», ucciderà gli assassini di Nicola e poi tornerà in prigione: mormorarono gli orgolesi dopo la feroce uccisione del fratello prediletto di Graziano. Nicola Mesina fu assassinato il 13 maggio di quest'anno. Una fredda esecuzione. Due banditi bloccarono un camion di operai in mezzo ad una foresta di sugheri; fecero scendere Nicola Mesina e lo fecero distendere per terra. Con una raffica di mitra lo fulminarono davanti a tutti gli operai. Per la gente di Orgosolo Graziano Mesina è evaso soltanto per vendicare il fratello. «Grazianeddu sa sicuramente chi gli ha ammazzato Nicola — mi dice un altro pastore che incontro in un altro bar — e se non lo sa ancora appena mette piede ad Orgosolo glielo diranno. Se lui arriva qui, la vita di quelli li non vale mezza lira!». — Ma dicono che Mesina sia scappato per questioni politiche, vuole fare il guerrigliero, incalzo io. «Sono tutte invenzioni — risponde quasi seccato il mio interlocutore —, Graziano ha ben altre cose in testa. Lei dovrà scriverci parecchio». Mario Guerrini