Dai monti, centinaia di frane

Dai monti, centinaia di frane Dai monti, centinaia di frane (Dal nostro inviato speciale) Udine, 16 settembre. Ancora morti nel Friuli sconvolto, ancora scosse di terremoto: stasera si calcola che almeno quindicimila persone — ma qualcuno ritiene siano molte di più — abbiamo abbandonato i paesi devastati: a Lignano già settemila profughi sono stati accolti e ricoverati. Alle sette vittime registrate ieri, il sismo ha voluto aggiungerne purtroppo altre tre, travolte e uccise da una frano caduta dal monte Bivera a Forni di Sopra, nell'alta Carnia, probabilmente in seguito alla scossa d: terremoto delle 11,21 di ieri. Hanno perso la vita Tullio Pisa, 40 anni, docente universitario (si era laureato proprio con una tesi sul monte Bivera); Riccardo Aserito, 39 anni, milanese, residente a Brugherio e suo figlio Andrea di 10 anni. Ieri mattina erano partiti per un'escursione nella zona dolomitica, probabilmente anche con l'intento di sco¬ prire le conseguenze che la forte scossa delle 5,25 aveva provocato sulle montagne. Si erano mossi da Lozzo di Cadore, dove si trovavano in vacanza. Siccome in serata non sono rientrati, è stato dai to l'allarme. Le ricerche, co! «linciate stamane, si sono concluse nel pomeriggio verso le 17, con la tragica scoperta dei tre cadaveri, i Anche oggi la terra ha treI mato una decina di volte e le scosse più forti (alle 11,09, al| le 16,28 e alle 16,31, tutte fra | il quarto e il quinto grado j della scala Mercalli) hanno aggravato e ingigantito la fuga in massa, la resa di un popolo che non trova altra via di scampo di fronte al tormento assillante del terremoto. Paura, dunque, terrore cieco. Ma anche la constatazione sconfortante dell'inutilità degli sforzi compiuti per riparare le case danneggiate in maggio, sbriciolate ora dagli ultimi agghiaccianti sussulti della terra. La gente prostrata e stanca, dopo la prima reazione orgogliosa, ora avverte la propria impotenza di fronte a un fenomeno che sconcerta anche gli esperti, e si affida all'istinto di conservazione. Mette tra sé e l'inferno quanta più strada possibile. Tornerà indietro quando la terra avrà ritrovato la sua pace o, almeno, quando i prefabbricati sostituiranno le tende e altre precarie forme di rifugio. «Saranno pronti entro marzo», ha assicurato il commissario straordinario di governo Zamberletti in una veloce intervista concessa stamane prima di partire in aereo per Roma dove s'è incontrato con il presidente del Consiglio Andreotti per ribadire la necessità di interventi urgenti in Friuli. «Resta l'interrogativo tremendo del terremoto — ha commentato —, come si comporterà? Dopo il 6 maggio era un avvenimento già accaduto, lo avevamo ormai alle spalle; adesso cammina davanti a noi, provoca ogni giorno nuove situazioni». Prima di salire in aereo, | Zamberletti ha confermato I l'utilizzazione di quante più | case e alberghi possibili lun- j go il litorale fra Venezia e I Monfalcone. L'esodo è volon- j tario, ma ormai di massa, senza contrattazione. Manife-1 sti affissi accanto alle tende e sui resti di un muro spiegano | ! ai senzatetto le modalità per ' ottenere in assegnazione un alloggio - parcheggio. Passano anche auto con megafoni per informare. Silenzio in mezzo alle tendopoli. A Gemona sono deserte, senza rumori. Sullo sfondo delle macerie abbandonate si muovono soltanto i militari | che completano il censimento dei senzatetto. Da lontano giunge il ronzio degli elicotteri mobilitati per controllare il comportamento dei monti ! che continuano a sbriciolarsi sotto le scosse, anche le più deboli. Degli 8' mila abitanti di Gemona, triste capoluogo della zona devastata dal terremoto, una buona parte è già a Lignano. Partenze massicce sono avvenute ovunque. A Maiano hanno lasciato ii paese 150 persone; a Bordano, 350 dei 770 abitanti; nella frazione di Interneppo ne sono rimasti 15 su 170; a Braulins ce ne sono 14 su 150. «Non c'è altra scelta — commenta Giulio Colomba, sindaco di Bordano, neo deputato del pei — dopo le scosse ora c'è il pericolo delle frane che minacciano le tendopoli. La gente non ne può più e fa le valigie». Molti hanno chiesto i certificati per recarsi all'estero da parenti e amici; a Magnano in Riviera e in zone vicine i tabaccai hanno esaurito le scorte di carte da bollo: «Servono — ha spiegato uno — per richiedere il passaporto». Alla caserma Del Din di Tolmezzo è cominciato il censimento di coloro che vogliono lasciare la Carnia (28 comuni, 47 mila abitanti circa, destinazione Grado). Già 500 persone hanno chiesto un alloggio sicuro al mare, ma si calcola che altre mille si siano messe in viaggio per conto proprio. Secondo talune valutazioni, dalla Carnia potrebbero partire complessivamente oltre 5 mila persone. I sindacati confederali sono allarmati. «E' necessario — dicono — impedire che l'emozione, lo sconforto e la paura abbiano il sopravvento; che una caduta dello spirito di restistenza si tramuti nell'abbandono e nello spopolamento, compromettendo ogni progetto, ogni previsione di ripresa. Lo stesso esodo volontario deve costituire soltanto l'occasione per riunire le comunità e i nuclei familiari e ritemprare le forze e lo spirito per impegnare comunque nella temporaneità del trasferimento tutte le energie e le capacità per la ricostruzione». Lanciano appelli al senso di responsabilità dei lavoratori per evitare la fuga e criticano gli organi di informazione perché diffonderebbero notizie allarmistiche. Ma in Friuli la gente non ha paura perché legge sui giornali o sente alla radio che c'è il terremoto. Il terrore viene dalle scosse, la preoccupazione è tale che ben pochi sfidano il caso restando negli uffici, .ielle fabbriche, nei negozi o dormendo nei piani alti. Meglio addirittura il disagio delle tende, meglio Renato Romanelli (Continua a pagina 2 in prima colonna)

Persone citate: Del Din, Giulio Colomba, Lignano, Maiano, Mercalli, Renato Romanelli, Riccardo Aserito, Zamberletti