Libertà provvisoria per Margherite Oggi verrà interrogato dai giudici di Giuliano Marchesini

Libertà provvisoria per Margherite Oggi verrà interrogato dai giudici Padova: tensione al processo all'ufficiale-sindacalista Libertà provvisoria per Margherite Oggi verrà interrogato dai giudici La difesa aveva contestato la legittimità dei tribunali militari, chiesto di trasferire il dibattimento a Roma (per il reato compiuto a mezzo stampa su "Lotta Continua") e di scarcerare il capitano - La Corte ha accettato l'ultima eccezione (Dal nostro inviato speciale) Padova, 15 settembre. Uno schieramento di carabinieri, e poco più in là una fila di giovani radicali che hanno passato la notte davanti al tribunale militare. Una ragazza assonnata regge due cartelli. Il primo reca questa frase: Margherite rosse sui prati verdi, sempre di più». Sul secondo c'è scritto: Mercoledì 15 settembre: processo alla libertà». L'aula è stipata, soffocante. Si processa Salvatore Margherite, il capitano che chiede il rinnovamento della polizia, e che la Procura militare accusa di attività sediziosa, violata consegna, diffamazione nei confronti dei superiori. I giudici oggi gli hanno concesso la libertà provvisoria, e domani risponderà alle domande come imputato a piede libero. Salvatore Margherito arriva pochi minuti prima dell'inizio del dibattimento. Nel corridoio gli hanno tolto le manette, ora affronta con una certa serenità la tempesta dei flashes. Rigira tra le mani un piccolo fascicolo: forse è quel memoriale che si dice abbia scritto nel carcere di Peschiera del Garda, nell'attesa di questo processo. Insieme con lui siedono sul banco degl'imputati due agenti del II Raggruppamento celere di Padova: Giuseppe Amato, nativo della Svizzera, e Giuseppe Moretto, di Noventa di Piave, chiamati davanti ai giudici per via di quella lettera di protesta pervenuta alla redazione di Lotta Continua. Il dibattito si apre in quel clima di tensione che ha ac-1 compagnato in tutti questi : giorni la clamorosa vicenda del capitano Margherito. Lo scontro è duro, come del resto era nelle previsioni. La difesa del giovane ufficiale «sindacalista», comincia la batta glia con una bordata di ecce- zioni preliminari: gli obiettivi principali sono quelli di sottrarre il procedimento al tribunale militare padovano, mentre si contesta l'intero ordinamento giudiziario militare, e di ottenere nel frattempo per Salvatore Margherito quella libertà provvisoria che nelle scorse settimane si è invocata invano anche nelle piazze. La prima offensiva del collegio di difesa è condotta dall'onorevole Alberto Malagugini, vicepresidente del gruppo comunista alla Camera. Il parlamentare domanda con quali criteri sia avvenuta la composizione del tribunale che oggi giudica il capitano di polizia: c'è stata una designazione da parte del presidente, oppure si è proceduto a un sorteggio? Tra gli alti ufficiali che processano Margherito, c'è un tenente colonnello del corpo di pubblica sicurezza, l'unico disponibile. Ma tutto il discorso, dice l'onorevole Malagugini, investe l'attuale struttura giudiziaria militare, che s'appoggia a una legge del 1926, poi convalidata con un «regio decreto» del '41, che ne passava tutti gli articoli senza che vi fosse una delega per l'esercizio di un simile potere: procedure sommarie e sbrigative, si sa, dell'era fascista. Essendo invalidato costituzionalmente quel decrepito provvedimento, osserva il difensore di Salvatore Margherito, è inutile star qui a discutere: non vale l'intero ordinamento giudiziario militare oggi in vigore. Tra l'altro, la legge risalente al '41 prevedeva che ogni tribunale militare contasse, oltreché sul presidente e sul relatore, su 24 giudici così suddivisi: 5 dell'esercito e altrettanti della Marina, dell'Aviazione, della «milizia», 4 dell'Arma o del Corpo cui apparteneva l'imputato. Scomparse, grazie a Dio, la «milizia» e la cosiddetta «polizia dell'Africa italiana», sono rimasti nel collegio giudicante vuoti che nessuno ha pensato di colmare. Un altro motivo, dice l'onorevole Malagugini, per contestare la legittimità costituzionale dei tribunali militari. Le altre eccezioni della difesa sono affidate all'on. Mauro Mellini, radicale. Salvatore Margherito deve rispondere anche di diffamazione: ma dove si sarebbe consumato questo reato, dato che sarebbe stato compiuto per mezzo della stampa? Forse a Roma, dice il difensore, visto che «Lotta Continua» si stampa I là L'on. Mellini chiede, per l'ennesima volta, la scarcerazione di Salvatore Margherito: «Non si può mandare avanti questa storia sulla pelle del capitano. Margherito non scappa, state tranquilli, lui non ha intenzione di riparare all'estero. Starà qui, perché è il primo a volere giustizia». Il procuratore militare, Stefano Attardi, parla con voce pacata, forse nell'intento di smorzare un poco la tensione. Ma in sostanza respinge in blocco le argomentazioni della difesa. Tuttavia è costretto ad affrontare con un certo imbarazzo la questione dell'ordinamento giudiziario militare. «D'accordo — dice — c'è qualcosa che non va, ma nessuno ha ancora detto come si debba porre rimedio, senza bloccare l'attività dei nostri tribunali. La Corte di Cassazione, afferma il rappresentante dell'accusa, ha mo¬ strato finora un'estrema cautela riguardo ai problemi della giustizia militare: si direbbe che s'intenda affidare l'intera questione ai politici, al potere legislativo». Comunque, Stefano Attardi ripete «no» alle richieste della difesa di Salvatore Margherito. Soltanto per una delle istanze è disposto a fare una concessione: quella che riguarda la scarcerazione dell'ufficiale. «A questo punto, signori giudici, faccio una richiesta. Io mi sono preso la mia parte di crucifige, io ho condotto qui in vincoli il capitano Margherito, ed ho gravissimi dubbi sulla moralità, sulla maturità di questo ufficiale. Temo anche che una volta libero possa, come dire?, sbandarsi. Ma propongo 10 stesso che gli venga concessa la libertà provvisoria». L'udienza è sospesa, il tribunale si ritira in camera di consiglio per decidere. Nella saletta poco discosta dall'aula, Salvatore Margherito accetta di farsi circondare dai giornalisti. Questo giovane ufficiale, che il procuratore militare di Padova ritiene «immaturo», parla con estrema chiarezza, senza un'ombra di timore. «Sapete — dice — qui di testi ne sono citati una quarantina. Ma mancano quelli veri: dovrebbe venire a testimoniare il ministro dell'Interno, il capo della polizia, 11 generale ispettore del Corpo di pubblica sicurezza. In ogni caso, se questo processo si farà, come io desidero, verranno alla luce le responsabilità sull'impiego della polizia. E sono responsabilità da attribuire ai vertici prima ancora che alla base». Salvatore Margherito, dunque, dirà tutto quello che da parecchio tempo ha in mente di dire. Dopo circa quattro ore e mezzo di camera di consiglio, il tribunale respinge tutte le eccezioni della difesa. Comunque, concede a Salvatore Margherito la libertà provvisoria. La decisione è accolta dal pubblico con uno scroscio di applausi. Margherito torna a casa dopo ventitré giorni trascorsi nel carcere di Peschiera del Garda. Ma il processo continua; domani il capitano affronterà le domande dei giudici. Giuliano Marchesini Padova. Il capitano Margherito accanto ai suoi difensori (Telefoto Cameraphoto)